Rassegna stampa

Marco Ferrando leader del PCL "In piazza contro questo governo"

da Liberazione

11 Ottobre 2008

«Parteciperemo perché è una manifestazione che sentiamo nostra ma con un'impostazione politica indipendente da quella espressa nell'appello di convocazione». Marco Ferrando, leader del partito Comunista dei lavoratori, non ha alcun dubbio: «Saremo in piazza con un nostro striscione e con tre parole d'ordine chiare: via al governo Berlusconi, no al centrosinistra, sì a un governo di lavoratori».

Anche il Pcl ha aderito formalmente alla manifestazione di oggi...
Sì, con dei precisi distinguo.

Quali?
Innanzitutto avevamo avanzato da tempo la proposta di una mobilitazione unitaria della sinistra contro il governo sin dalla scorsa primavera. Potrei dire, da questo punto di vista, meglio tardi che mai. La data stessa dell'11 l'abbiamo suggerita più volte: per intenderci è una mobilitazione che sentiamo "nostra" ma con un profilo politico nettamente diverso dall'appello di convocazione che, ci sembra, riproponga tutti gli equivoci particolari del rapporto della sinistra con il centrosinistra che sono stati, a mio parere, alla base della catastrofe elettorale. Per questi motivi parteciperemo innanzitutto con un grande striscione con su scritte tre parole d'ordine chiare: via al governo Berlusconi, no al centrosinistra, governino i lavoratori. Via al governo Berlusconi perché ci pare essenziale avanzare una parola d'ordine radicale contro questa legislatura. Anche perché pensiamo che non ci troviamo affatto di fronte ad un ordinario governo conservatore ma ad un Esecutivo reazionario che si fa forte e capitalizza a proprio vantaggio la lunga opera di demolizione politica sociale e culturale che i gruppi dirigenti della sinistra hanno operato per lungo tempo. Un governo che sta intraprendendo un'offensiva sociale devastante e reazionaria. Poi naturalmente "no" al rapporto con il Pd che è la parola d'ordine del rifiuto ad ogni subordinazione al calendario istituzionale ad ogni impostazione parlamentarista. E rivendichiamo questa cacciata sull'onda di un'opposizione radicale e di massa che va ricostruita. Infine la nostra proposta.

Quale?
Quella dell'apertura di una vertenza generale unificante del mondo del lavoro, dei precari sulla base di una piattaforma di svolta che rompa definitivamente il tempo della concertazione, con la richiesta di un forte aumento salariale per tutti. A tal fine chiederemo che venga convocata una grande assemblea nazionale intercategoriale che è una proposta che avanziamo alle forze politiche e sindacali della sinistra.

C'è poi il rapporto con il Pd...
Che per noi si traduce in un no netto a qualsiasi accordo con il centrosinistra. Nel senso che abbiamo fatto un bilancio chiaro di quella che è stata per la sinistra non solo un'esperienza insoddisfacente di governo ma ha rappresentato un vero tradimento nei confronti del proprio popolo. Quando si vota un decreto antiimmigrati non si compie solo un errore nei fatti ma si realizza una sorta di scambio politico con l'ottenimento alla conservazione di ruoli politici e istituzionali. Ma il problema dell'autonomia dal centrosinistra si pone anche nel nuovo quadro politico: si deve partire da una totale autonomia per l'oggi e per il futuro dal Pd.

Vale a dire?
Vale a dire che non intendiamo solo una manifestazione separata da quella del 25 ottobre ma la riconquista di un'autonomia politica anche sul terreno delle vertenze territoriali. E' difficile rivendicare una svolta a sinistra e poi continuare a stare in decine di Regioni in accordo con il centrosinistra. Vogliamo un'alternativa di classe al berlusconismo.

Infine chiedete un governo di lavoratori...
Sì, chiediamo un governo di lavoratori. Con l'attuale crisi capitalistica internazionale non si assiste per noi solo al crollo delle vecchie illusioni progressiste dell''89 ma anche alla smentita di tutte le illusioni neoriformistiche keynesiane. E' crollato anche quel compromesso dinamico con la "borghesia buona" tanto caro a Bertinotti. Oggi o si è anticapitalisti o non lo si è. O si mette in discussione la politica delle grandi banche in direzione di un governo dei lavoratori e di un ricambio di classi dirigenti oppure la sinistra svolgerà sempre il ruolo di semplice subordinata. Questo è il senso del nostro messaggio politico.

Nessun dialogo con il Pd, ma guardando a sinistra questa porta resta aperta o no?
Il dialogo lo si fa sul terreno dell'unità d'azione: per esempio con la manifestazione di oggi. E comunque da parte nostra c'è stata sempre la più ampia disponibilità su contenuti politico programmatici tra le diverse sinistre che non è mai venuta meno. Naturalmente il nostro progetto è assolutamente distinto da quello dei gruppi dirigenti di Rifondazione. Sia dall'ala vendoliana sia da quella di Ferrero. Siamo disposti al dialogo sulla base dei contenuti.
CM


11/10/2008

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FONTE

  • luca.prini@libero.it