Rassegna stampa

La sinistra in piazza. Il ‘fiume rosso’ che ha attraversato Roma

12 Ottobre 2008

da Dazebao.org
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Una giornata da non dimenticare, quella di oggi. Piazza Esedra è il punto di partenza di un colorato corteo, al quale partecipano le associazioni, i movimenti e gli ex partiti che un tempo componevano la Sinistra l'Arcobaleno, e che qualcuno aveva dati per morti e sepolti. Un'ora prima della partenza del corteo, fissato per le 14, la piazza era gremita all'inverosimile. Moltissimi i volti noti e non, che si succedevano lungo questo serpentone rosso.

C'erano i giovani comunisti giunti dalle zone più disparate della penisola e Sandro Curzi, uomo di lunga esperienza della storia comunista italiana. Era un mescolarsi di generazioni, arrivate qui con lo stesso motivo e con le stesse speranze. Lo si leggeva dai volti lisci degli adolescenti, come in quelli rugosi degli anziani, segnati da una battaglia iniziata e rimasta incompiuta.



Il corteo

Una battaglia che oggi è aperta su più fronti, a partire da quello delle nostre radici più profonde: quelle fondate sull’antifascismo. Al lunghissimo serpentone della sinistra, tornata in piazza dopo mesi di difficoltà, partecipano infatti tanti circoli Anpi (Associazione Nazionale Partigiani italiani) che con i loro striscioni, preparati in maniera molto artigianale, riportano nelle vie di Roma quella Memoria che sembra sgretolarsi col tempo. “ Siamo qui contro il nuovo fascismo dilagante nel Paese, - ci spiega l’ottantenne Fausto, lui che la Resistenza l’ha vissuta in prima persona - la nostra è un’opposizione contro ciò che sta avvenendo in questi giorni e che mina le libertà democratiche da noi conquistate”.

Le centinaia di studenti e giovani accorsi da tutte gli angoli della Penisola, ci riportano invece al presente ed alla più recente attualità. Sui camion da cui viene sparata a bomba la musica che li accompagna, scritte come “Okkupiamo tutto” e “fuori la Gelmini dalla scuola” danno il segno della preoccupazione che attanaglia l’intero mondo dell’Istruzione per i provvedimenti del Governo. Una ragazza regge un cartello in cui il collage di foto che ritraggono Berlusconi, Bossi, Calderoli e Alemanno, è riportato con sopra la scritta “Proteggiamo gli scolari dai razzisti e dai somari”.

Tra i Cobas e il circolo “Gianni Bosio” c’è poi lo spezzone de Il Manifesto, retto dai giornalisti della storica testata che sfilano imbavagliati per via Cavour. Il rischio concreto è quello della chiusura, per il Manifesto e non solo, a causa di una legge sull’editoria che punta a distruggere il pluralismo dell’informazione.

Si fanno sentire gli ‘Operatori Socio Sanitari della Campania’ al loro passaggio. Tamburi, canti e tante bandiere ricordano il dramma vissuto da quei lavoratori truffati e beffati dai corsi di formazione “pacco” (come si direbbe a Napoli). “Ci hanno fatto formare privatamente – ci dice l’organizzatore del comitato – ed oggi le uniche risposte che troviamo continuano ad essere i tagli ai posti di lavoro nella sanità pubblica e il nulla più assoluto per noi. Siamo qui perché chiediamo che la sinistra si faccia carico del nostro problema”.

Lo striscione del movimento dei disoccupati di Cava dei Tirreni porta a Roma le difficoltà di un’intera città, in cui un terzo degli abitanti, circa 16 mila persone, si confrontano quotidianamente con la mancanza di un posto di lavoro.

Le innumerevoli bandiere con la falce e il martello si presentano alla prova di quest’11 ottobre in svariate forme. Ci sono quelle del Prc (che dopo il suo lacerante congresso ‘Torna nelle lotte, nelle fabbriche e nei quartieri’) insieme a quelle dei Comunisti italiani; quelle del Partito comunista dei lavoratori affianco a quelle del PMLI. Ma anche tante altre disegnate con semplici pennarelli rossi sui cartelloni che scorrono proprio al lato del Colosseo.

Il movimento per la casa Action mette l’accento su quale debba essere l’anello sociale che deve pagare il crollo dell’attuale economia finanziaria. Lo striscione sostenuto dai tanti cittadini immigrati, che grazie alle lotte di questo movimento, hanno trovato un tetto sotto cui poter dormire recita: “La crisi facciamogliela pagare a loro”.





Gli interventi dal palco



Intanto, con lo stesso anticipo con cui il corteo era partito nel primo pomeriggio (un’ora circa), anche il palco di piazza di Bocca della Verità comincia ad animarsi.

Mentre la coda di questo vero e proprio fiume umano fatica ancora lasciare il viale dei Fori Imperiali, l’operaio torinese della Thyssen Krupp, Ciro Argentino, infiamma coloro che sono già arrivati. Chiede ai partiti della sinistra ed ai sindacati di abbandonare “gli opportunismi e le convergenze filo-governative del passato”. “Noi – dice riferendosi al mondo da lui rappresentato, quello degli operai – vogliamo essere rappresentati per i nostri interessi di classe, perché la Confindustria e il padronato i loro interessi li difendono molto bene”.

Ricordando quella “famigerata linea 5” che nella notte del 6 dicembre scorso si è portata via la vita di sette suoi compagni di lavoro, annuncia alla piazza un “fatto storico e rivoluzionario”. “Per la prima volta nel nostro paese cinquanta di noi sono stati riconosciuti dal giudice parte civile per chiedere che la Thyssen paghi fino in fondo per ciò che ha fatto”.

I segretari di partito e i “famosi” della sinistra si limitano ad assistere e a partecipare agli applausi con cui i manifestanti accompagnano gli interventi che si succedono sul palco, mentre il sole comincia a calare.

Le piccole Denise, Claudia e Martina sono molto emozionate mentre intonano davanti ai trecentomila il simpatico rap: “Il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini!”

I No-Tav della Val di Susa chiedono a tutti di unirsi alla loro lotta “contro il partito del cemento” che continua a divorare il nostro paese e, poco dopo, una giovane di Action prenderà la parola contro un’altra forma di speculazione: quella sugli alimenti. “I Gap [Gruppi di acquisto popolare ndr.] sono un’ottima soluzione per combattere contro quel carovita prodotto dalla grande distribuzione e dai giochi speculativi sui beni di prima necessità”. “Noi – racconta – riusciamo, grazie a questa iniziativa, a vendere il pane ad un euro. Questo dovrebbe essere il prezzo!”.

Poi il turno degli Universitari di Pisa, quello del movimento per i diritti dei GLBTQ e poi ancora i socio-sanitari di Napoli.

Ma è la stessa piazza a parlare, interrompendo e modificando più volte la scaletta degli interventi di chiusura di questa manifestazione, con i canti storici della sinistra e quelli del movimento operaio. Uno su tutti coinvolge gran parte di quei 300 mila che sono, nel frattempo, riusciti a confluire nell’enorme piazzale stracolmo di gente: “Non c’è lotta, non c’è conquista senza un grande partito comunista!”

di Tommaso Vaccaro

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FONTE

  • mikmak@infinito.it