Dalle sezioni del PCL

L'università di Pisa contro la Legge 133

10 Ottobre 2008

Da giorni l'università di Pisa protesta contro la "Legge 6 agosto 2008, n. 133", che, fra le "disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività" eccetera eccetera,
permette alle università di trasformarsi in fondazioni;
blocca le assunzioni, fino al 2011, al 20%; dei posti lasciati vacanti per pensionamento (blocco del turn over);
taglia i fondi dell'università per alcune centinaia di milioni di euro.
L'effetto di queste misure sarà di costringere gli atenei a ridurre la qualità dell'insegnamento e della ricerca, ad aumentare le tasse degli studenti, a convertirsi in fondazioni, cioè in istituzioni di diritto privato che dipenderanno da banche ed aziende per il loro funzionamento: anche questo porterà ad una università per ricchi, condizionata nella sua libertà scientifica e culturale dagli interessi dei finanziatori privati. La legge 133 non mira al contenimento della spesa pubblica, ma alla demolizione dell'università pubblica e di massa. La legge 133 serve a chi vuole una università classista, asservita al potere economico. In questi giorni studenti, precari, ricercatori, impiegati, tecnici e professori hanno dato vita a numerose forme di protesta, dall'astensione dalle attività didattiche non obbligatorie all'occupazione di aule (Polo Carmignani in Piazza dei Cavalieri) e dell'ufficio stampa dal Rettorato. Il Partito Comunista dei Lavoratori sostiene la protesta, a difesa dell'università pubblica e del diritto allo studio ed alla libertà di ricerca.

10 ottobre 2008

Partito Comunista dei Lavoratori,

Collettivo Universitario PCL Pisa

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FONTE

  • pclpisa@yahoo.it