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E’ morta Celia Hart Santamaria , intellettuale rivoluzionaria trotskista cubana.
16 Settembre 2008
E’ morta Celia Hart Santamaria , intellettuale rivoluzionaria trotskista cubana.
E’ con grande tristezza che abbiamo appreso la morte di Celia Hart Santamaria, intellettuale e militante trotskista (come lei rivendicava con orgoglio, pur non appartenendo a nessuna delle organizzazioni internazionali che si richiamano al trotskismo) cubana.
Celia Hart è rimasta vittima, a soli 45 anni, domenica 7 settembre di un tragico e assurdo incidente stradale all’Avana, quando la macchina in cui si trovava in compagnia di suo fratello Abel è andata a scontrarsi contro un albero.
Divers* nostr* compagn* avevano avuto la possibilità di conoscerla due anni fa, quando aveva realizzato un giro di conferenze in diverse città d’Italia: in alcuni casi, come a Fermo e a Firenze , organizzate congiuntamente col nostro partito.
Celia era figlia di Armando Hart e Haydèe Santamaria, entrambi figure storiche della rivoluzione cubana fin dal suo inizio. Armando Hart, ( militante di una corrente del movimento trotskista cubano che a partire dalla metà degli anni trenta aveva praticato una sorta di “entrismo sui generis” nella sinistra delle organizzazioni nazionaliste borghesi cubane) é stato uno dei fondatori e principali dirigente del movimento del 26 luglio, segretario organizzativo del PCC negli anni ’60 e poi ministro della cultura.
Haydèe Santamaria , una delle due donne che parteciparono all’assalto al Moncada il 26 luglio 1953 (in cui suo fratello e il suo fidanzato, catturati, furono torturati fino alla morte dagli sgherri del dittatore Batista), raffinata intellettuale, pittrice, è stata direttrice del grande centro culturale Casas de las Americas; morì suicida nel 1980, forse anche perché delusa dal carattere burocratico del regime rivoluzionario.
Celia Hart era quindi cresciuta nel quadro dei vertici del regime, a contatto diretto con Fidel e Raul Castro. Avrebbe potuto sfruttare questa sua posizione. Ma Celia era una vera rivoluzionaria ostile ad ogni forma di oppressione, non solo capitalistica ma anche burocratica. Fu in particolare un periodo di studi universitari nell’allora Germania Orientale che le pose dei quesiti dirompenti sul cosiddetto “socialismo reale”. Di fronte ad essi fu suo padre che le diede una vecchia copia de “La rivoluzione tradita” di Trotsky (ovviamente altrimenti introvabile a Cuba). Fu una rivelazione per Celia. Da quel momento si dichiarò trotskista e cominciò una battaglia antiburocratica. Ciò senza aver alcuna nozione dell’attività e nemmeno dell’esistenza del movimento trotskista internazionale, su cui a Cuba vige la totale censura, salvo per le notizie riservate per le altissime sfere del regime. Fu solo alcuni anni dopo ,alla fiera letteraria internazionale dell’Avana, che conobbe un gruppo di trotskisti stranieri (della Corrente Marxista Internazionale, di cui fa parte in Italia Falcemartello). La conoscenza del variegato, ma non insignificante movimento trotskistya internazionake spinse Celia Hart ad approfondire le sue analisi e così ad elaborare moltissimi saggi ed articoli che hanno avuto vasta eco, anche sul piano internazionale.
Nel contempo era venuta a conoscere e a sviluppare un costante rapporto di amicizia e discussione con alcuni sopravvissuti della vecchia organizzazione trotskista cubana, il Partito Operaio Rivoluzionario, obbligasto a sciogliersi per la repressione del regime negli anni ’60. Si trattava, nello specificio di Ydalberto e Juan Leon. Ferrera. Il primo militante già giovanissimo negli anni ’30; il secondo, figlio del primo, combattente nell’Esercito Rebelde (nella colonna diretta da Raul Castro, in cui vi erano molti militanti del POR) e poi autista personale di Che Guevara. Il che non aveva impedito che fosse arrestato agli inizi degli anni ’70 e condannato per “calunnie contro l’Unione Sovietica” a 12 anni di prigione, essendo poi liberato dopo alcuni anni grazie all’intervento personale di Raul Castro (il meno repressivo e antitrotskista, nonostante l’immagine vigente per decenni, dei due fratelli Castro).
L’essere figlia di uno dei massimi dirigenti del PCC- con cui le sue posizioni critiche la avevano in ogni modo portato ad una rottura politico-personale- hanno certamente in parte protetto Celia Hart dalla repressione, ma ciò è stato possibile solo nel quadro della nuova situazione cubana degli anni ’90 e 2000 in cui il peso della pressione di quello che era lo stalinismo del kremlino era venuta meno. Ciononostante Hilda fu di fatto esclusa (“congeleta” è il termine che ci raccontò era stato usato dal burocrate che l’aveva convocata per darle la notizia ) dal PCC, con tutto ciò che questo significa socialmente a Cuba.
Come già detto Celia Hart era una intellettuale trotskista indipendente e non apparteneva ad alcuna corrente internazionale. L’ipotesi di una sua militanza o vicinanza politica particolare al CMI era in realtà il frutto del fatto che questa era la prima corrente internazionale con cui era entrata in contatto. Ma se condivideva -e solo in parte- alcune delle posizioni del CMI su questioni particolari , anche importanti –come il Venezuela- considera estremamente opportunista la sua politica nei confronti del riformismo sul piano internazionale e in particolare nei paesi imperialisti.
Aveva anche divergenze implicite con la nostra corrente internazionale. Sull’America Latina e sullo stesso ruolo di Fidel e del regime, rispetto al quale, malgrado la critica e la lotta per il potere dei lavoratori Celia Hart manteneva una posizione che potremmo definire “riformista radicale”.
Ma c’è un punto su cui c’era una sintonia tra noi e lei. Ed era quello del rifiuto di ogni concessione al democraticismo borghese. Per questo era critica delle posizioni di quelle correnti , magari meno radicalmente critiche di noi nei confronti del regime castrista, ma che vedono una soluzione positiva in “aperture democratiche” generiche e onnicomprensive (come il Segretariato Unificato).
Proprio parlando con chi scrive, due anni fa Celia ci raccontava di una sua visita al parlamento italiano, organizzata dal PRC e con la presenza di diversi deputati e senatori della sinistra e dei DS. In un discorso uno di questi aveva salutato l’importanza della sua azione per “una piena democrazia a Cuba”. Al che Celia aveva gelato tutti rispondendo testualmente “una piena democrazia a Cuba? Diciamo piuttosto una vera dittatura del proletariato”
Ecco: su questo concordavamo pienamente. Come noi Celia non aveva illusioni “democratiche” . Voleva il socialismo e un vero potere proletario a Cuba, in America Latina e nel mondo:
Avremmo voluto continuare a discutere con lei, a chiarire le differenze , a verificare la possibilità di costruire insieme, sulla base del trotskismo, una alternativa rivoluzionaria mondiale.
Il destino ha impedito tutto ciò. La riflessione e l’azione di Celia che avrebbe potuto essere importante nei prossimi difficili anni per la rivoluzione cubana è stato interrotto.
E ci ha privato di questa compagna cosi intelligente e, crediamo che possa affermarlo chiunque la ha conosciuta, di una enorme simpatia e umanità.
Esprimiamo il nostro dolore e la nostra solidarietà ai suoi familiari e ai suoi compagni trotskisti cubani.
Hasta la victoria socialista y el poder proletario nel mundo
Addio Celia
Marco Ferrando (portavoce Nazionale)
Franco Grisolia (responsabile internazionale)
Partito Comunista dei Lavoratori (sez. italiana del Cordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale).