Dalle sezioni del PCL
CI SI PUÒ ALLEARE CON IL PRC ABRUZZESE?
A PROPOSITO DI UNA STRANA PROPOSTA
12 Agosto 2008
La proposta avanzata (via stampa) da Sinistra Critica al PRC e al PCL abruzzesi, per una lista unitaria della sinistra in occasione delle prossime elezioni regionali, ci pare davvero singolare. Non solo e non tanto perchè segue di 20 giorni l'annuncio pubblico e pubblicizzato della presentazione elettorale del PCL, ma perchè rivela una posizione di merito e di metodo insostenibile.
Come si può realizzare una lista unitaria con un PRC abruzzese compromesso per anni in una giunta borghese di centro sinistra, per di più travolta dagli scandali?
1) Un conto è l'unità d'azione tra tutte le forze della sinistra, nei movimenti e sulle piazze, contro le forze dominanti e attorno a comuni obbiettivi di lotta. Altra cosa è il terreno elettorale dove ogni forza politica si presenta con la sua identità e le sue proprie responsabilità. E tanto più quando le responsabilità politiche che ci si è assunti di fronte ai lavoratori sono di segno opposto, come in Abruzzo.
IL PRC abruzzese, al pari del PDCI, ha partecipato direttamente per anni con propri assessori ad una giunta di Centro sinistra che ha colpito e smantellato i servizi pubblici, a partire dalla sanità, a vantaggio della borghesia locale e dei suoi comitati d'affari, in perfetta continuità con il Centro destra. Anche in Abruzzo, come in campo nazionale, il Centro sinistra non si è semplicemente rivelato, come sostiene Sinistra Critica, "una formula inadatta a rappresentare i bisogni degli strati popolari", ma uno schieramento perfettamente adatto a rappresentare gli interessi dei loro avversari. IL PRC ha fatto parte di quella giunta antipopolare e antioperaia, così come del governo confindustriale di Romano Prodi: e tutt'ora il neo segretario Paolo Ferrero conferma l'intenzione di rinegoziare una alleanza di centro sinistra con gli stessi partiti borghesi dell'amministrazione precedente.
E' vero che la giunta è crollata, travolta dal malaffare, sulla testa del PRC e del suo assessore (come il governo Prodi cadde sulla testa di Ferrero e Giordano). Ma è questa una assoluzione delle responsabilità del PRC, o piuttosto la clamorosa conferma degli effetti rovinosi, e persino autodistruttivi, di quella compromissione antioperaia? Per questo un blocco elettorale con il PRC abruzzese è per noi insostenibile (come lo sarebbe stato con il PRC nazionale in occasione delle ultime elezioni politiche): non costituirebbe semplicemente un errore, ma l'insperata copertura a sinistra di un partito di governo proprio nel momento del suo naufragio; proprio nel momento in cui è decisivo ricomporre attorno ad un asse autonomo, alternativo, non compromesso, i settori d'avanguardia e più combattivi del movimento operaio abruzzese e delle stessa base di quel partito. Per questo il PCL ha da tempo annunciato la propria presentazione elettorale in Abruzzo, in alternativa a tutte le forze della sinistra governista. Non siamo intenzionati a recedere.
2) I rapporti politici non possono prescindere dalla realtà. Anche dalla realtà del territorio. Non sono proprio i dirigenti di Sinistra Critica a spiegare ogni volta (non capiamo bene a chi) che "ciò che conta è quel che si fa sul territorio e nelle lotte, non ciò che si scrive nei documenti"? Bene. Nel territorio abruzzese, mentre Sinistra critica non è presente, il PCL è attivo da anni in tutte le provincie della regione; da anni sviluppa un intervento costante sulle fabbriche, a partire dalla Val di Sangro, costruendo i propri nuclei operai come alla Sevel; da anni sviluppa una battaglia pubblica contro le politiche di Centro destra e Centro sinistra in particolare sul fronte sanità, in appoggio attivo a tutte le lotte dei lavoratori; e proprio negli ultimi mesi ha registrato non a caso (unico partito della sinistra in regione) un raddoppio dei propri militanti ed iscritti. Per quale ragione il PCL dovrebbe rinunciare a presentarsi alle elezioni per quello che è e che ha fatto nella realtà abruzzese, a favore di una alleanza elettorale o con partiti collocati in questi anni dall'altra parte della barricata (PRC), o con aree obiettivamente inesistenti nella regione (Sinistra Critica)? Naturalmente le liste del PCL non saranno necessariamente liste chiuse: possono anzi aprirsi al contributo prezioso di candidature indipendenti socialmente e politicamente riconoscibili. Ma attorno ad un chiaro programma anticapitalista e dentro il quadro della presentazione autonoma dell'unico partito della sinistra abruzzese che in questi anni si è attivamente opposto al centro sinistra.
3) IL PCL non è elettoralista. La sua partecipazione alle elezioni è funzionale alla costruzione controcorrente di un partito comunista rivoluzionario che risponda alle necessità generali del movimento operaio e di tutti gli sfruttati: senza il quale lotte e movimenti rischiano di essere usati e piegati da altri partiti per scopi opposti alle ragioni dei lavoratori. Le elezioni sono un momento particolare in cui il PCL presenta, al livello più largo, il senso e le ragioni di questo progetto generale: che è esattamente ciò che lo distingue o lo contrappone a tutte le altre forze e partiti. L'esperienza delle elezioni nazionali ha dimostrato peraltro, anche in Abruzzo, i frutti preziosi di una campagna elettorale indipendente ai fini del radicamento e dello sviluppo del PCL. Per quale ragione dovremmo rinunciare ad un importante passaggio della costruzione di un vero partito comunista, a favore di un blocco con partiti riformisti contrapposti (IL PRC) o con aree che (secondo quanto loro stesse dichiaromo) non vogliono costruire un partito comunista (Sinistra critica)?