Dalle sezioni del PCL

NO ALLO SMANTELLAMENTO DEL CONTRATTO NAZIONALE

20 Giugno 2008

NO ALLO SMANTELLAMENTO DEL CONTRATTO NAZIONALE

Il documento Cgil, Cisl, Uil sulla riforma della contrattazione è profondamente sbagliato:
Dichiara che per migliorare le condizioni di reddito, di sicurezza e qualità del lavoro è necessaria la crescita della qualità, della competitività e della produttività. Non parla mai di redistribuzione della ricchezza, in altri termini sostiene che per guadagnare di più bisogna semplicemente lavorare di più.

Limita l’aumento del contratto nazionale all’inflazione “realisticamente prevedibile” col rischio concreto di chiamare con un altro nome quell’inflazione programmata che ha distrutto nei contratti il potere d’acquisto dei salari. Infine, allunga di tre anni la durata dei contratti, con il rischio di diluire ancor di più nel tempo gli scarsi aumenti salariali degli accordi nazionali.
Afferma che per “accrescere” i salari la sede è la contrattazione di secondo livello, legata a 5 parametri: “produttività, qualità, redditività, efficienza, efficacia”. E’ chiaro il rischio concreto del federalismo contrattuale, cioè delle gabbie salariali e del dilagare del salario individuale e di quello totalmente variabile e flessibile.
Cancella il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a votare sulle piattaforme. Si voterà - e non con il referendum ma tramite la “consultazione certificata” – soltanto sugli accordi già definiti, senza una reale e sostanziale partecipazione dei lavoratori ai negoziati.

Nel momento in cui i lavoratori avrebbero bisogno di rafforzare il contratto nazionale, per trovare assieme la forza di superare la frantumazione delle aziende e la precarizzazione, il ricatto del posto di lavoro e l’attacco continuo ai diritti, il documento Cgil, Cisl, Uil all’opposto indebolisce proprio il principale strumento di forza dei lavoratori: il contratto nazionale.

L’accordo del luglio del 1993 già poneva dei vincoli al contratto nazionale, legandolo all’inflazione programmata, e puntava in azienda sul rapporto tra salario e produttività. Invece che abbandonare questi vincoli che hanno portato il salario italiano al 23esimo posto nei paesi Ocse, il documento Cgil, Cisl, Uil li rafforza.
Tutto ciò con un documento che non è stato votato dalle lavoratrici e dai lavoratori, senza vincoli reali di mandato.

Come Rete28Aprile proponiamo:

Di abbandonare il vincolo dell’inflazione rispetto ai contratti nazionali. I contratti devono poter aumentare i salari quando l’economia va bene e garantire il potere d’acquisto quando va male. Occorre, cioè, un’offensiva salariale fatta di forti aumenti nei contratti nazionali per tutte le lavoratrici e i lavoratori.
Un meccanismo di aumenti salariali automatici che recuperino la crescita dell’inflazione, una nuova scala mobile di salari e pensioni.

La riduzione dei vincoli che legano rigidamente il salario alla produttività e alla flessibilità.
Una maggiore democrazia sindacale fondata sul diritto delle lavoratrici e dei lavoratori di decidere con il voto segreto e con pratiche trasparenti e controllate, sulle piattaforme e sugli accordi. Il superamento delle quote riservate alle organizzazioni firmatarie dei contratti nelle elezioni delle Rsu, una vera partecipazione alle scelte del sindacato a tutti i livelli.


ASSEMBLEA PUBBLICA
MARTEDI' 24 GIUGNO, ORE 17.OO
CAMERA DEL LAVORO DI LIVORNO
PORTA A TERRA (sala primo piano)
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il PCL di pisa e di livorno appoggia questa iniziativa

PCL sezioni di Pisa e Livorno

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FONTE

  • pclpisa@yahoo.it