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Genova. Avanza la combattività operaia
5 Dicembre 2025
La giornata di ieri resterà per sempre nella memoria del movimento operaio. Migliaia di operai sono scesi in piazza per le strade di Genova e hanno forzato i blocchi davanti alla Prefettura messi dalle forze dell’ordine. È la dimostrazione di come il “toccano uno, toccano tutti” sia stato fatto proprio come consegna dalla classe operaia genovese e dagli operai dell'ex Ilva, che ieri erano al quarto giorno di sciopero.
Non a caso con loro erano in piazza e in sciopero anche gli operai Ansaldo Energia, Piaggio Aerospace e Fincantieri, le principali fabbriche metalmeccaniche del capoluogo ligure.
Nella giornata di oggi pare sia stato trovato un accordo a Roma nel tavolo istituzionale approntato per la questione degli operai ex Ilva, consistente nell’arrivo di 24 mila tonnellate di acciaio da lavorare, 585 persone a lavorare, 280 in cassa integrazione e 70 in formazione, ma con la zincatura in funzione.
È necessario tenere alta la guardia, perché oltre alle centinaia di lavoratori in cassa integrazione ci sarà un rallentamento sulla lavorazione del cromato. Sullo zincato, invece, si arriverà a febbraio con tre settimane di fermata per manutenzione.
Dinnanzi a questo accordo e alle sue palesi fragilità, soprattutto il fatto che non è stato affatto ritirato il piano corto che sta portando alla chiusura di fabbriche dell’indotto come la Semat Sud a Taranto, ed anche il fatto che per ogni sito produttivo il governo abbia aperto un tavolo separato, come Partito Comunista dei Lavoratori porteremo tra le lavoratrici e i lavoratori, dell’ex Ilva e non solo, le seguenti rivendicazioni:
- costituzione di consigli di fabbrica che consentano ai lavoratori di organizzarsi per intervenire nelle lotte in corso.
- convergenza di lavoratori e studenti nella lotta contro la barbarie imperialista e la repressione del governo fascista.
- costruzione di un fronte unico di classe contro ogni politica di riarmo nazionale che sottragga risorse allo stato sociale.
- sciopero generale e unificato a oltranza, come strumento di lotta a un tempo contro il genocidio palestinese e contro chi fa profitti sulla pelle dei lavoratori.
- cassa di resistenza nazionale che consenta uno sciopero di massa.
- cancellazione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro.
- blocco dei licenziamenti e nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio delle aziende che licenziano o delocalizzano.
La giornata di ieri ci insegna che la classe operaia è più che mai forte, viva e combattiva. Lottiamo al suo fianco per un rovesciamento dei rapporti di forza e un governo delle lavoratrici e dei lavoratori, l’unico che possa realmente difendere ogni singolo posto di lavoro.








