Dalle sezioni del PCL
Stellantis Termoli, una grande giornata di lotta
3 Dicembre 2025
Comunicato sulla mobilitazione e lo sciopero del 28 novembre
La grande manifestazione del 28 novembre scorso a Termoli ha dato rilievo alla difesa del lavoro di automotive ed indotto, in particolare della produzione dell’8 e 16 valvole e del motore T4, denunciando come la realizzazione della "gigafactory" si sia ridotta a ingannevole propaganda per prendere tempo.
Per poter meglio affrontare la questione, va detto che il quadro generale della “crisi automotive”, dove si inserisce la vertenza di Termoli, non è per assenza di utili dei padroni, che sono invece cospicui, come gli incentivi pubblici, né per incapacità produttiva, ma deriva essenzialmente dall’ingiusto ed irrazionale sistema capitalistico, che genera per sua natura fenomeni di sovrapproduzione. Non principalmente perché si produce più di quanto le popolazioni abbiano bisogno, ma soprattutto perché con la riduzione massiva dei salari reali e dei livelli reddituali, unita ad altre cause, si spezza la catena tra produzione e vendita, portando al drastico calo del mercato, che i padroni poi scaricano sui lavoratori.
La crisi che oggi prende anche Termoli è dentro quella del mercato europeo, compresa la Volkswagen, con gli operai in lotta contro i licenziamenti come quelli di italiani rispetto alla Stellantis. E si aggrava tale contesto per i capitalisti europei già in concorrenza tra loro, se si pensa che: la conversione con le auto elettriche nel quadro europeo secondo le stime ufficiali ha un costo del 40% in più; la concorrenza del capitalismo cinese anche sull’auto elettrica è secondo la SVIMEZ tecnologicamente più avanti anche di quello USA, peraltro con maggiori sostegni pubblici là dove i gruppi capitalistici occidentali sono concorrenza tra loro, anche per accaparrarsi i fondi pubblici fermi per i veti incrociati tra essi.
Il governo postmissino di Meloni, come del resto i governi di centrosinistra, come gli altri governi europei, per la loro natura di classe non fanno altro che supportare i padroni, perché la proprietà privata dei grandi mezzi di produzione è sacra, per la loro ideologia. Se questo è il quadro, sarà difficile frenare le decisioni dei capitalisti, senza un fronte unico di lotta operaia che anche da Termoli si inserisca in un percorso tale da organizzare un coordinamento dei lavoratori di tutte le vertenze dell’automotive in Italia e in Europa, con mobilitazioni e scioperi unitari dei lavoratori, manifestazioni non frammentate tra le varie sigle sindacali.
Si badi, questo appello alle mobilitazioni unitarie non significa affatto fare accordi burocratici e tanto meno concessioni a piattaforme subalterne e concertative. Al contrario, si tratta di uscire da dannose logiche di sigla sindacale autocentrata, come momento per costruire un fronte unico di lotta dei lavoratori a prescindere dalla sigla sindacale di appartenenza, nel quale portare ai lavoratori una piattaforma anticapitalista.
Solo un fronte unico dei lavoratori, da Termoli come nelle altre realtà in mobilitazione contro i licenziamenti, contro padroni e contro il loro governo (oggi di Meloni), può creare quella forza uguale e contraria in grado di pressare per un piano industriale sotto il controllo dei lavoratori, che fermi i licenziamenti dell’automotive, con forme di lotta radicali a partire dalla occupazione degli stabilimenti, creando un ponte con la rivendicazione più in prospettiva della nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio delle aziende che licenziano e delocalizzano.
I fatti ci insegnano: solo quando i padroni hanno avuto paura di perdere tutto, i lavoratori non solo hanno difeso l’essenziale nell'immediato, ma hanno anche strappato grandi conquiste per un futuro migliore.








