Interventi

I giochi politici della UIL, sindacato “puro” ma non troppo

2 Dicembre 2025
uil


Per anni, i giornali hanno riferito d'una salda alleanza tra la CGIL e la UIL. Da un po’ di tempo a questa parte, però, la seconda sta dando segni di forte distacco.
Per dire, in occasione della tornata referendaria dello scorso giugno, si è sostanzialmente disimpegnata. Non solo ha indicato la libertà di voto per tre quesiti su cinque, ma anche rispetto all’abolizione del Jobs act e alla sicurezza sul lavoro – i due temi sui quali ha espresso un sì – si è guardata bene dallo svolgere qualsiasi campagna. Al riguardo, sono interessanti le motivazioni addotte da un dirigente locale: Piero Toigo, Segretario Generale del Veneto. Questi, a referendum da poco concluso, si è prodotto nella seguente dichiarazione: «Il sindacato deve incalzare la politica, non sostituirsi ad essa» (1).

Messo in questi termini, il discorso potrebbe sembrare ragionevole. Spesso, Landini ha dato l’idea di fare della sua Confederazione un veicolo per il rilancio del centrosinistra, ovviamente sfrondato delle sue venature più liberiste. Il che non può non suscitare perplessità, apparendo distante dai compiti di un’organizzazione dei lavoratori.

Per distanziarsi da una prassi siffatta, la UIL ha scelto di rappresentarsi come organizzazione dedita al sindacalismo puro, lontana dai politicismi e mirante all'esclusivo miglioramento della condizione di lavoratrici e lavoratori. Non siamo persuasi che questa immagine risponda al vero.
Intanto, risulta significativo che a raccogliere l'opinione di Toigo sia stato Il Foglio, un organo di stampa liberalconservatore che, non di rado, si concede sconfinamenti reazionari. Certo, la prassi consolidata è quella di interloquire con i giornalisti che lo richiedono, quale che sia la loro testata d’appartenenza. Senonché, a partire dal giugno 2025 il quotidiano diretto da Claudio Cerasa s’è dato a un costante monitoraggio delle posizioni della UIL. Manifestando una certa soddisfazione per la mancata partecipazione allo sciopero a sostegno di Gaza del 3 ottobre, nonché per l'annessa scelta di muoversi su un piano puramente umanitario e di «raccogliere fondi e aiuti destinati alla parrocchia di padre Romanelli» (2).


DIFESA DEL SALARIO?

Tale ulteriore smarcamento dalla CGIL è stato giustificato nei modi consueti, però aggiungendo una sfumatura in più: «il salario è il nostro core business» (3). Ovvero, presentando la propria azione come volta a recuperare il «potere d’acquisto, sia via rinnovi contrattuali che per via fiscale, con la detassazione degli incrementi salariali» (4).
In una fase come l’odierna, di certo non dominata da una mentalità rivoluzionaria, argomentazioni simili possono persino intrigare. Chi può dir male d'un sindacato che non si lascia distogliere da nulla, perseguendo con coerenza una missione circoscritta ma necessaria?

Peccato che i fatti smentiscano categoricamente le rappresentazioni di comodo. La UIL non solo ha firmato la deludente pre-intesa del rinnovo CCNL Funzioni Locali 2022-2024, ma lo ha pure rivendicato con fierezza («Con questo rinnovo si apre una fase di rinnovata attenzione verso gli enti locali, con l’auspicio che non restino più ai margini della pubblica amministrazione» (5)). Non esattamente il massimo, per un’organizzazione che indica nel salario il perno del suo intervento.

Per dire, la CGIL si è mossa nella direzione opposta e ne ha efficacemente spiegato i motivi: l’aumento previsto, del 5,78%, «più un eventuale 0,22% dato dalla contrattazione decentrata e dalla eventuale volontà delle amministrazioni di mettere le risorse economiche», risulta del tutto insufficiente, a fronte di un’inflazione che ha raggiunto il 16%. E alla fine, «quando sarà reale l’aumento, le lavoratrici e i lavoratori troveranno il 10% in meno in busta paga» (6).
Come si vede, qui l'evanescente retorica landiniana lascia il posto ai dati concreti e la UIL non ne esce bene. Del resto, anche l’atteggiamento mantenuto rispetto alla Finanziaria la fa apparire come un'organizzazione più realista del re. Proprio in relazione a tale snodo, peraltro, Il Foglio si è spinto ben oltre il monitoraggio. Si potrebbe persino parlare di amoreggiamento, a leggere il colloquio di fine ottobre con il Segretario Generale Pierpaolo Bombardieri. Questi s'è dichiarato soddisfatto per il cambio di postura da parte dell’Esecutivo, giunto ad accogliere una delle proposte centrali della UIL: la detassazione degli aumenti contrattuali. Al riguardo, la cifra stanziata è assai ridotta (2 miliardi), ma per Bombardieri conta soprattutto «il riconoscimento di un principio: i contratti sono uno strumento di democrazia economica del paese» (7).

Insomma: siamo di fronte alla sconfessione di tutti i discorsi svolti nelle settimane precedenti, tesi a giustificare l'allentamento dei rapporti con la CGIL. Che la misura in questione – visto l'esiguo investimento governativo – incida poco sui salari reali conta poco. L'essenziale è il riconoscimento della UIL e delle sue proposte. Che poi sono alquanto opinabili: detassare vuol dire in primo luogo venire incontro alle imprese, scaricando gli aumenti salariali sullo Stato. Inoltre, in cambio di pochi euro in più al mese, le lavoratrici e i lavoratori risulteranno penalizzati dall'ulteriore ridimensionamento dello stato sociale, inevitabilmente prodotto dalla riduzione del gettito. Certo, per non dare l'idea di correre dietro al governo, la UIL continua a lamentarsi degli aspetti della legge di bilancio che riguardano la sanità, il fisco e la previdenza. Ma se queste recriminazioni non si accompagnano a incisive forme di mobilitazione, si può ipotizzare che siano solo un modo per salvare la faccia.


IL PASTICCIO SULLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

E non finisce qui. Di recente, sempre sul giornale fondato da Giuliano Ferrara, è affiorato un elemento ancor più stridente. Che rinvia al posizionamento del Segretario Generale sul prossimo referendum relativo alla separazione delle carriere dei magistrati, cioè sul più politico dei temi.

Com'è noto, si tratta di un autentico cavallo di battaglia della destra nostrana, che al riguardo ha confezionato una discussa riforma costituzionale. Da quel che riporta Il Foglio, «il segretario generale della UIL non sarebbe affatto dispiaciuto se il ‘sì’ dovesse prevalere», perché la «giustizia lenta politicizzata o inefficiente, per chi lavora, è un costo quotidiano: nelle cause civili, nei concorsi, nelle imprese che non assumono per paura di non potersi difendere» (8).
Ora, è vero che il buon Bombardieri mantiene un atteggiamento discreto, e che non sbandiera pubblicamente tale convinzione. Tuttavia, la contraddizione rimane: per voce della Segretaria confederale Ivana Veronese, in precedenza la UIL s'era espressa diversamente, individuando seri rischi nella riforma su cui saremo chiamati ad esprimerci nella prossima primavera. Ad esempio, quello «di portare nell'alveo della politica il potere giudiziario, mettendo a repentaglio la garanzia di terzietà e di miglioramento della giustizia e l'indipendenza della magistratura» (9).

A ben vedere, tale presa di posizione non aveva un carattere estemporaneo, muovendo invece da una precisa matrice culturale. Negli ultimi anni, la UIL ha fatto uno sforzo per darsi un’identità definita, per non presentarsi più come coacervo di sindacalisti con un po’ di praticaccia, che si autodefiniscono riformisti solo perché amano poco il conflitto. La suddetta Confederazione ha cercato di ancorare la sua iniziativa a un discorso forte, fondato su tradizioni politiche come quella liberalsocialista. In merito sono assai indicativi gli articoli pubblicati su Terzo Millennio, il sito UIL più concentrato sulle questioni teoriche. In particolare, in uno scritto a firma di Raffaele Tedesco, è stata rivendicata la figura di Guido Calogero, tra i fondatori della tendenza in questione e latore d'una proposta ritenuta utile «in tempi in cui si cerca di ristrutturare la società in maniera più equa e più giusta» (10).

Bene, se l'impostazione è questa viene da domandarsi cosa dicono, in relazione alla separazione delle carriere, le associazioni e le testate più legate alla lezione di Calogero. Ad esempio la Fondazione Critica Liberale, che su questo autore ha organizzato anche convegni e che prende posizione su molte delle questioni del nostro tempo. Essa, in relazione alla controversa riforma, ha espresso critiche assai nette, che per fortuna hanno poco a che vedere con gli sproloqui di Nicola Gratteri, magistrato da sempre allergico al garantismo. Il punto, per Critica Liberale, è la possibilità che il pubblico ministero si trasformi «in un mero ‘accusatore’, la cui unica missione diviene quella di sostenere l’accusa a ogni costo». Il che «contrasta con la figura costituzionale del pm, che nel nostro ordinamento è anche un garante di legalità, obbligato a svolgere indagini sia a carico che a favore dell’indagato» (11).
Ecco, se realtà con le quali Bombardieri dovrebbe condividere gli orientamenti di fondo si esprimono così, forse qualche problema c’è. Probabilmente, egli sta progettando un parziale accostamento al governo in carica, cercando di non farlo coincidere con il puro collateralismo in stile CISL. Ma se l'obiettivo è questo, dovrebbe trovarsi un suggeritore che gli prospetti mosse meno azzardate. Non è bello, per un affermato protagonista della vita sindacale, farsi prendere di continuo in castagna.




(1) Luca Roberto, Così sui referendum Landini ha rotto anche con la UIL: “Quesiti troppo politicizzati”, Il Foglio, 10 giugno 2025

(2) Dario Di Vico, UIL a fari spenti. Bombardieri archivia l’automatismo anti-governo della CGIL, Il Foglio, 8 ottobre 2025

(3) Di Vico, cit.

(4) Ibidem

(5) Firmata la pre-intesa del rinnovo del CCNL Funzioni Locali 2022-2024, 3 novembre 2025, in https://www.uilfpl.it/firmata-la-pre-intesa-del-rinnovo-del-ccnl-funzioni-locali-2022-2024/

(6) Roberta Lisi, CCNL funzioni locali, FP: “Ecco perché non abbiamo firmato”, 5 novembre 2025, in https://www.collettiva.it/copertine/lavoro/ccnl-funzioni-locali-fp-ecco-perche-non-abbiamo-firmato-yxuw7img

(7) Luciano Capone, Bombardieri (UIL) si stacca da Landini e ci racconta perché non boccia la manovra, Il Foglio, 22 ottobre 2025

(8) Bombardieri non ha pregiudizi sul referendum sulla riforma della giustizia, Il Foglio, 5 novembre 2025

(9) Veronese: “Con riforma giustizia, emergono incognite e criticità”, 8 settembre 2025, in https://www.uil.it/pol_territoriali/NewsSX.asp?ID_News=16980

(10) Raffaele Tedesco, Piccole note sul liberalsocialismo di Guido Calogero, 29 marzo 2022, in https://terzomillennio.uil.it/blog/piccole-note-sul-liberalsocialismo/

(11) Angelo Perrone, Magistrati: il pericolo per l'imparzialità della giustizia italiana, 18 giugno 2025, in https://criticaliberale.it/2025/06/18/magistrati-il-pericolo-per-limparzialita-della-giustizia-italiana/

Achille Vedova

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