Rassegna stampa

Intervista a Marco Ferrando : “I dirigenti della sinistra si sono suicidati”

Mentre la sinistra estrema tenta di riprendersi dallo shock elettorale, c’è chi, pur essendo fuori dal Parlamento, rivendica a testa alta la propria scelta solitaria: è Marco Ferrando, leader del Partito Comunista dei Lavoratori.

15 Maggio 2008

Articolo da L'Opinione.it

D. All’indomani della scomparsa della sinistra estrema dal Parlamento italiano si parla di semplificazione e di occasione per fare più e meglio, grazie ad una maggiore governabilità. Cosa ne pensa?

R. Intanto c’è la sanzione di un principio antidemocratico: l’esclusione dalla rappresentanza parlamentare di forze di diversa collocazione che hanno una significativa rappresentanza all’interno della società italiana. La semplificazione che ne deriva consente alle due coalizioni una coesione più omogenea dei propri schieramenti in funzione dei propri programmi. Dal nostro punto di vista è un fatto molto negativo: gli stessi programmi anti operai e anti popolari che sono stati varati congiuntamente da centrodestra e centrosinistra negli ultimi quindici anni potranno essere gestiti con un’efficacia ancora maggiore. Non a caso le classi dirigenti del paese plaudono a questa semplificazione, a partire da Confindustria, dalle grandi famiglie e le grandi banche che pensano di poter gestire in modo più immediato i propri interessi in un siffatto parlamento. Hanno ragione, ma proprio questo è il problema.

D. Come si spiega allora il risultato delle formazioni di sinistra?

R. I gruppi dirigenti della sinistra italiana si sono suicidati; hanno gestito e votato misure politiche che avevano combattuto dall’opposizione per dieci o quindici anni. In cambio di sottosegretariati, ministeri o cariche istituzionali hanno finito col votare l’aumento delle spese delle missioni militari, l’aumento dell’età pensionabile, la conferma delle leggi di precarizzazione del lavoro, hanno regalato a banche e imprese con le ultime due finanziarie qualcosa come 10 miliardi di euro netti, mentre i salari erano in picchiata e i servizi sociali venivano sacrificati dal taglio delle spese, e si potrebbe continuare a lungo. Avendo abbandonato il proprio popolo, era inevitabile che il proprio popolo li abbandonasse. Larga parte del popolo della sinistra o si è astenuto o ha preferito votare PD per dare il “voto utile” contro Berlusconi, e in alcuni casi drammatici ma non irrilevanti, sia al nord che al sud, hanno fatto un passaggio di campo verso formazioni di destra o di estrema destra. È indicativo il caso della Lega.

D. Una parola chiave delle ultime elezioni è “sicurezza”: che ruolo ha giocato a suo avviso?

R. Grandi masse popolari, private di una rappresentanza e di una difesa sociale, colpite dal centrosinistra nella materialità dei propri interessi e nella propria sicurezza sociale con le stesse misure del centrodestra in fatto di precariato, salari, casa… hanno finito con l’essere preda di una facile demagogia reazionaria che, indirizzando la loro rabbia non verso le classe dominanti (industriali, banchieri), vere responsabili della loro condizione, ma verso altri poveri e strati ancor più marginali del mondo del lavoro. Questa guerra tra poveri ha costituito l’humus delle fortuna elettorale della Lega e non solo, ma in realtà è servita come diversivo rispetto alle responsabilità vere dell’insicurezza sociale diffusa, che sono quelle determinate dalle classi dominanti. In altri termini, è molto più insidioso per il portafogli della vecchietta il mutuo della banca che non l’eventuale furtarello di un rom, fermo restando che qualsiasi reato va punito, ma c’è una diversa misura e grandezza dei reati, e quelli delle classi dirigenti sono quelli tradizionalmente impuniti.

D. Quale futuro per la sinistra estrema? Unità per le forze che si richiamano al comunismo?

R. Bisogna iniziare a ricostruire dalle rovine che i vecchi gruppi dirigenti della sinistra hanno prodotto. I gruppi dirigenti della sinistra italiana che hanno fatto bancarotta devono andarsene a casa. I responsabili di questa politica di compromissione, sul piano nazionale come nelle amministrazioni locali, non solo hanno tradito il proprio popolo, ma hanno spianato la strada al ritorno delle destre. Il Partito Comunista dei Lavoratori è l’unico che non si è compromesso con il centrosinistra, per questo ci candidiamo ad essere il punto di partenza di un nuovo inizio, partendo dal principio, tradito dai gruppi dirigenti, per cui una sinistra che si rispetti dev’essere autonoma e alternativa all’ordine esistente, e quindi al centrodestra e al veltronismo e ai poteri forti che lo hanno circondato.

D. In molti hanno imputato a Veltroni la responsabilità della scomparsa della sinistra, ma la scelta solitaria del suo partito è precedente. È corretto dire che, mentre altri pagano il prezzo di una scelta del leader del PD, voi pagate quello della coerenza?

R. Più che pagarlo lo investiamo, lo mettiamo sul piatto come un piccolo patrimonio che ha segnato il nostro percorso. Siamo nati a gennaio e di fronte a una gigantesca disparità di mezzi abbiamo realizzato un risultato non disprezzabile, e registriamo una crescita in tutta Italia, apriamo sedi e sezioni dappertutto.

D. C’è chi guarda con timore l’assenza dal parlamento perché teme un’accelerazione dell’attività extraparlamentare che potrebbe degenerare in episodi di violenza.

R. Episodi di violenza non c’entrano, è una speculazione propagandistica preventiva. La preoccupazione fondata è quella dello sviluppo di un movimenti di massa di reazione alle misure impopolari già annunciate dal governo possa dispiegarsi con maggiore efficacia in assenza di strumenti di subordinazione e controllo da parte delle vecchie burocrazie sindacali e dei vecchi partiti della sinistra, che in realtà hanno sempre utilizzato queste lotte per chiedere sottosegretariati, ministeri, come pedina negoziale di un proprio compromesso con gli avversari di quei movimenti. Questi strumenti di controllo conoscono un ridimensionamento radicale, quindi la capacità di direzione e influenza di queste lotte da parte di un partito non compromesso come il nostro può essere significativa. Capisco il timore delle classi dominanti: per noi quel timore è una speranza.





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Alessandro Di Tizio

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FONTE

  • mikmak@infinito.it