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Il piano trumputiniano per l'Ucraina
Trump consegna l'Ucraina a Putin, in un mercimonio tra grandi potenze
24 Novembre 2025
Il piano di Trump per l'Ucraina ha la stessa impronta del piano Trump per la Palestina . Nel caso della Palestina si tratta di un protettorato coloniale sulla pelle del popolo palestinese e dei suoi diritti, al servizio di uno Stato coloniale genocida. Nel caso dell'Ucraina di un piano di resa nazionale all'imperialismo russo invasore, direttamente pattuito con quest'ultimo, sulla pelle del popolo invaso.
Al di là dei diversi contesti, si tratta della stessa logica di fondo. Donald Trump negozia cinicamente coi vincitori la resa dei vinti, nell'interesse dell'imperialismo americano e della sua nuova logica imperiale: l'America agli americani, a partire dal Venezuela; la Palestina ai sionisti con l'accordo dei regimi reazionari arabi, e col lasciapassare di Russia e Cina e la loro complice astensione all'Onu. In cambio la Russia si prenda quel che vuole in Ucraina dopo quasi quattro anni di invasione, in soluzione condominiale con gli USA. Il mercimonio tra imperialismi vecchi e nuovi sulla pelle di popoli invasi non potrebbe essere più spudorato.
I 28 punti del piano Trump sull'Ucraina sono eloquenti, non meno dei 20 punti del piano per Gaza. In entrambi i casi il piano fa capo a un Consiglio di pace presieduto da Trump. A Gaza Trump deve supervisionare il disarmo di Hamas e della Resistenza palestinese, l'ingresso di una forza multinazionale di occupazione, la grande torta della ricostruzione, le garanzie per lo Stato genocida sionista, la continuità della politica di terrore in Cisgiordania, la connivenza servile delle borghesie arabe. Russia e Cina non hanno posto veti a questo abominio, consentendo agli USA di presentare la propria pace come la “pace” delle Nazioni Unite, col mandato delle Nazioni Unite.
In Ucraina Trump vuole supervisionare il piano di resa e spartizione dell'Ucraina a vantaggio delle forze d'occupazione russe.
Consegna alle forze di occupazione russe non solo dei territori occupati con l'invasione ma anche dei territori non ancora conquistati, seppur “annessi”. Disarmo di metà della forza militare Ucraina, come Putin chiedeva insistentemente dal 2022. Cogestione russo-americana della ricostruzione dell'Ucraina, anche attraverso l'uso di cento miliardi di beni russi congelati, con gli USA che si accaparrano il 50% dei relativi profitti, un ulteriore fondo congiunto di investimento russo-americano con relativa spartizione degli utili tra i due paesi. Rientro della Russia nel G8 con accordo di cooperazione con gli Stati Uniti. Nei fatti, da ogni punto di vista, l'umiliazione di una nazione invasa al servizio dell'invasore, in cambio degli interessi americani.
Le elezioni in Ucraina entro cento giorni completano il quadro. Trump e Putin puntano a rimpiazzare Zelensky dopo averlo costretto all'umiliazione. Quanto alla cosiddetta garanzia offerta da Trump all'Ucraina circa la difesa da nuove aggressioni russe, è solo un pezzo di carta che serve a mascherare il contenuto vero del piano: la cessione dell'Ucraina all'area di influenza dell'imperialismo russo in cambio di un avvicinamento della Russia agli USA in termini sia di comuni interessi affaristici sia di relazioni globali (Artico in primis).
Trump punta a separare l'imperialismo russo dall'imperialismo cinese? Possibile, anzi probabile. Gli USA possono fornire a Mosca tecnologie digitali e intelligenza artificiale, La Russia può fornire a Washington materie prime necessarie per gran parte dello hardware tecnologico, rompendo la dipendenza occidentale dalle terre rare della Cina. Soprattutto, gli USA offrono alla Russia una via d'uscita dal rischio del vassallaggio verso la Cina.
Non sappiamo se questo disegno riuscirà: molti sono gli ostacoli e le contraddizioni. Ma sappiamo che, in ogni caso, l'Ucraina è oggi merce di scambio dell'operazione. Tutt'altro che un'operazione improvvisata. Lo stesso Putin ha dichiarato, senza essere smentito, che il negoziato sul piano Trump era iniziato tra Russia e USA già prima del famoso incontro in Alaska. Del resto, solo gli imbecilli potevano non vedere e capire la progressiva apertura dell'imperialismo americano all'imperialismo russo nel corso dell'ultimo anno. Purtroppo non erano pochi.
“Meglio la pace che la continuità della guerra”, “la pace prima di tutto”: una vasta schiera di commentatori, di diversa estrazione, da Marco Travaglio a buona parte della sinistra cosiddetta radicale, plaude al piano Trump, mischiando il realismo cinico di improvvisati esperti militari con l'esibizione di una vocazione gandhiana. Ma la pace di chi e per chi?
La pace di Gaza è la pace dei cimiteri, e la negazione dei diritti palestinesi, dopo due anni di genocidio. La pace che si propone all'Ucraina è la resa, a quattro anni di invasione, il saccheggio delle risorse nazionali, l'amputazione territoriale, la rinuncia all'autodifesa. Non sappiamo se il governo ucraino accetterà la capitolazione, cioè “la perdita della dignità”, o se la respingerà. Ma sappiamo e denunciamo la pace che gli viene proposta come un arbitrio delle grandi potenze, un ultimatum imposto con la forza del ricatto, dettato da ragioni imperiali. È scandaloso che organizzazioni che si dichiarano “comuniste” o anche solo “democratiche” possano addirittura applaudire questa lordura.
La verità è che tutte le idiozie propagate per quattro anni sulla cosiddetta “guerra per procura” degli Stati Uniti contro la Russia sono fatte a pezzi dalla realtà. Una realtà non solo diversa ma capovolta. Ieri e oggi. Nel 2022 la prima proposta USA all'Ucraina a due giorni dall'invasione russa fu di offrire a Zelensky una via di fuga. Fu solo la scelta della resistenza ucraina all'invasione a costringere gli USA a sostenerla, seppur col contagocce e mille limiti. Oggi è l'imperialismo USA a pugnalare l'Ucraina consegnandola alla Russia mani e piedi legati, e a concordare con la Russia una comune amministrazione delle sue spoglie. Un protettorato russo-americano in Ucraina, una “pace per procura”, imperialista.
Qui sta la vera responsabilità di Zelensky. Non quella di aver difeso l'Ucraina. Ma quella di aver puntato tutte le proprie carte sulla protezione americana e della UE, di aver nascosto agli occhi della popolazione ucraina, e innanzitutto della sua classe operaia, la vera natura dei vampiri imperialisti d'Occidente e della loro cosiddetta democrazia.
Di più: aver ceduto agli investitori occidentali aziende pubbliche, infrastrutture, terreni agricoli, materie prime sotto la pressione delle loro richieste ricattatorie. Aver regalato all'Unione Europea e alla borghesia ucraina la liberalizzazione dei licenziamenti, la compressione dei diritti sindacali, la limitazione del diritto di sciopero.
Tutto questo doveva servire nella propaganda di Zelensky a “modernizzare” il paese e difendere la patria. È invece servito solamente a demoralizzare i lavoratori, a fiaccare il morale della resistenza, a incoraggiare la rapina dei capitalisti, ad avvantaggiare l'invasione russa, sino all'annunciato “tradimento” americano. La corruzione degli ambienti di governo e dell'apparato statale ucraino è solo un risvolto fisiologico di queste politiche, in Ucraina come in Russia come ovunque. E oggi certo favorisce una volta di più il ricatto anti-Zelensky di Mosca e di Trump.
Si conferma dunque ancora una volta la posizione del nostro partito, della Lega Internazionale Socialista di cui siamo parte, della sua coraggiosa sezione ucraina. In questi quattro anni di guerra, i nostri compagni ucraini hanno combattuto su due fronti: contro l'invasione imperialista russa a difesa dei diritti nazionali dell'Ucraina, e al tempo stesso contro il governo borghese di Zelensky, a difesa dei lavoratori e delle lavoratrici, per una soluzione anticapitalista e socialista; per l'esproprio dell'oligarchia borghese ucraina, la cancellazione del debito estero, una milizia operaia e popolare per la difesa del paese.
Solo un governo dei lavoratori può realizzare queste misure, contro il piano russo-americano.








