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La New York di Zohran Mamdani. Le buone intenzioni non bastano
4 Novembre 2025
I sondaggi prevedono che Zohran Mamdani sarà eletto sindaco della città di New York il 4 novembre 2025, con una maggioranza relativa ma non assoluta di voti. Il suo sito web riassume in questo modo il tema della sua campagna: "Zohran Mamdani si candida a sindaco per abbassare il costo della vita della classe lavoratrice newyorkese".
La sua piattaforma è un insieme di riforme municipali per raggiungere questo obiettivo, tra cui il congelamento degli affitti degli appartamenti a canone calmierato, autobus gratuiti e assistenza all'infanzia gratuita, finanziati da tasse più elevate sulle grandi aziende e sui ricchi.
Interrogato dai giornalisti, Mamdani riconosce di essere socialista e membro dei Democratic Socialists of America (Socialisti Democratici d'America), ma non si candida in quanto socialista. Il suo sito web non menziona il socialismo o i DSA, e nelle interviste egli afferma espressamente che il programma dei DSA non è il suo.
Ha ritrattato le sue precedenti dichiarazioni radicali sulla polizia e sulla Palestina, e si presenta come un leale appartenente al Partito Democratico. Si candida con il sostegno dei principali leader del Partito Democratico, tra cui la governatrice dello stato di New York Kathy Hochul e l'ex candidata alla presidenza Kamala Harris, e con l'accondiscendenza dei media allineati al partito, tra cui il New York Times, e dei principali donatori, tra cui Mike Bloomberg.
I sondaggi prevedono che Mamdani otterrà circa il 45% dei voti popolari. Avrà il sostegno solo di una minoranza del Consiglio comunale di New York, scarso appoggio da parte del governo statale e l'ostilità dell'amministrazione Trump. Come conseguenza, la sua amministrazione non avrà le risorse per attuare il suo programma.
Una mobilitazione di massa potrebbe alterare l'equilibrio delle forze, rendere New York ingovernabile e ottenere importanti riforme. Ma non ci sono segni che Mamdani intraprenderà questa strada, o che i suoi sostenitori la intraprenderanno senza di lui.
A mio avviso, i marxisti rivoluzionari dovrebbero sostenere le riforme di Mamdani senza appoggiare la sua strategia elettoralista o la sua campagna per il Partito Democratico. Lo sosterremmo se si candidasse da indipendente come candidato dei DSA contro il Partito Democratico.
Dovremmo proporre una mobilitazione di massa e partecipare a qualsiasi mobilitazione che venga avviata. Dovremmo aiutare i lavoratori e i giovani ispirati e poi delusi da Mamdani a uscire da questa esperienza più determinati a lottare e con una visione più chiara dell'indipendenza politica necessaria per vincere.
LA STRATEGIA ELETTORALISTA DI MAMDANI
Il ragionamento di Mamdani suona familiare: 1) per attuare le riforme, devo essere eletto; 2) per essere eletto, devo candidarmi come Democratico; 3) per candidarmi come Democratico ed essere eletto, devo moderare le mie posizioni e rassicurare la leadership del partito che sono affidabile.
Se Mamdani entrerà in carica come sindaco il 1° gennaio, come sembra probabile, la sua amministrazione si troverà ad affrontare una situazione impossibile. Esaminiamo le tre riforme sopra elencate.
Il controllo degli affitti è una questione notoriamente complessa, poiché cerca di controllare il prezzo degli alloggi senza controllarne l'offerta.
I proprietari e gli imprenditori immobiliari hanno molti modi per aggirare il controllo degli affitti. Il controllo di solito permette loro di aumentare gli affitti quando i costi aumentano e quando apportano presunte migliorie agli edifici. Di solito possono fissare gli affitti delle nuove unità a prezzi di mercato e riadeguare quelli delle unità esistenti a prezzi di mercato quando gli inquilini lasciano l'abitazione.
Il loro potere ultimo è quello di controllare l'offerta di alloggi. Possono scegliere di non affittare gli alloggi esistenti o di non costruirne di nuovi. Di fronte a ciò, soprattutto in un mercato immobiliare ristretto come quello di New York, le commissioni di controllo degli affitti di solito si arrendono. I proprietari e gli imprenditori immobiliari versano ingenti contributi ai politici per assicurarsi che ciò avvenga.
In minoranza nel consiglio comunale, Mamdani potrebbe non essere nemmeno in grado di ottenere dalla commissione per la stabilizzazione degli affitti il congelamento degli affitti. Il parlamento dello stato di New York potrebbe limitare ciò che la commissione è autorizzata a fare. E l'amministrazione Trump potrebbe negare finanziamenti cruciali e garanzie sui prestiti.
Uno degli slogan di Mamdani è "fast, fare-free buses" ("autobus veloci e gratuiti"). La gratuità è facilmente ottenibile, ma la velocità richiede che ci siano molti autobus e autisti, e che gli autobus siano mantenuti in buono stato. Ciò richiede denaro.
Mamdani propone che siano le aziende e i ricchi a pagare per le sue riforme. Ma l'amministrazione della città non ha alcun controllo su questo. Gli aumenti delle tasse devono essere approvati dal governo statale, e il governatore Hochul ha già detto di no.
Mamdani propone sia l'assistenza all'infanzia gratuita sia l'aumento degli stipendi degli operatori dell'infanzia fino al livello degli insegnanti delle scuole pubbliche. Obiettivi lodevoli e buone politiche pubbliche. Ma estremamente costosi, a meno che il rapporto numerico tra bambini e insegnanti sia molto alto, nel qual caso i genitori cercheranno altrove. Ancora una volta, il problema è il denaro.
Un movimento di massa potrebbe imporre le riforme, nonostante l'inevitabile opposizione a livello locale, statale e federale. Ma un movimento di massa non esiste. Possiamo sperare che la vittoria di Mamdani e il fallimento delle sue riforme portino a un movimento di massa, ma finora non abbiamo nulla di simile.
Questo è un problema fondamentale dell'approccio elettoralista. I lavoratori di solito ricorrono come primo passo alla soluzione relativamente facile di cacciare i politici in carica ed eleggerne di nuovi. Il discorso di questi ultimi è "Votate per me e vi renderò liberi", per quanto essi possano negarlo. Una vittoria elettorale che non è l'espressione di un'azione di massa è probabile che sia un'alternativa all'azione di massa.
IL PARTITO DEMOCRATICO E IL BIPARTITISMO
La strategia elettoralista negli Stati Uniti è veicolata attraverso il sistema bipartitico. I Democratici e i Repubblicani sono entrambi partiti capitalisti, nel senso che sono impegnati a sostenere le basi del sistema capitalista. Sono partiti capitalisti anche nel senso che dipendono da ricchi donatori e dal sostegno dei media capitalisti. Ai vertici, sono una porta girevole tra il mondo degli affari, il governo, l'esercito, i media e il mondo accademico.
Storicamente, i Democratici hanno favorito un maggiore intervento del governo per ridurre le irrazionalità e le disuguaglianze del capitalismo sfrenato. I Repubblicani hanno invece favorito i tagli fiscali, la riduzione della spesa sanitaria, dell'istruzione e del welfare, la deregolamentazione, la politica "legge e ordine", la promozione della famiglia e della religione.
Nessuno dei due partiti è in grado di risolvere i problemi della società capitalista. Il risultato a livello federale è un'alternanza tra i due. I Democratici vincono le elezioni, attuano politiche che deludono la loro base e preparano la loro stessa sconfitta. Nel turno successivo, i Repubblicani vincono, attuano politiche che deludono la loro base e preparano la loro stessa sconfitta. Clinton, Bush, Obama, Trump, Biden, Trump...
A livello di singoli stati, quelli della costa orientale e di quella occidentale tendono ad essere stati che si schierano con il Partito Democratico, il sud e l'ovest tendono ad essere Repubblicani e il Midwest è diviso fra i due. All'interno di queste regioni, le grandi città tendono ad essere Democratiche, le piccole città e le zone rurali tendono ad essere Repubblicane e le zone di periferia sono divise.
Circa un terzo della classe operaia vota per i democratici, un terzo vota per i repubblicani e un terzo non vota. I lavoratori neri, latini e le donne tendono a votare per i Democratici, mentre i lavoratori bianchi e gli uomini tendono a votare per i Repubblicani. I rappresentanti già eletti vengono quasi sempre rieletti, ma pochi lavoratori hanno fiducia nei politici, anche in quelli per cui votano.
Dagli anni '80, il movimento operaio ha subito una battuta d'arresto di fronte all'offensiva neoliberista dei capitalisti. Ciò ha portato a una peculiare polarizzazione politica. Il Partito Repubblicano ha compiuto una brusca svolta a destra sotto Reagan, i due Bush e poi con Trump, il quale unisce il tradizionale conservatorismo repubblicano con la crudele stupidità del Make America Great Again (MAGA).
Il Partito Democratico ha abbracciato il neoliberismo a partire da Bill Clinton, e da allora ha cambiato poco sotto Obama e Biden. Il polo sinistro della polarizzazione si esprime nel malcontento di massa, nella sfiducia nel sistema, nelle ripetute mobilitazioni fin dalla metà degli anni '90 e nel serbatoio di sostegno al riformismo di Bernie Sanders, Alexandria Ocasio-Cortez e Mamdani.
Il problema immediato per la classe lavoratrice è che essa non dispone di una sua rappresentanza politica indipendente. Ha bisogno di un partito dei lavoratori che rappresenti gli interessi della classe lavoratrice nel suo insieme e che lotti per l'uguaglianza politica e sociale degli oppressi. Entrambe le cose sono essenziali. Un partito che guidi l'azione di massa e si candidi alle elezioni. Un partito del genere potrebbe attrarre tutta la classe lavoratrice, tranne le sue frange più minoritarie.
I DEMOCRATIC SOCIALISTS OF AMERICA (DSA)
I sondaggi hanno da tempo dimostrato un ampio sostegno alle politiche "New Deal". Bernie Sanders ha sfruttato questo sostegno nella sua corsa a candidato del Partito Democratico nel 2016. I lavoratori e i giovani si sono schierati a favore della sua campagna, come avevano fatto con quella di Barack Obama nel 2008, ma nel caso di Sanders con obiettivi politici più chiari.
Quando Trump nel 2016 vinse le elezioni, pur perdendo nel conteggio dei voti assoluti, migliaia di giovani hanno invaso i DSA, dopo aver scoperto su internet questa organizzazione. Il numero dei membri dei DSA è cresciuto da 6.000 nel novembre 2016 a 79.000 nel gennaio 2021. È poi sceso a 51.000 durante l'amministrazione Biden, per poi risalire con la rielezione di Trump raggiungendo le 80.000 unità secondo l'ultimo conteggio.
I DSA si sono ora spostati a sinistra. L'organizzazione si definisce anticapitalista e socialista. Ha preso una posizione chiara sulla Palestina. Si è allontanata dall'elettoralismo a livello locale e nazionale, concentrandosi maggiormente sul lavoro, sui diritti degli immigrati e sulla solidarietà con la Palestina. La vecchia leadership ha perso la convention (equivalente di un congresso, ndt) del 2023 ed è stata sostituita. Il Comitato Politico Nazionale (NPC) ha una maggioranza formalmente di sinistra.
Il problema politico più urgente dei DSA è quello di rompere effettivamente con i Democratici, e non solo di parlare della necessità di farlo. La maggioranza dei membri dei DSA è favorevole alla politica del "dirty break" (l'utilizzo strumentale di rappresentanti e candidati DSA all'interno del Partito Democratico con l'obiettivo di un proprio rafforzamento e della conseguente creazione di un nuovo partito, ndt): utilizzare ora la linea del Partito Democratico per prepararsi all'indipendenza in futuro. In pratica, questo significa nessuna rottura.
Prima di Mamdani, l'elettoralismo aveva perso terreno nei DSA. Il successo di Mamdani ha rilanciato le sue fortune, rafforzando l'illusione che essere in carica significhi essere al potere. Per superare questo ostacolo, i membri dei DSA dovranno rendersi conto che l'amministrazione Mamdani, eletta senza un'ondata di massa, non è in grado di attuare le sue riforme.
I DSA di Chicago hanno vissuto un'esperienza simile nel 2023, quando l'ex insegnante e dirigente del sindacato Chicago Teachers Union (CTU) Brandon Johnson si è candidato con successo a sindaco di Chicago. La sua corsa era da indipendente, e ciò non ha sollevato il problema di sostenere un candidato espressione del Partito Democratico. Ma ha comunque sollevato il problema dell'elettoralismo. La maggior parte dei membri dei DSA che hanno fatto campagna per lui pensava che "Johnson eletto" equivalesse "Johnson al potere". Nel giro di un anno quell'illusione è stata infranta.
Durante la grande manifestazione "No Kings 2.0" tenutasi a Chicago il 18 ottobre, Johnson ha usato toni molto diversi. Riferendosi alla famosa osservazione di W.E.B. Du Bois secondo cui "i lavoratori neri hanno vinto [la Guerra civile] grazie a uno sciopero generale che ha trasferito la loro manodopera dai piantatori confederati agli invasori nordisti", Johnson ha affermato: «Se i miei antenati, in quanto schiavi, sono stati in grado di guidare il più grande sciopero generale nella storia di questo Paese, colpendo i super-ricchi e le grandi aziende, anche noi possiamo farlo!».
Ciò non è esattamente un appello allo sciopero generale, come sostengono alcuni membri dei DSA e della sinistra, ma è comunque ben lontano dal "Votate per me e vi renderò liberi".
BATTERSI O DISINTERESSARSI?
Alcuni rivoluzionari sostengono che i DSA siano troppo riformisti per interessarsi a loro. Capisco questo modo di pensare, ma non sono d'accordo. Si tratta di ottantamila giovani, per lo più lavoratori, che si considerano socialisti, che vogliono costruire un partito della classe lavoratrice, attivi nei sindacati, nei diritti degli immigrati e nella solidarietà con la Palestina, che discutono questioni politiche, che discutono la candidatura di propri rappresentanti contro i Democratici. A mio avviso, i rivoluzionari dovrebbero essere coinvolti in questo processo.
La classe lavoratrice statunitense ha bisogno di un partito rivoluzionario, ma i rivoluzionari negli Stati Uniti sono ben lontani dall'essere in grado di costruirne uno. I nostri numeri sono troppo bassi. La nostra influenza è troppo limitata. Dobbiamo trovare il modo di relazionarci con i lavoratori e i giovani che iniziano a muoversi. Innanzitutto nei sindacati e nei movimenti, ma anche in spazi esplicitamente politici. Dall'esterno, nel caso della campagna di Mamdani, o dall'interno, nel caso dei DSA.
La strategia per costruire un partito rivoluzionario è chiara. Come costruirlo è oggetto di dibattito, e non solo negli Stati Uniti. È un dibattito che sta avvenendo in organizzazioni come il PSOL in Brasile, Die Linke in Germania, il Nuovo Fronte Popolare in Francia, Your Party in Gran Bretagna. Bisogna partecipare a questo dibattito o bisogna ignorarlo? Se bisogna partecipare, dobbiamo farlo dall'interno o dall'esterno? Il congresso della Lega Internazionale Socialista (LIS) del dicembre 2025 avrà molto di cui discutere.








