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Sciopero per la Palestina!
No all'aggressione alla Flottilla. No al piano Trump-Blair-Netanyahu
2 Ottobre 2025
Testo del volantino che verrà distribuito in occasione dello sciopero generale del 3 ottobre
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Mentre Trump e Netanyahu varano un piano neocoloniale per la Palestina e per Gaza, la marina militare dello Stato sionista tutela il proprio blocco navale nel mare di Gaza minacciando, aggredendo, sequestrando le imbarcazioni della Flotilla. È un fatto gravissimo e inaccettabile.
Il blocco navale di Gaza che dura da diciotto anni (...altro che 7 ottobre) è di fatto parte integrante della guerra genocida che Netanyahu ha scatenato contro il popolo palestinese. Denunciarlo e contestarlo non solo è un diritto ma un dovere. Questo è lo scopo dichiarato della Global Sumud Flotilla.
L'aggressione alla Flotilla da parte di Israele è la riprova, se ve ne era bisogno, che lo Stato sionista conosce una sola legge: quella della prevaricazione e del terrore contro ogni turbativa, persino simbolica, dei suoi interessi di Stato oppressore. È la stessa pratica del terrore di questi due anni di guerra a Gaza e in Cisgiornania col loro carico di morte e distruzioni. Una pratica non solo impunita, ma sostenuta, finanziata, armata da tutti i governi cosiddetti democratici. E avallata da tutte le potenze imperialiste, vecchie e nuove.
Il governo italiano ha fornito a Israele una copertura totale. Sino ad addossare agli attivisti della Flotilla la responsabilità dell'aggressione di Israele nei suoi confronti. Nessuna meraviglia: è lo stesso governo che tutela l'accordo militare dell'Italia con Israele, che offre l'aeroporto di Sigonella al rifornimento degli aerei israeliani, che fornisce a Israele attraverso Leonardo elicotteri da impiegare contro la resistenza, che concede all'ENI il mare di Gaza per ricavarne profitti.
La definizione di Israele come “paese amico”, e della Flotilla come presenza ostile, sta in questo quadro. L'appello corale alla Flotilla da parte della Presidenza della Repubblica, dei vertici della Chiesa, di larga parte della cosiddetta opposizione parlamentare, perché rinunciasse a violare il blocco navale accontentandosi di qualche pacca sulle spalle misura solamente la complicità istituzionale con Israele di tutta la politica borghese. La stessa che un anno fa in Parlamento votò la spedizione navale in Golfo Persico contro gli houthi, al fianco di Israele e contro la resistenza palestinese.
L'aggressione alla Flotilla e la complicità di cui quest'aggressione gode è un ulteriore fascio di luce sul vero volto del piano Trump-Netanyahu. La pace eterna che il piano rivendica è quella dei cimiteri. Una pietra tombale sull'autodeterminazione della Palestina. I palestinesi sono privati di ogni voce in capitolo sulla loro sorte. Ogni loro resistenza è minacciata di distruzione totale. Sulla Cisgiordania si lascia mano libera a Netanyahu, mentre Gaza è affidata ad un protettorato coloniale angloamericano con tanto di occupazione militare. A garanzia di Israele, degli interessi imperialisti, degli appetiti di affaristi e immobiliaristi. Una infamia. Di cui sono complici tutti i governi arabi e tutti gli Stati imperialisti, incluse la Russia e la Cina, che dichiarano il proprio appoggio al piano di pace di Trump augurandogli pieno successo.
È la riprova che i palestinesi non hanno amici in alto, ma solo in basso. Nel coraggio della loro resistenza, nella mobilitazione pro Palestina della giovane generazione di tutto il mondo, nella classe lavoratrice internazionale.
Viva lo sciopero per la Palestina contro lo Stato coloniale di Israele e la sua barbarie genocida!
Per il blocco a oltranza nei porti e negli aeroporti di ogni traffico con Israele, con potere di controllo e di veto dei lavoratori sulle merci in entrata e in uscita.
Giù le mani dalla Flottilla.
No al protettorato neocoloniale previsto dal Piano Trump-Blair-Netanyahu.
Per la piena autodeterminazione del popolo palestinese.
Per il diritto del ritorno dei palestinesi nella propria terra.
Per una Palestina unita dal fiume al mare, libera dal sionismo, dall'imperialismo, da ogni forma di colonialismo.
Per una Palestina laica e socialista, in un Medio Oriente socialista.