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No a un protettorato coloniale!
Dalla parte della resistenza palestinese
30 Settembre 2025
Il piano Trump-Netanyahu viene celebrato in queste ore a reti unificate come grande piano di pace per la Palestina e il Medio Oriente. In realtà si tratta persino formalmente di un piano neocoloniale. Un piano al servizio dello Stato sionista e dell'imperialismo.
Il boia Netanyahu mira a incassare il frutto della grande guerra genocida; la resa e il disarmo della resistenza; la mano libera in Cisgiordania, di cui il piano non a caso non parla; un governo di Gaza controllato direttamente da Trump e da Blair, a garanzia di Israele, degli interessi imperialisti, degli appetiti immobiliari.
Netanyahu mira a una forza armata internazionale di “stabilizzazione” a Gaza in collaborazione con Israele, a garanzia dell'annientamento di ogni possibile resistenza presente o futura. Una presenza diretta complementare all'esercito israeliano “fino a quando Gaza non sarà adeguatamente protetta da qualsiasi minaccia terrorista”, cioè virtualmente una presenza militare permanente, quale clausola di sicurezza.
Trump, a sua volta, lavora a ricomporre attorno a Israele il grosso dei governi arabi in funzione del rilancio e allargamento degli accordi di Abramo. La richiesta delle scuse di Israele al Qatar è parte dell'operazione. I regimi arabi sono apertamente coinvolti nel piano come garanti della resa di Hamas e della “sicurezza” di Israele, a partire dall'Egitto e della Giordania.
In questo quadro persino l'Iran è stato evocato come possibile partner futuro e aggiuntivo di un grande accordo regionale, naturalmente in cambio di una sua resa eventuale ai diktat sionisti e imperialisti.
Quanto all'Autorità Nazionale Palestinese, le viene riservato un ruolo ipotetico e futuribile nel caso dimostrasse sui tempi lunghi una imprecisata capacità di autoriforma. Nei fatti, una sua emarginazione umiliante.
La manovra di Trump è ambiziosa. Trump cerca un equilibrio mediorientale che gli consenta di concentrarsi sul Pacifico. L'estensione degli accordi di Abramo è centrale da questo punto di vista. La linea di sfondamento militare di Israele su tutti i fronti rischiava di compromettere il disegno americano, ostacolando una ricomposizione tra Israele e paesi arabi. Il piano attuale punta a sormontare questa difficoltà con un capovolgimento di impostazione. Proprio l'onnipotenza militare di Israele nella regione, grazie anche al sostegno USA, viene indicata come il baricentro obbligato del nuovo equilibrio regionale.
La capitolazione delle borghesie arabe non poteva essere più smaccata. Il fatto che persino l'ANP plauda a un piano Trump che sostanzialmente la ignora è la misura più chiara della sua corruzione politica.
Gli imperialismi europei si accodano uno dopo l'altro al piano Trump-Netanyahu. Nei mesi precedenti, l'impasse politica dell'operazione Trump e la pressione di un'opinione pubblica europea fortemente filopalestinese avevano indotto diversi governi europei a mimare il “riconoscimento” virtuale dello Stato di Palestina. Un'operazione ipocrita e di pura immagine da parte di governi che continuavano e continuano ad armare e finanziare Israele.
E tuttavia, un'operazione che puntava a inserirsi nelle contraddizioni della politica trumpiana per cercare di attivare una relazione in proprio con le monarchie del Golfo, in qualche modo concorrenziale con quella americana. Il piano Macron-sauditi in particolare si muoveva in questa direzione. Ma ora che Trump ha riafferrato il bandolo della matassa, gli imperialismi europei gli cedono il passo.
Il fatto che il piano Trump non preveda uno Stato palestinese se non come “aspirazione” dei palestinesi (un'aspirazione non si nega a nessuno) non fa problema per i governi dell'Unione Europea. I rapporti di forza con l'imperialismo USA e la propria complicità con Israele sono tali che l'accodamento dell'UE agli USA, con tanto di plauso, è un fatto obbligato.
Restano i palestinesi, le vittime designate del grande gioco imperialista e sionista. Nulla per loro è cambiato. La guerra di Israele continua in queste ore col suo carico di morte e di terrore. A Gaza e in Cisgiordania. Le organizzazioni della resistenza palestinese non sono state ad oggi neppure interpellate da un piano che prevede la loro distruzione. I palestinesi di Gaza non avranno alcuna voce in capitolo sul governo coloniale scelto per loro. In cambio, il piano Trump-Netanyahu prevede un processo di dialogo interreligioso mirato a cambiare la mentalità dei palestinesi. Cioè a sradicare in loro l'idea stessa di nazione oppressa e di resistenza. L'eterna ambizione di ogni occupazione coloniale.
Ma questo disegno fallirà. Quali che saranno gli esiti militari immediati del ricatto terroristico dello Stato sionista e dell'imperialismo, possiamo dire con assoluta certezza che il popolo palestinese non disperderà né le proprie ragioni né la propria memoria. Tutto sarà ricordato, nulla sarà perdonato, tanto più dopo due anni di guerra genocida. La resistenza palestinese ribusserà alla porta. Ci auguriamo con una nuova direzione, e un nuovo programma di rivoluzione.
No ai protettorati coloniali in Palestina! Per una Palestina libera dal sionismo e dall'imperialismo! Per una Palestina unita, democratica, laica, socialista, in un Medio Oriente socialista!