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Lo sciopero e le manifestazioni del 22 settembre per la Palestina
24 Settembre 2025
La giornata dello sciopero generale per la Palestina, promosso dall'Unione Sindacale di Base, CUB e SGB ha registrato un indubbio successo politico. Le ottanta manifestazioni di piazza tenutesi in altrettante città grandi e piccole hanno visto una partecipazione eccezionalmente ampia. Una partecipazione soprattutto di giovani e giovanissimi, studenti delle scuole superiori e dell'università, che hanno invaso strade e piazze, in diverse centinaia di migliaia, portandovi una carica combattiva radicale.
A Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna, persino i dati di partecipazione forniti dalle questure hanno largamente travalicato tutte le previsioni della vigilia. Per fare un solo esempio, la questura di Roma, che aveva previsto una partecipazione di 8000 manifestanti, è stata costretta a dichiarare una partecipazione di oltre 20000 persone.
La pressione di piazza si è tradotta in molteplici azioni dirette e di massa: presidi, occupazione e blocco delle stazioni ferroviarie, di autostrade, di snodi portuali. In alcuni casi la polizia ha caricato e ha fatto arresti (Milano, Bologna), ma nella maggior parte delle situazioni, nonostante le leggi forcaiole sull'ordine pubblico, non sono state in grado né di impedire né di contrastare le azioni di blocco. Anche questo ha misurato la forza delle manifestazioni.
Non solo. La stessa stampa borghese è stata costretta a testimoniare innumerevoli casi di accoglienza solidale delle manifestazioni e delle azioni di blocco da parte di automobilisti, passanti, persone affacciate ai balconi. La bandiera della Palestina ha sventolato ovunque per l'intera giornata.
Il sentimento pro Palestina è plebiscitario nella società italiana. Le ottanta manifestazioni del 22 settembre gli hanno dato un'espressione e un volto.
È vero, il numero effettivo dei lavoratori/lavoratrici in sciopero è stato modesto. La burocrazia CGIL ha apertamente sabotato lo sciopero, temendo una sua riuscita. Per questo venerdì 19 aveva indetto una propria giornata di mobilitazione sul tema Palestina, con caratteri diversificati per territori e categorie: lo scopo evidente dell'iniziativa era disinnescare il rischio che settori importanti della propria base potessero aderire allo sciopero generale del 22 settembre.
Non solo, dunque, la CGIL non ha unito le proprie forze allo sciopero generale, ma ha puntato apertamente sul suo fallimento.
Questa manovra burocratica ha tuttavia mancato il proprio obiettivo sotto diversi aspetti. Nel settore dei servizi, nella sanità, e in particolare nella scuola, un settore importante della base CGIL ha scioperato. A Roma la presenza degli insegnanti in sciopero al fianco dei propri studenti è stata uno degli aspetti più significativi della grande manifestazione. Così come la presenza del personale sanitario in camice bianco nella manifestazione di Napoli.
Ma soprattutto, al di là dei numeri, conta il dato politico. Lo sciopero è stato visto con grande simpatia e sostegno anche da parte di quella maggioranza dei salariati che non vi ha partecipato. Prima di tutto dalla base di massa della CGIL, che si è identificata nella marea di giovani discesa nelle strade nel nome della Palestina. La sproporzione tra l'iniziativa in sordina del 19 e il successo di immagine dello sciopero del 22 è stata enorme. Uno smacco bruciante per l'apparato CGIL. Prova ne sia che per l'intera giornata del 22 la direzione della CGIL è stata muta, senza una sola parola di commento su quanto stava accadendo.
Ora, dopo il grande successo di immagine e di partecipazione alle manifestazioni, l'esigenza di un vero sciopero generale, unitario, di massa, contro lo Stato sionista, contro il governo italiano che lo sostiene, e per la liberazione della Palestina, assume un carattere ancora più evidente.
La giornata del 22 settembre pone a tutti la responsabilità di una prospettiva e azione di fronte unico. La burocrazia CGIL, dopo la magra figura, vorrebbe parlar d'altro per medicare la ferita. La direzione di USB vorrebbe lustrare il proprio successo d'immagine in chiave autocentrata. Ma a nessuno deve essere consentita la via di fuga. La marea di giovani scesa in piazza si attende una continuità della propria azione. I fatti tragici di Palestina, e la complicità del governo italiano, pongono ogni giorno di più tale necessità. Il tema stesso dello sciopero politico per la Palestina è ormai sdoganato e legittimato nella percezione di massa, così come il tema del blocco totale nei porti ed aeroporti di ogni trasporto d'armi, di ogni traffico commerciale con Israele.
Unire le forze in questa direzione, al di là di ogni steccato divisorio, è il compito del momento. Il PCL si batterà ovunque con questa parola d'ordine, assieme alla rivendicazione più generale della liberazione della Palestina dal sionismo e dall'imperialismo.
La grande manifestazione nazionale convocata unitariamente da tutte le organizzazioni palestinesi per il 4 ottobre a Roma sarà in questo senso un appuntamento centrale.