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Elezioni in Bolivia. Un esempio ulteriore: ciò che non avanza retrocede

15 Settembre 2025
bolivia


Domenica 17 agosto si sono tenute le elezioni nazionali in Bolivia. I risultati offrono una cruda radiografia della situazione politica del paese, dopo uno dei cicli più lunghi dei cosiddetti governi populisti della regione. Si è verificata una svolta elettorale verso destra: i primi tre candidati più votati hanno raccolto il 54% dei voti. Il MAS, che aveva governato per quasi due decenni, è crollato. E quasi il 20% dei voti è stato nullo.

Questo spostamento verso destra non è un fatto inaspettato nel contesto della polarizzazione sociale e politica mondiale, e nemmeno a fronte del profondo logoramento del MAS e di Evo Morales. Abbiamo analizzato questo processo in diversi articoli su questo sito (il sito della Lega Internazionale Socialista) e nella nostra rivista Rivoluzione Permanente (la rivista della LIS).

Nel caso boliviano, il MAS si è eroso quando il ciclo eccezionale dei prezzi elevati delle materie prime è giunto al termine e il partito è diventato l'amministratore della ristrutturazione economica. Finché l'imprenditoria boliviana e i capitalisti (con alcune contraddizioni particolari) erano in espansione, vi era margine per concessioni sociali. Ma quando il ciclo economico ha iniziato a contrarsi e si è trattato di decidere chi far pagare, il MAS – come tutti i suoi omologhi – ha scelto di difendere gli interessi del capitale.

Questo è il fattore determinante, anche se non l'unico. Gli altri elementi sono conseguenze o espressioni di questa scelta di fondo.

La Bolivia è un ulteriore esempio della deriva dei progressismi. Anche se in questo caso, forse, il MAS e Evo Morales incarnano uno degli esempi più estremi di decomposizione politica.


I RISULTATI DELLE ELEZIONI

Con il 32% dei voti validi, il Partito Democratico Cristiano (PDC), guidato dalla coppia Paz-Lara – che non figurava tra i favoriti secondo i sondaggi – ha prevalso con un discorso di «capitalismo per tutti»: crediti, tagli al bilancio statale e lotta alla corruzione. Un programma di centrodestra mascherato, ma chiaramente difensore del sistema capitalista.

Al secondo posto, con il 26% dei voti validi, si è classificata l'Alianza Libre, guidata da Jorge “Tuto” Quiroga, ex vicepresidente del dittatore Banzer, che è diventato presidente dopo la sua morte.

Tra questi due candidati si deciderà il ballottaggio di ottobre.

Al terzo posto, con il 19%, si è classificato Samuel Doria Medina, imprenditore e figura chiave delle privatizzazioni degli anni '90, espressione dell'imperialismo. Ha gareggiato con Quiroga per chi potesse spostare maggiormente a destra l'agenda politica, ma è rimasto fuori dal ballottaggio e ha rapidamente espresso il suo sostegno a Paz.


LA SINISTRA È AFFONDATA

Il MAS, indebolito da lotte interne, ha finito per presentare due candidati provenienti dalle sue file, mentre Evo Morales ha invitato a votare scheda bianca o nulla. Il candidato del governo, Castillo, sostenuto dal presidente Arce, ha raggiunto appena il 3%.

L'altro candidato proveniente dal MAS era Andrónico Rodríguez, che ha superato l'8% dei voti validi e si è classificato al quarto posto, lontano dal terzo.

Anche i voti nulli hanno avuto un peso importante: più di 1,3 milioni. Questo dato deve essere analizzato con attenzione. Sebbene rifletta in parte l'appello di Morales, esprime anche una tendenza più generale: il rifiuto delle alternative politiche tradizionali e, in molti casi, del meccanismo elettorale stesso.


DA MODELLO PROGRESSISTA ALLA DECOMPOSIZIONE

Al di là di queste considerazioni preliminari, il dato politico è schiacciante: una forza che era emersa spazzando via il bipartitismo è crollata elettoralmente. La domanda – cui molte analisi hanno dato una risposta inadeguata – è come sia possibile che un partito che era stato un punto di riferimento del populismo latinoamericano, che aveva attuato misure come il recupero parziale dei proventi degli idrocarburi o l'inclusione delle nazionalità oppresse, abbia finito per raggiungere a malapena la soglia legale per mantenere la sua rappresentanza politica.


PRODOTTO DELLE CIRCOSTANZE

Come abbiamo sottolineato sopra, la base materiale del processo di vittoria del MAS e di Evo Morales erano gli alti prezzi delle materie prime. Il ciclo populista latinoamericano si è sostenuto su quel reddito straordinario: il petrolio venezuelano, il gas boliviano o la soia argentina, per citare alcuni esempi.

Questo contesto favorevole si è combinato con:

• il rifiuto popolare delle politiche neoliberiste e delle loro conseguenze sociali;
• un'intensificazione della lotta di classe che ha messo alle strette i regimi bipartitici;
• l’assenza di una sconfitta strutturale del capitalismo.

Sono così nati progetti di sinistra – alcuni basati su partiti tradizionali, come in Argentina – che hanno approfittato del surplus commerciale e dell'aumento delle riserve per offrire concessioni minime, accompagnate da un discorso di forte carica simbolica.


UN'OCCASIONE SPRECATA

Nel caso della Bolivia, tali condizioni hanno permesso di recuperare parte del reddito nazionale proveniente dagli idrocarburi. Il fatto che un leader indigeno, il primo a diventare presidente, abbia preso il potere ha rafforzato simbolicamente la legittimità del processo e gli è valso un sostegno massiccio da parte delle maggioranze sfruttate e oppresse.

Con quel capitale politico, Morales si sarebbe potuto spingere molto più lontano. Per farlo avrebbe dovuto toccare gli interessi dell'imperialismo e della borghesia locale: nazionalizzare realmente e integralmente le risorse fondamentali dell'economia; smettere di pagare il debito estero; pianificare uno sviluppo autonomo; coordinare politiche di indipendenza economica e politica con i paesi della regione; riformare la Costituzione per abolire la sacrosanta proprietà privata capitalista, e riconoscere costituzionalmente i popoli indigeni.

Ma nulla di tutto ciò è accaduto. Questo non era né l'orientamento del MAS né quello di Evo Morales, tantomeno del suo vicepresidente, Álvaro García Linera, che si è affermato come uno dei principali intellettuali di questo processo. All'epoca, Linera avvertiva che non bisognava «virare troppo a sinistra» per non spaventare l'elettorato ed evitare che il processo subisse una battuta d'arresto.


LA DESTRA GERMOGLIA DAL FRUTTO MARCIO DEL PROGRESSISMO

A parte per ciò che riguarda le misure di ristrutturazione economica, la decomposizione del MAS è stata particolarmente profonda. Non solo è stato coinvolto in scandali di corruzione, ma Morales ha anche cercato di modificare la Costituzione che lui stesso aveva promosso al fine di rimanere al potere. Questo fatto ha dato alla destra una potente arma politica, che ha usato per rilanciarsi dopo gli eventi del novembre 2019.

Nel 2020, il MAS ha scelto Arce come candidato alla presidenza. In un'operazione che ricorda altri esempi latinoamericani, Arce è diventato un “traditore” e nemico di Morales. Quest'ultimo stato coinvolto in un tentativo di colpo di Stato e ha finito per dividere il partito. Forse l'immagine più compiuta di questa decomposizione è quella di un Evo Morales nascosto, latitante, che invita a votare scheda bianca o nulla.

Al di là di questa deriva personale, la causa del crollo è chiara: l'incapacità del MAS di offrire soluzioni economiche reali alla grande maggioranza.

Lo ammette lo stesso García Linera:

«Un governo progressista o di sinistra perde le elezioni a causa dei propri errori politici. E questi errori possono essere molteplici. Ma c'è un difetto che accomuna tutti gli altri: l'errore di gestione economica nel prendere decisioni che colpiscono le tasche della grande maggioranza dei propri sostenitori... Il progressismo e la sinistra sono condannati a spingersi più avanti se vogliono continuare a governare. Fermarsi significa perdere» (1).

Il progressismo è un'utopia. E per non «fermarsi» l'unica via d'uscita è avanzare toccando gli interessi del capitale. Questa è la verità che continua a trovare riscontro, ancora e ancora, con dolorosa chiarezza. Non ci possono più essere dubbi, è una legge: il progressismo non porta al progresso, ma a una destra che si nutre della delusione e della frustrazione delle aspettative tradite.



(1) https://www.jornada.com.mx/noticia/2025/08/16/mundo/por-que-la-izquierda-y-el-progresismo-pierden-elecciones. L'articolo è stato pubblicato anche dal quotidiano argentino Página 12.

César Latorre

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