Prima pagina
Il ponte sullo Stretto di Messina come farsa finale dell'incompetenza
12 Agosto 2025
MATTEO SALVINI, IL GIULLARE DEL POTERE
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di questo governo gode del primato di essere uno dei massimi incompetenti al potere. Matteo Salvini è un personaggio che si è costruito unicamente sulla sua carriera politica, propagandando qualsiasi posizione portasse a lui voti. Un politico che si è dimostrato non credere in nulla, partendo dalle prime interviste radiofoniche lombarde fino ai comizi elettorali più importanti degli ultimi anni. I suoi cambi di posizione di 180° lo dimostrano: è passato dal suo odio verso i meridionali fino a stringerne i più intimi rapporti con la borghesia del Sud per avere voti.
È un incompetente, non c’è un singolo ambito di cui lui sia maestro, eppure è vicepremier. Come è possibile? Com’è giustificabile che una persona del suo (non) calibro sia al comando, da anni, tra i massimi organi dirigenziali dello Stato?
La risposta non sta solo nella politica, ma nel ruolo che il potere economico (il capitale) gioca nelle scelte istituzionali. Salvini è diventato uno strumento utile per tutelare gli interessi della grande borghesia. È perfettamente funzionale a un sistema che protegge i privilegi economici.
LE CRITICITÀ DELL'OPERA E LA BUROCRAZIA
Il progetto attuale del ponte sullo Stretto di Messina prevede una struttura sospesa con una campata unica di 3.300 metri, una dimensione mai realizzata prima in nessuna parte del mondo. Ad oggi, il ponte più lungo è quello di Akashi del 1988, che misura circa 2.000 metri (1). Come mai dal 1988 non si sono costruiti ponti più lunghi? Per due fattori: costi e fattibilità tecniche.
Costi. Oltre queste dimensioni si cambia tipologia strutturale, perché non diventa sostenibile. Il collegamento tra il punto A e il punto B può essere più lungo dei 2 km, ma si fanno più campate, si suddivide il ponte. Il problema poi non è semplicemente realizzare l’opera, ma garantire la sua funzionalità nel tempo (come nel caso del crollo del ponte Morandi). I costi di manutenzioni di tali opere raggiungerebbero valori troppo elevati.
Fattibilità tecniche. La tecnica del costruire è basata sull’esperienza. Le norme tecniche delle costruzioni sono basate su prove sperimentali della resistenza dei materiali e di approfonditi studi fatti sugli incidenti del passato. Compiere un salto evolutivo così grande, dai 2 km del ponte di Akashi a 3 km del ponte sullo stretto significa avventurarsi in un mondo ancora mai conosciuto per i tecnici. Ci sono fattori di scala che influiscono sulla complessità del calcolo che non sono di facile stima e valutazione, e non è garantita la precisione. È vero che nella storia dei salti evoluzionistici sono stati fatti, come il Burj Khalifa, ma le questioni tecniche vanno affrontate con rigore!
Nel caso del ponte sullo Stretto si è approvato il progetto definitivo pur essendoci delle criticità importantissime: non si è dimostrato che i cavi portanti del ponte garantiscono una resistenza nel tempo. Si tratta del problema di fatica delle strutture, e quindi della durabilità dell’opera. I cavi non sono una cosa secondaria. I cavi in un ponte sospeso sono il ponte sospeso. Il fatto che ci sia la presenza della faglia sismica è un problema secondario, che questa tipologia di ponte può affrontare (2).
Ci si domanda come il comitato scientifico possa aver fatto passare il progetto semplicemente con delle “raccomandazioni”. Perché nella pratica si sta portando avanti un processo di costruzione senza sapere se l’opera sta in piedi o meno!
VIA LIBERA AL PONTE. ARRIVA L'OK DEL CIPESS
Questo significa che, pur con l'avanzamento delle procedure burocratiche, ci troviamo di fronte a un’assurdità: per un'opera di tale complessità, si è scelto di proseguire senza disporre di un progetto esecutivo.
Nel processo di realizzazione di un'infrastruttura pubblica esistono tre livelli progettuali fondamentali: il progetto di fattibilità, il progetto definitivo e infine il progetto esecutivo. Di questi, il progetto esecutivo è quello cruciale: è in questa fase che si stabilisce con precisione ogni dettaglio costruttivo, fino all’ultimo bullone, ed è sulla base di esso che si costruisce realmente l’opera, oggi incompleto e privo delle condizioni minime per essere realizzato.
Non possiamo sapere con certezza se il ponte verrà effettivamente costruito (non esiste una sfera di cristallo per prevedere il futuro) ma possiamo osservare la realtà presente: ciò che emerge chiaramente è che alla base di questo scenario vi è un meccanismo il cui scopo principale sembra essere il movimento di capitali più che la realizzazione concreta dell’opera.
RIFLESSIONE SULLE GRANDI OPERE
Le grandi opere sono opere pubbliche, e in quanto tali significa che la loro utilità dovrebbe esser destinata alla collettività (sia costi che benefici). Quasi tutto è realizzabile dall’uomo, anche le opere più difficili, ma non si può realizzare un’opera da decine di miliardi di euro (previsti, poi i costi reali saranno destinati ad aumentare) che costerà alla collettività più di quanto è disponibile e necessario. Per attraversare lo Stretto ci sono altre soluzioni più economiche, come i traghetti, ma si può anche pensare a un ponte meno costoso (come la soluzione a tre campate proposta Remo Calzona, ex coordinatore del comitato scientifico Stretto di Messina).
ORGANIZZARE L'OPPOSIZIONE
Dobbiamo organizzare l’opposizione alla costruzione di quest’opera, lottare per tutelare le persone direttamente danneggiate dall’opera e denunciare il giro di interessi economici per la grande borghesia. Si deve organizzare la cittadinanza per andare alla radice dei problemi: il sistema economico-sociale nel quale si privatizzano i profitti e si socializzano le perdite: il capitalismo.
Socialismo o barbarie, ora più che mai.
(1) Più recentemente il Ponte dei Dardanelli ha superato il ponte di Akashi, ma per pochi metri.
(2) Il ponte di Akashi nel 1995 ha resistito al terremoto di Kobe d'intensità 6,8 della scala Richter. Le torri si sono spostate di 1.2 m, l’opera non ha rilevato criticità perché per il fatto stesso che il ponte è sospeso (è un’opera flessibile) gli garantisce di assorbire spostamenti anche molto importanti.