Dalle sezioni del PCL
Sofalegname-Gruppo 8, nessun impegno è stato rispettato
Dalle aziende una condotta indecente
3 Agosto 2025
Riprendiamo il comunicato del SUDD Cobas a conclusione dell'ultimo capitolo della vertenza Sofalegname-Gruppo 8 (Forlì e Cesena).
A dieci giorni di distanza dalla firma in Prefettura dell’accordo, nessuno degli impegni presi da Gruppo 8 e Sofalegname è stato rispettato. A nulla sono valsi ad ora i quotidiani solleciti che il nostro sindacato ha inviato ad entrambe le aziende affinchè si procedesse a fare quanto previsto dall’accordo quadro.
Niente attivazione degli ammortizzatori sociali. Niente ripartenza della produzione in Via Gramadora. Neanche gli stipendi di Giugno sono stati ancora pagati. Nel frattempo da questo lunedì gli operai hanno trovato le porte chiuse anche allo stabilimento di via Meucci, dove è dislocato il reparto della falegnameria. Il tutto senza nessuna comunicazione preventiva nè spiegazione ad operai e sindacato.
Le commesse di lavoro ci sono ma stanno venendo dirottate presso altri stabilimenti di terzisti: in questi giorni è in corso da via Gramadora un via vai continuo di furgoni che svuotano la parte dello stabilimento dove sarebbe dovuta ripartire la produzione di Sofalegname di materiali e merce semilavorata.
Gruppo 8 non sta solo offendendo i lavoratori, ma un intero territorio. Prefettura e Regione Emilia Romagna – che si erano fatti garanti dell’accordo – reagiscano duramente senza accettare dall’azienda un nuovo oltraggio alla dignità del lavoro. Non possiamo permettere ad una multinazionale di continuare ad umiliare questo territorio, prima con le fabbriche-dormitorio e poi stracciando accordi firmati il giorno prima davanti a istituzioni e sindacato. Siamo di fronte ad un modus operandi criminale, su cui anche la Magistratura dovrebbe intervenire al più presto.
Nelle scorse settimane più volte ci siamo sentiti rivolgere “appelli alla ragionevolezza”. Aziende come Gruppo 8 non hanno né ragionevolezza né decenza, e questa ne è l’ennesima prova. Gruppo 8, che fino a dieci giorni fa accusava il sindacato di mettere a rischio la tenuta occupazionale, ha usato ogni giorno successivo all’accordo per portare avanti un piano che serve a bruciare decine di posti di lavoro.
Siamo pronti a fare ripartire la mobilitazione. L’azienda firmi subito il contratto di solidarietà, riparta la produzione in entrambi gli stabilimenti e – non c’è bisogno di dirlo – si paghino immediatamente ai lavoratori gli stipendi.