Interventi
Intervista sul libro 'Brigate Negre' di Marco Gabbas
21 Luglio 2025
Dopo il suo libro sulle rivolte di migranti Inferno a Rosarno, pubblicato nel 2023, il nostro compagno Marco Gabbas ha appena scritto un nuovo libro, Brigate negre, un racconto distopico su un gruppo di immigrati che fanno evadere i detenuti dei CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio). Gli abbiamo fatto qualche domanda, anche per capire perché queste narrazioni siano sistematicamente ignorate.
Che tipo di libro è Brigate negre e perché l’hai scritto?
Brigate negre è un racconto distopico che parla di un gruppo di guerriglieri immigrati che si organizzano per combattere il razzismo di Stato e per far evadere i prigionieri dei CPR. In un certo senso, è ispirato dal principio che quando la realtà è distopica, proprio il racconto distopico è il genere letterario che più si avvicina alla realtà. Naturalmente come anche il mio libro precedente, Inferno a Rosarno, anche questo non sarebbe stato mai scritto senza la lunga esperienza di discriminazione subita dalla mia famiglia. Nello specifico, sono state alcune rivelazioni relative ai CPR rese note alla fine dell’anno scorso che mi hanno sconvolto e mi hanno spinto a scriverlo.
Che differenze ci sono fra Brigate negre e il tuo libro precedente?
Direi che la differenza fondamentale è la quantità di realtà. Cioè, mentre Inferno a Rosarno è una storia sostanzialmente vera dove ho dovuto aggiungere solo un 20% di fantasia, con Brigate negre è il contrario. Cioè, la storia è sostanzialmente di fantasia, anche se ahinoi diverse cose relative ai CPR e più in generale al razzismo di Stato sono vere.
Con un libro del genere, non hai paura di essere accusato di giustificare la violenza?
Come ho già detto, è un libro di fantasia, quindi chiunque può interpretarlo come crede e pensarne quello che vuole. Non mi risulta che la fantasia sia reato, anche se chissà, forse con il nuovo concetto di “terrorismo della parola” introdotto dal decreto sicurezza anche questo libro potrebbe cadere nel penale, staremo a vedere (in ogni caso, dato che il decreto sicurezza è stato recentemente bocciato dalla cassazione, la cosa non mi spaventa molto). Più in generale, sarebbe bene chiedersi come dovrebbero fare gli immigrati a difendersi, dato che non hanno nessun mezzo legale per farlo. Aggiungo anche che in passato alcuni immigrati denunciati per rivolte nei CPR sono stati assolti per aver agito in stato di necessità (anche lì, il nuovo decreto della camerata Meloni introduce il reato di rivolta, ma vedasi quanto detto sopra riguardo la bocciatura). Il problema è la violenza continua e sistematica delle istituzioni contro gli immigrati, che è sempre ignorata, giustificata e impunita.
A quali scrittori ti ispiri?
Parlando di scrittori recenti, certamente i Wu Ming e Valerio Evangelisti, che era molto superiore ad alcuni suoi epigoni settari, ma questo è un altro discorso. Andando più indietro, mi ispiro a Georges Simenon, la qual cosa potrebbe sembrare strana, data la differenza di vedute. Quello che mi piace di lui è soprattutto la semplicità dello stile.
Che accoglienza ti aspetti abbia Brigate negre?
Con tutta probabilità, non avrà nessuna accoglienza particolare, cioè verrà sostanzialmente ignorato così come è stato ignorato Inferno a Rosarno, e questo per diversi motivi. È interessante che il mio libro precedente sia stato ignorato dal manifesto (è stato detto che non interessava), dalla rivista dei comboniani Nigrizia, dal quotidiano della Cei Avvenire, dal mensile anarchico Umanità nova, dal podcast La stanza di Adil, nonché da quello del giornalista Matteo Fraschini e dalle radio Onda rossa e Onda d’urto (sarebbe a dire, da tutti i media che si occupano di questi temi). Ma anche le scrittrici Djarah Khan, Nadeesha Uyangoda, Marilena Delli, Espérance Hakuziwamana l’hanno ignorato, anche quando ho offerto una copia gratuita.
Ciò è in parte spiegabile con il solito settarismo di certi ambienti e con la mia mancanza di conoscenze. Per quanto riguarda poi le scrittrici che si occupano di temi analoghi, forse qui siamo di fronte a una sorta di individualismo e divismo intellettuali, come se una persona che scrive di temi simili fosse una sorta di “concorrente” anziché un alleato (eppure io non ho mai guadagnato niente dai miei libri, anzi ci ho solo perso). Poi, arrivando al contenuto, forse non fa piacere leggere storie di immigrati che si ribellano (vere o inventate che siano): quanto è più piacevole e rassicurante l’immagine dell’immigrato docile e patetico! Infine, una caratteristica stilistica ma che forse fa anche contenuto è il fatto che questi due libri non hanno un vero e proprio protagonista. Sono storie collettive e corali, e anche quando c’è una specie di protagonista, non ha un nome. Chissà, a qualcuno forse questo puzzerà di realismo socialista, ma non disdegno l’etichetta. Forse, nella nostra epoca di iper-individualismo e iper-soggettivismo, interessano soprattutto storie individuali, personali, autobiografiche, ecc.
Dove è reperibile il libro?
Essendo un libro alternativo come contenuto, è molto alternativo anche come distribuzione. È stato infatti pubblicato da un piccolissimo editore della provincia di Cagliari, le Editziones arkiviu Bibrioteca «T. Serra», che non distribuisce nelle librerie. Pertanto, può essere solo ordinato direttamente dall’editore (1).
(1) https://anarkiviu.wordpress.com/