Prima pagina

Zohran Mamdani vince le primarie democratiche a New York

Buona notizia per l'affluenza, nessuna soluzione per la città

28 Giugno 2025
mamdani


Il 24 giugno il socialdemocratico Zohran Mamdani ha vinto le primarie del Partito Democratico per la carica di sindaco di New York City, anche se le vittoria è per ora ufficiosa, dato che le primarie hanno utilizzato il sistema di voto alternativo (voto a scelta classificata, ranked choice) e i risultati finali non saranno pubblicati prima del primo luglio.

Mamdani ha ottenuto il 43,5% dei voti di prima scelta; Andrew Cuomo, il suo avversario espressione dell'establishment del Partito Democratico, ha ottenuto il 36,4%; e Brad Lander ha ottenuto l'11,3% . Poiché Mamdani e Lander prima del voto si sono dichiarati sostegno reciproco, i voti di seconda scelta dati a Lander sarebbero presumibilmente andati a Mamdani, garantendogli la maggioranza. Piuttosto che prolungare l'umiliazione, Cuomo ha ammesso la sconfitta.

Mamdani ha basato la sua campagna elettorale su un programma di riforme municipali, tra cui il congelamento degli affitti per 1 milione di appartamenti a canone calmierato, l'abolizione delle tariffe sugli autobus, l'assistenza all'infanzia gratuita (o sovvenzionata), la creazione di negozi di alimentari di proprietà comunale nei cosiddetti “deserti alimentari”, e l'aumento del salario minimo nella città di New York a 30 dollari l'ora. La sua elezione ha dimostrato un ampio sostegno a tali misure.

Mamdani ha trentatré anni, è un musulmano di origini indiane e proviene da una famiglia benestante. Ha un passato di attivismo studentesco e locale, e di solidarietà con la Palestina. È membro dei Democrati Socialists of America (DSA). Nella sua campagna elettorale non ha messo in evidenza il suo attivismo e la sua appartenenza ai DSA, ma non li ha rinnegati.

La campagna di Mamdani ha fatto uso abilmente dei social media e ha coinvolto migliaia di giovani volontari. Mamdani ha ottenuto buoni risultati tra gli elettori bianchi, latini, asiatici e giovani, mentre non ha avuto lo stesso successo tra gli elettori neri, ebrei e anziani.

Mamdani ha buone possibilità di diventare sindaco di New York, a novembre, ma la sua vittoria non è certa. Il New York Times e il Washington Post sono i principali mezzi di informazione liberal (progressisti, ndt) della classe dirigente statunitense. Il Washington Post è di proprietà di Jeff Bezos, che possiede anche Amazon ed era l'uomo più ricco del mondo fino a quando Elon Musk non lo ha scalzato. Bezos potrebbe riconquistare il titolo di più ricco, dato che le buffonate politiche di Musk stanno trascinando Tesla verso il basso, e i suoi razzi Starship continuano a esplodere. Ecco il punto di vista capitalista liberal del Washington Post sulle elezioni di Mamdani, citato per esteso perché molto rivelatore:

«La vittoria di Zohran Mamdani è un male per New York e per il Partito Democratico. [titolo]

[...] Ora, un uomo che crede che il capitalismo sia un “furto” è in lizza per guidare la città più grande del Paese e la capitale finanziaria del mondo. Le sue idee principali sono “negozi di alimentari di proprietà della città”, gratuità dei trasporti pubblici, congelamento degli affitti su 1 milione di appartamenti regolamentati e aumento del salario minimo a 30 dollari. Senza dubbio queste potrebbero sembrare idee allettanti ad alcuni elettori. Ma, come per molte proposte dell'estrema sinistra americana, queste scelte danneggerebbero proprio le persone che dovrebbero aiutare.

Un salario minimo elevato avrebbe un effetto negativo sull'occupazione dei lavoratori poco qualificati. Il congelamento degli affitti ridurrebbe l'offerta di alloggi e ne diminuirebbe la qualità. Il taglio delle tariffe degli autobus creerebbe un buco nei finanziamenti dei trasporti pubblici che, se non venisse in qualche modo colmato, comprometterebbe il servizio. Nel frattempo, il settore alimentare opera con margini ridotti, e il progetto di negozi gestiti dalla città porterebbe probabilmente a una riduzione delle scelte, a un servizio scadente e a carenze di prodotti, poiché i negozi privati chiuderebbero piuttosto che cercare di competere con quelli sovvenzionati dalla città.

Mamdani in precedenza aveva chiesto di tagliare i fondi alla polizia e di smantellarla. Anche se ha moderato le sue posizioni, continua a opporsi all'assunzione di nuovi agenti.

Almeno una cosa Mamdani la ammette: il candidato vuole tasse ancora più elevate in una città dove sono già molto pesanti. Vuole un'imposta patrimoniale annuale del 2% sull'1% più ricco dei newyorkesi, e aumentare l'aliquota dell'imposta sulle aziende dallo 7,25% all'11,5%. La Grande Mela già soffre di fuga di capitali. Gli hedge fund e altri soggetti finanziari si sono trasferiti in luoghi più favorevoli alle imprese, come la Florida. I piani fiscali di Mamdani stimolerebbero un esodo delle imprese e spingerebbero più persone ricche a lasciare la città, minando la base imponibile e rendendo più difficile mantenere i servizi esistenti
».

I ricchi finanziatori e i media di establishment faranno pressione sul Partito Democratico affinché saboti la campagna di Mamdani negandogli il proprio sostegno e i propri finanziamenti. Cuomo e l'attuale sindaco democratico Eric Adams, entrambi candidati come indipendenti alle elezioni di novembre, potrebbero stringere un accordo in base al quale uno dei due si ritirerebbe a favore dell'altro.

Se Mamdani vincerà, dovrà affrontare grandi ostacoli. Egli propone di finanziare le sue riforme con una patrimoniale e un aumento delle tasse sul reddito d'impresa. Ma il sindaco non ha alcun controllo su nessuna delle due cose, e il governatore dello stato di New York Kathy Hochul ha escluso qualsiasi aumento delle tasse. Senza finanziamenti, le riforme di Mamdani sarebbero sconfitte dalle forze del mercato, e lui non durerebbe a lungo in carica.

Se la massa dei lavoratori e degli oppressi si mobilitassero, Mamdani potrebbe superare la resistenza dei capitalisti. Ma non siamo ancora in quel mondo.

In assenza di una mobilitazione di massa, Mamdani rischia piuttosto di diventare un altro Brandon Johnson, l'attuale sindaco di Chicago. Le credenziali di Johnson tra la base e gli elettori erano persino migliori di quelle di Mamdani, dato che è stato insegnante nelle scuole pubbliche di Chicago per molti anni e membro del sindacato Chicago Teachers Union (CTU). Accettando i limiti imposti dalla sua carica di sindaco, Johnson non è riuscito a portare avanti le sue riforme progressiste, ha deluso la sua base e avrà difficoltà a vincere un secondo mandato nel 2027.

La vittoria di Mamdani ha entusiasmato gli attivisti di base, che vogliono credere nella possibilità di ottenere riforme attraverso le elezioni, e rivendicano la conquista del Partito Democratico come partito del popolo. Avevano quasi rinunciato al loro impegno dopo le delusioni delle amministrazioni di Barack Obama e Joe Biden, le candidature di Hillary Clinton e Kamala Harris, il dietrofront di Bernie Sanders e l'integrazione di Alexandria Ocasio-Cortez e della Squad (gruppo di deputati e deputate vicini/e politicamente a Ocasio-Cortez, ndt) nell'ordine congressuale.

Il titolo di un articolo del 25 giugno di Liza Featherstone sul sito Jacobin coglie il cambiamento: «In un momento politico cupo, Zohran Mamdani offre speranza».

La vittoria di Mamdani conferma ciò che stiamo vedendo nelle grandi manifestazioni contro Donald Trump. Un gran numero di lavoratori e giovani vogliono opporsi e resistere. I marxisti rivoluzionari ripettano questo impulso. Allo stesso tempo, dobbiamo spiegare con pazienza che il Partito Democratico è un partito neoliberista e guerrafondaio. I loro politici sono costretti a scegliere tra acconsentire a ciò che sanno essere sbagliato o essere buttati fuori dai loro incarichi.

I marxisti rivoluzionari non dovrebbero candidarsi nel Partito Democratico né sostenere i democratici. Di conseguenza, è improbabile che i candidati che invece sosteniamo possano vincere le elezioni al di sopra del livello dei consigli comunali. Ma per noi, con l'attuale livello della lotta di classe, le elezioni servono a diffondere le nostre idee, non a conquistare cariche pubbliche.

Man mano che i lavoratori e gli oppressi si mobiliteranno, la situazione cambierà. I lavoratori in movimento chiederanno una rappresentanza politica, un partito di massa della classe lavoratrice. Le elezioni continueranno a riguardare principalmente la propaganda, ma l'elezione di lavoratori e rivoluzionari consentirà una maggiore diffusione di tale propaganda.

Le lotte decisive emergeranno dall'organizzazione sul posto di lavoro, nella comunità locali e nell'esercito, con manifestazioni, scioperi, picchetti, occupazioni e autodifesa organizzata. Per vincere, i lavoratori avranno bisogno di un partito rivoluzionario di massa, non solo di un partito che partecipa alle elezioni. Un discorso che dobbiamo iniziare.

Peter Solenberger

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