Interventi
Regno Unito. Il RCP dichiara 'guerra al woke'
10 Luglio 2025
Pubblichiamo una polemica dei compagni britannici di Workers Power (League for the Fifth International) con il Revolutionary Communist Party, organizzazione del Regno Unito membro della RCI (Revolutionary Communist International), ex IMT, la cui sezione italiana è il Partito Comunista Rivoluzionario (ex Sinistra Classe Rivoluzione).
L'ascesa del Reform Party di Nigel Farage e la vittoria di Trump hanno visto il Revolutionary Communist Party minimizzare e giustificare le idee reazionarie presenti nella classe lavoratrice nel numero del 26 febbraio del loro giornale The Communist. Il RCP affonda le sue radici nella tradizione della Militant Tendency di Ted Grant, una corrente che ha sempre manifestato quello che Lenin chiamava economicismo, un metodo opportunista che evita le aspre questioni politiche della lotta di classe per enfatizzare la lotta economica dei lavoratori come via per, in teoria, unire la classe. Posizione che Lenin respinse esplicitamente.
Due articoli mostrano questo metodo in tutta la sua evidenza. Un articolo sul Reform Party ("The rise of Reform: What does it represent?") ["L'ascesa del Reform Party. Cosa rappresenta?"] e l'articolo "The death of woke. What does it mean? ["La morte del woke. Cosa significa?"], che riecheggia numerosi opinionisti che vanno dalla destra ai moderati del Labour. Sebbene il termine "wokery" sia messo tra virgolette e associato a Trump e ai capitalisti, il RCP si schiera di fatto dalla loro parte, insistendo sul fatto che «il wokery deve essere respinto con fermezza. Non solo ha allontanato la classe lavoratrice e non ha offerto soluzioni ai suoi problemi, ma ha fallito anche sul suo stesso terreno».
BERSAGLIO SBAGLIATO
Accettare il linguaggio ostile della destra – "wokery", "politicamente corretto", "idpol" [identity politics] – non è mai una cosa sana per un'organizzazione di sinistra. Trump sta usando questi termini per fare a pezzi le politiche di tutela DEI [Diversità, Equità, Inclusione] per i lavoratori e le donne appartenenti alle minoranze, attaccando le persone transgender, il diritto all'aborto e, naturalmente, l'enorme comunità di immigrati. L'evidente legame tra questi attacchi e la crociata "anti-woke" della destra che li legittima e li incita non viene riconosciuto dal RCP, e l'articolo non contiene una chiara dichiarazione in difesa dei diritti degli oppressi. Citando un banchiere che dice: «Mi sento liberato. Possiamo dire 'ritardato' e 'checca' senza il timore di essere cancellati», tutto ciò che il RCP riesce a rispondere è un sarcastico: «fonte di ispirazione».
I comunisti dovrebbero sempre rendere chiara la loro solidarietà con le lotte degli oppressi, prima di presentare una critica marxista alle correnti e alle politiche femministe, intersezionali o queer. Se è vero che queste teorie affondano le radici nell'ideologia borghese – come, tra l'altro, il sindacalismo (Lenin) –, un'opposizione condivisa all'oppressione è essenziale per conquistare al comunismo i molti attivisti che accettano tali teorie. Non possiamo spiegare come queste ideologie ostacolino la nostra capacità di sradicare l'oppressione se ne minimizziamo l'importanza, e descrivendo le idee reazionarie della classe lavoratrice come semplicemente «superficiali», come fa l'articolo anti-woke; idee che possono essere spazzate via con la lotta comune per il lavoro e i salari.
Ancora più assurdamente, l'articolo afferma che «la politica woke è profondamente impopolare persino tra le minoranze di cui in teoria dovrebbe occuparsi. È uno dei motivi principali per cui Kamala Harris ha ottenuto risultati peggiori tra gli elettori neri, latinoamericani e donne rispetto persino a Joe Biden». Questa affermazione distorce deliberatamente il comportamento di voto. I milioni di lavoratori che si sono allontanati dal Partito Democratico lo hanno fatto in risposta ai risultati di quel partito in materia di occupazione, salari, inflazione e, soprattutto, Palestina, e non per rifiutare la "wokery" nel suo complesso.
In realtà il RCP tende ad assolvere i lavoratori che hanno votato per Trump. Alan Woods, in un successivo articolo online, "Il significato di Donald Trump", avanza la pericolosa affermazione secondo cui quando Trump non riuscirà a garantire posti di lavoro e prosperità a questo strato sociale, «questo li spingerà a sinistra... Alcuni dei più coraggiosi, impegnati e disinteressati militanti del futuro movimento comunista in America consisteranno esattamente in quei lavoratori che sono passati attraverso la scuola del trumpismo».
Non c'è dubbio che "alcuni" sostenitori di Trump disillusi potrebbero "volgersi al comunismo" se esistesse un potente movimento di coscienza di classe con un'avanguardia comunista ad attrarli. Ma questa forza deve radunare e, fin dall'inizio, essere composta in modo schiacciante da coloro che combattono gli attacchi di Trump alle conquiste democratiche, economiche e sociali della classe operaia e degli oppressi per razza e genere. Questi ultimi, la maggior parte dei quali sono anche lavoratori, potrebbero attivarsi più rapidamente per resistere agli attacchi di Trump, allertati dal suo sarcasmo verso i "woke" e la loro "identità" (coscienza) di persone nere, latine, donne, di genere diverso che hanno subito discriminazioni storiche negli Stati Uniti.
Dopotutto, cosa significava originariamente "woke"? Per i militanti neri negli Stati Uniti, significava: sei consapevole della realtà della tua oppressione da parte della società bianca dominante, consapevole della storia della schiavitù, delle leggi Jim Crow e della loro sopravvivenza nella discriminazione, nella polizia, ecc.? Il termine "woke" fu adottato dalle donne e da altri strati oppressi. Considerarlo come «una divisione della classe lavoratrice» significa ignorare il fatto che la nostra classe è già oggettivamente divisa, ed è compito del partito rivoluzionario lottare per superare questa divisione, e farlo essendo "tribuno del popolo, non segretario sindacale" (Lenin). Questo è il mezzo con cui il partito rivoluzionario può guidare tutti gli strati che sono oppressi dal capitalismo, radunandoli sotto la guida dei settori avanzati della classe lavoratrice.
Chi ha votato per Trump non è una sorta di avanguardia in attesa, in quanto è caduta nei suoi attacchi alle politiche identitarie liberal. Tutt'altro. Rappresenta la parte più arretrata della classe lavoratrice. Sebbene Trump non sia nazista, questa posizione del RCP è sorprendentemente vicina alla convinzione dello stalinismo del "terzo periodo" secondo cui coloro che erano attratti da Hitler erano più rivoluzionari dei milioni di lavoratori socialdemocratici; e che quindi, una volta capito che Hitler li aveva ingannati, si sarebbero schierati con il partito comunista. Da qui la sua disastrosa previsione che "dopo Hitler toccherà a noi".
Purtroppo la storia non offre una tale consolazione. La piccola borghesia infuriata e gli strati sottoproletari, trascinandosi dietro una parte di lavoratori arretrati, potrebbero ben giungere alla conclusione che sia necessario un leader più estremista, e seguire le orme dei veri fascisti americani. Se questi "comunisti rivoluzionari" non sono riusciti già precedentemente a confrontarsi con le loro posizioni sociali reazionarie, allora non ci sarebbero ostacoli alla loro traiettoria che li porterebbe ulteriormente a destra. In questo senso l'opportunismo del RCP, se viene accolto, ci disarmerà nelle battaglie future.
L'ostilità a senso unico del RCP nei confronti del femminismo liberale e dell'antirazzismo lo porta anche a rifiutare politiche come la discriminazione positiva, che rappresentano la principale strategia di queste correnti contro la disuguaglianza. Il RCP sostiene che esse siano solo simboliche e che avvantaggiano solo le "girl-boss" amministratrici delegate e le professioniste della classe media.
Sebbene tali politiche siano effettivamente approssimative e limitate, esse sono state adottate a fronte di una forte resistenza, e continuano a proteggere ampie fasce di lavoratori, soprattutto nel settore pubblico. L'articolo del RCP utilizza il persistente divario di ricchezza tra bianchi e neri per dimostrare il fallimento di queste politiche. Considerando il divario salariale, esso è diminuito fino al 2007, ma da allora è raddoppiato. Gli uomini neri negli Stati Uniti guadagnano attualmente il 24% in meno rispetto agli uomini bianchi. Per le donne nere, il divario è del 21%. Una discrepanza tutt'altro che trascurabile, e sicuramente l'abolizione delle politiche DEI non farà che peggiorare la situazione.
Per i marxisti il punto non è quello di mettersi sulla scia della destra mentre questa smantella tutele così limitate, ma di costruire una forte organizzazione sindacale e una politica combattiva che unisca i lavoratori nella lotta su tutti gli aspetti dei loro interessi di classe, inclusa la riduzione delle disuguaglianze all'interno della classe lavoratrice. La lotta per il controllo dei lavoratori – non solo sulle condizioni di lavoro e sulla retribuzione, ma anche su assunzioni e licenziamenti, con l'obiettivo di aprire i libri contabili – smaschererà tutte le tecniche e i metodi utilizzati per dividere i lavoratori e massimizzare i profitti. A quel punto, i lavoratori saranno in grado di decidere quali politiche non sono più necessarie o sono diventate disfunzionali.
POPULISMO E CLASSE
L'articolo sul Reform Party mostra distorsioni simili. Fa riferimento a un sondaggio condotto tra gli elettori del Reform Party che mostra il loro sostegno alla nazionalizzazione dell'acqua e delle ferrovie, a maggiori guadagni per i lavoratori e ad altri atteggiamenti anti-padroni e anti-ricchi. Il sondaggio afferma che solo il 16% degli elettori di Farage ha votato il Partito Conservatore alle ultime elezioni; «molti di più sono lavoratori comuni, indignati verso il sistema e i suoi difensori».
Questo tentativo di interpretare il sostegno al Reform Party come un sostegno proveniente della classe lavoratrice, e di affermare che esso non «rappresenta realmente uno spostamento a destra nella società britannica» fallisce completamente. L'articolo ignora deliberatamente la decennale ostilità di Farage all'immigrazione e i suoi legami con la destra europea e statunitense. In effetti, il sondaggio mostra che gli elettori del Reform (l'80% dei quali ha votato Tory nel 2019) sono molto più a destra dell'insieme dell'opinione pubblica per quanto riguarda "valori britannici tradizionali", difesa, immigrazione e Trump.
La strategia del Reform Party è quella di ottenere sostegno elettorale per un programma a favore delle grandi imprese, come ha fatto Trump, sfruttando la crisi dei partiti riformisti o liberali tradizionali per trovare nuovi elettori. Il suo principale sostegno è arrivato dai grandi donatori Tory di estrema destra, dagli elettori conservatori più anziani o pensionati (alcuni appartenenti alla classe operaia, la maggior parte no), soprattutto al di fuori delle grandi città multietniche, e dalla piccola borghesia spremuta.
Sia i populisti americani e britannici che l'estrema destra sono recentemente riusciti pericolosamente a penetrare in ulteriori strati, diversi da quel nucleo di sostegno originario, in particolare tra i giovani uomini, con astute campagne sui social che non attaccano solo il liberalismo ma anche le persone trans, le donne e il resto degli oppressi, spesso utilizzando un umorismo feroce.
I comunisti non dovrebbero concedere nemmeno un millimetro a tali idee, ma «spiegare pazientemente», usando argomenti di classe come leva per smantellarle. Ciò può funzionare solo se viene legato a una difesa degli oppressi e a un esplicito rifiuto della retorica "anti-woke" della destra. La presentazione selettiva da parte del RCP della base del Reform Party e della reale condizione degli oppressi sociali è intesa a rafforzare la sua erronea teoria in merito alla classe e all'oppressione, piuttosto che a tracciare una via rivoluzionaria da seguire.
IL PRIVILEGIO E LENIN
L'articolo "The death of woke" cerca di dipingere l'agenda della destra come quella di «un pugno di anticonformisti del Make America Great Again» che usano una «retorica anti-woke» per combattere l'establishment liberal (progressista). In realtà si tratta di un pilastro centrale del loro programma politico. L'opposizione al diritto all'aborto e le politiche anti-LGBT+ sono progetti di lunga data della destra per sostenere la famiglia borghese, tagliare lo stato sociale e irreggimentare la classe lavoratrice per il nuovo militarismo.
Invece di eludere queste questioni scottanti, i comunisti devono essere in prima linea nella lotta affinché il movimento operaio si faccia portavoce della causa degli oppressi con un programma d'azione rivoluzionario di rivendicazioni concrete. Questo deve includere forme di organizzazione specifiche, come un movimento femminile della classe lavoratrice, per il quale i comunisti, Lenin incluso, si battevano.
Il programma per il 2024 del RCP fa l'opposto. Contiene un solo punto sull'oppressione e non una parola sui diritti delle persone trans, sugli immigrati o sulla violenza della polizia. Dobbiamo «spiegare pazientemente» ai giovani uomini – compresi alcuni neri o latinoamericani negli Stati Uniti – che gli ideali di supremazia maschile e la libertà d'azione non sono solo sbagliati e oppressivi – cosa che in effetti sono – ma sono parte di un progetto che li rende più poveri e sfruttati.
Nel Che fare, Lenin criticò l'economicismo, affermando: «Abbiamo già dimostrato che gli "economisti" non negano la "politica" in modo assoluto, ma deviano continuamente dalla concezione socialdemocratica verso la concezione tradunionista della politica... È vero o non è vero che la lotta economica è, in generale, "il mezzo più largamente applicabile" per trascinare le masse nella lotta politica? È completamente falso. Tutte le manifestazioni dell'oppressione poliziesca e dell'arbitrio assolutista, quali che siano (e non solo quelle legate alla lotta economica), sono mezzi non "meno largamente applicabili"».
L'unico modo per fare passi concreti verso un'autentica coscienza di classe è opporsi a ogni traccia di atteggiamenti oppressivi e di sciovinismo fra i lavoratori, al fine di renderli idonei alla lotta rivoluzionaria. Lenin, nei suoi scritti sulla questione nazionale, ha ripetutamente ribadito questo punto nelle sue polemiche contro lo «sciovinismo grande-russo», nel rifiuto di «ogni privilegio», e insistendo al contempo sul fatto che i lavoratori dei gruppi oppressi dovessero respingere qualsiasi rivendicazione separatista ed esclusivista dei loro nazionalisti piccolo-borghesi e borghesi.
FALSE CONTRAPPOSIZIONI
La conclusione del RCP, a differenza di Lenin, è il più puro economicismo:
«Con l'aggravarsi della crisi del capitalismo, le battaglie di classe si intensificheranno e verranno sempre più alla ribalta, andando oltre la culture war e tutta la bile velenosa che la classe dominante fomenta intorno all'immigrazione, e unendo i lavoratori su una base di classe.
Sotto il colpo degli eventi, i lavoratori che oggi possono nutrire pregiudizi leggeri, superficiali, domani canalizzeranno la loro rabbia sui padroni, sulla classe dominante e sui suoi rappresentanti.»
La lotta di classe è una lotta politica. I comunisti cercano di coniugare la lotta economica, che può unire i lavoratori e coinvolgere le fasce più arretrate, con una lotta chiara e aperta contro ogni forma di oppressione e a sostegno dei diritti democratici, delle libertà civili e dell'uguaglianza: essere un «tribuno del popolo».
Il RCP, al contrario, tende a minimizzare quest'ultimo aspetto nella teoria e nella pratica, rifiutando qualsiasi idea che i lavoratori uomini o bianchi traggano beneficio dall'oppressione delle donne o dal razzismo, anche in modi parziali, temporanei ma materialmente significativi, come salari più alti. Il RCP non riesce a cogliere dialetticamente la posizione contraddittoria dei lavoratori sotto il capitalismo, dove i loro interessi fondamentalmente comuni sono oscurati dal peso delle idee borghesi, che si esprimano esse in interessi settoriali, in illusioni nella democrazia o nel veleno di idee razziste o sessiste, endemiche nel capitalismo e spesso rafforzate dalla burocrazia sindacale riformista. Solo i rivoluzionari possono contrastare coerentemente queste idee con un'azione congiunta contro lo sfruttamento e l'oppressione allo stesso tempo, e con motivazioni radicate in un programma coerente che colleghi le lotte odierne alla transizione al socialismo, attraverso la rivoluzione.