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Argentina. Dalla sentenza con proscrizione all'appello "Argentina con Cristina". Che fare?
19 Giugno 2025
Pubblichiamo la presa di posizione del MST argentino (sezione della Lega Internazionale Socialista) sulla sentenza di condanna definitiva di sei anni di carcere e divieto di ricoprire cariche pubbliche alla ex Presidente Kirchner, e sulla manifestazione in suo sostegno che si è tenuta il 18 giugno.
Sono passati giorni da quando la Corte Suprema ha emesso la sentenza che ha confermato la condanna di Cristina Fernández de Kirchner (CFK), vietandole la possibilità di candidarsi (proscrizione) e aprendo la strada al suo imminente arresto. Da allora, ci sono state opinioni diverse sul perché tutto questo sta accadendo e su cosa dovremmo fare. Ci sono discussioni su cosa propone il peronismo, su cosa esprima il suo progetto e sul suo sostegno politico a CFK. Ci sono prospettive diverse anche all'interno della sinistra. Esprimiamo pubblicament la nostra visione.
RAGIONI E ATTORI DI UNA SENTENZA CHE RESPINGIAMO
Discutere la sentenza della Corte Suprema implica necessariamente contestualizzarla nell'agenda politica dell'establishment, del potere politico ed economico che fa capo all'AEA (Confindustria argentina, ndt) e all'AmCham (American Chamber of Commerce in Argentina, ndt), in alleanza con gran parte dei media, con potenti interessi economici e con parte dei politici borghesi – tra cui Macri – che hanno bisogno di dissipare ogni incertezza all'orizzonte e pretendere che in futuro solo i settori estremamente allineati con i loro interessi attuali vengano inclusi nelle opzioni politiche in gioco.
L'acceleramento della decisione della Corte, in questo senso, parla da sola. Non è una sentenza che chiede giustizia, né tantomeno un attacco alla corruzione. È una sentenza proscrittiva e autoritaria che risponde principalmente a interessi politici reazionari. Per questo motivo la respingiamo e la rifiutiamo, inserendola in un contesto politico più ampio.
Non si tratta di un episodio isolato; si tratta di una decisione politica che si sta trasformando in un nuovo passo avanti in una direzione autoritaria, da parte di un sistema giudiziario dipendente dal potere, parte di un regime politico che, dall'insediamento di Milei, ha tentato di limitare una serie di diritti sociali e democratici per la maggioranza della popolazione, attraverso protocolli anti-piqueteros, decreti legge presidenziali (DNU, Decretos de Necesidad y Urgencia), persecuzioni di attivisti sociali e avanguardie di lotta, freni salariali, abbandono dei piani di assistenza sociale, tentativi di limitare il diritto di sciopero, attacchi ai giornalisti, aumento della repressione, campagne di menzogne e incitamento alla violenza sui social attraverso troll e altre iniziative dannose in corso. Questi sono i problemi reali e centrali che affliggono la maggior parte della popolazione. A tutto questo si è aggiunta la sentenza della Corte.
ESSENZA, RUOLO E RESPONSABILITÀ DEL PARTITO GIUSTIZIALISTA
Questa nostra condanna generale del sistema giudiziario, di questa sentenza proscrittiva e del massimo potere politico borghese non ci impedisce di criticare profondamente il Partito Giustizialista (partito della ex presidente Cristina Kirchner, ndt) e il ruolo della Kirchner stessa. Al contrario, la sentenza e tutto ciò che sta accadendo riaffermano la necessità di mettere in discussione l'intera struttura politica del regime capitalista nel suo complesso, di cui il Partito Giustizialista, sia al governo che all'opposizione, è stato ed è parte essenziale. Il peronismo può oggi concentrarsi attorno alla figura di Cristina Kirchner, essendo stato allontanato dagli obiettivi economici da parte di questo potere. Tuttavia, ogni volta che il peronismo governa, risponde a un settore importante di quegli interessi borghesi e, di fatto, nei suoi recenti discorsi precedenti a questa sentenza, Kirchner ha ripetuto di proporsi come variante di ricambio all'interno del regime attuale, con posizioni moderate e spostate al centro. Ha cercato di affermare la propria credibilità e accettato di discutere temi che rientrano nell'agenda dell'establishment, come quelli di uno stato efficiente e di modernizzazione del lavoro, e inoltre chiarendo che avrebbe pagato il debito illegittimo con il FMI. Invece che combatterlo, Cristina Kirchner cerca di dialogare, convivere e negoziare con un potere centrale che in realtà reclama tutto.
Le oneste intenzioni della base lavoratorice del Partito Giustizialista (PG) di ottenere giustizia sociale, indipendenza economica e sovranità politica sono state vanificate dalle proposte dei leader di tutte le ali del PG, che non propongono nulla in direzione di un progetto indipendente, sovrano o di emancipazione. Propongono alcune cose certamente diverse dalle atrocità dell'estrema destra di Milei, ma sempre all'interno del mantenimento dello status quo capitalista, che non tocca i grandi interessi né attua misure sociali significative o profondi cambiamenti strutturali, senza i quali non è possibile risolvere i problemi sociali delle grandi maggioranze impoverite e precarie.
Allo stesso tempo, il PG, da quando Milei è Presidente, si è reso responsabile in un modo o nell'altro di quanto sta accadendo. Non essendo riuscito a contrastare con coerenza il progetto del libertario (dal nome del partito di Milei, ndt), né all'interno né all'esterno del Parlamento, e, peggio ancora, con i suoi governatori locali che sono attori centrali degli accordi con il governo nazionale e che facilitano la sua avanzata; con deputati e senatori che votano a favore di leggi decisive a sostegno di Milei. Il PG nel complesso ha operato fin dall'inizio con la logica di criticare ma lasciare fare, parlando della necessità di sconfiggere Milei solo alle elezioni presidenziali del 2027. Pertanto, non ha promosso, a partire dalla sua forza sindacale e sociale, alcun piano di lotta reale e incisivo.
Nel mezzo di tutta questa strategia politica dannosa, la popolazione lavoratrice, i giovani e i settori intermedi avranno da sopportare, ad opera di questo governo, lunghi anni di brutali manovre economiche, di resa, di repressione e di passi avanti verso un regime più autoritario. Questo, in ultima analisi, sul piano dei diritti politici finisce per colpire anche la stessa CFK con questa sentenza della Corte.
Per tutte queste ragioni, abbiamo espresso la nostra totale opposizione a Milei fin dal suo insediamento, e ora respingiamo la sentenza contro Kirchner e il divieto di candidarsi, da una posizione critica e indipendente da CFK e dal Partito Giustizialista, che rappresentano un progetto politico padronale in difesa di questo decadente sistema capitalista. A causa di queste differenze strategiche, non le abbiamo mai dato prima sostegno politico, né lo diamo ora. Denunciamo completamente questa sentenza perché siamo coerenti nella lotta per i diritti democratici. In tutta la nostra storia, sia in Argentina che all'estero, abbiamo difeso i diritti politici di leader con cui abbiamo profonde divergenze, quando questi sono stati banditi, perseguitati o incarcerati. E lo facciamo perché difendiamo anche il diritto della loro base e dei loro sostenitori di esprimersi politicamente senza essere ostacolati da un sistema giudiziario di parte e sottomesso al potere.
PERCHÉ NON PARTECIPIAMO ALLA MARCIA "ARGENTINA CON CRISTINA"
Da questa posizione, e nella realtà in cui ci troviamo a vivere, si stanno sviluppando discussioni e posizioni diverse sul che fare. Come si può vedere, la leadership del PG si dispone non alla lotta contro un intero piano politico e un regime, ma esclusivamente alla difesa politica della figura di Cristina Kirchner, e per una mobilitazione con questo unico obiettivo, mercoledì 18, con lo slogan "Argentina con Cristina". Una mobilitazione molto parziale e limitata nella forma e nei contenuti, completamente slegata dalle autentiche rivendicazioni fondamentali della popolazione e centrata esclusivamente sul dare sostegno politico a Cristina.
La mobilitazione non si terrà nemmeno per cercare di revocare il divieto di candidatura o chiedere la liberazione di Kirchner, ma piuttosto, come afferma la suo leader, per "mettersi dalla parte dei diritto" ("ponerse a derecho") per poi negoziare in condizioni migliori la possibilità degli arresti domiciliari. In questo modo, non sarà una mobilitazione di carattere progressivo, ma piuttosto una manifestazione ordinata dalla strategia politica del PG di ricerca di nuovi accordi e patti, e di ripensamento della sua strategia elettorale senza CFK come candidata.
Per questo motivo non parteciperemo a questa mobilitazione. La situazione attuale del Paese richiede altri obiettivi politici e altri tipi di metodi di lotta. In primo luogo, proprio perché stiamo vivendo un processo più generale di attacchi ai diritti sociali e democratici, il piano d'azione necessario e la natura delle metodi di lotta devono basarsi sulle richieste più sentite dalla classe lavoratrice e dai giovani, se vogliamo davvero che siano di massa e incisivi. In questo senso, l'appello di mercoledì è parziale e limitato a coloro che sostengono politicamente CFK, cosa che riteniamo molto sbagliato.
La nostra proposta di lotta è una proposta di fondo, e risponde alla totalità dei problemi posti e vissuti dalla maggioranza della popolazione. Si tratta di promuovere la maggiore unità di massa possibile nelle strade, con scioperi generali e azioni coordinate e progressive, in primo luogo per salari dignitosi, per le pensioni, per il lavoro, per la difesa della salute e per il Garrahan (più grande ospedale pubblico argentino, ndt), per la scienza e l'istruzione, in difesa dei nostri diritti democratici e contro la proscrizione, e per la sconfitta dell'intero progetto di Milei e del suo regime sempre più autoritario. Per questo siamo e saremo parte di tutte le azioni unitarie e genuine che unificano queste rivendicazioni.
DIBATTITI NELLA SINISTRA
Su queste importanti questioni si stanno sviluppando posizioni comuni, come ad esempio la denunciando e il rifiuto di questa sentenza della Corte, ma anche posizioni divergenti all'interno del Frente de Izquierda. Per esempio, riteniamo sbagliata la posizione dei compagni del PTS (Partido de los Trabajadores Socialistas), che fin dal giorno della sentenza hanno concentrato tutta la loro politica e il loro intervento sulla necessità di uno sciopero generale contro la proscrizione, convocato essenzialmente per tale obiettivo, invece di promuovere una linea generale che dia priorità alle rivendicazioni e ai bisogni dei lavoratori e popolari, collegandoli alla questione della proscrizione. Il PTS ha partecipato a una riunione nella sede del Partito Giustizialista, nella quale ha criticato il fatto che il corteo del 18 sia limitato al sostegno a Cristina Kirchner, ma hanno anche spiegato di proporre: «una lotta unitaria e coerente contro la proscrizione, ponendo l'accento sull'esigenza che le centrali sindacali convochino uno sciopero nazionale attivo e avanzino un piano d'azione».
In momenti come questi è fondamentale agire senza lasciarsi trascinare dalle pressioni degli altri partiti del regime, ma definendo una politica coerente e complessiva. I compagni del PTS non stanno agendo in questo modo. Per questo hanno deciso immediatamente di incontrarsi, da soli, con Kirchner, senza alcuna discussione in merito all'interno del FIT-U, mentre il rappresentante dei giovani del PTS pubblicizzava l'appello all'unità con La Cámpora (organizzazione della sinistra peronista, sostenitrice di Kirchner, ndt), giungendo in tal modo alla soglia delle proprie contraddizioni politiche. Ricordiamo che il PTS ha recentemente diviso una grande manifestazione del 24 marzo (Giorno della memoria per la verità e la giustizia, nel quale si commemorano ogni anno le vittime della dittatura argentina degli anni '70-'80, ndt), utilizzando scuse settarie e la falsità di non poter marciare unitariamente perché ciò avrebbe significato andare dietro al peronismo. Un grave errore politico, che ha diviso una mobilitazione storica che in realtà era di tutte le organizzazioni per i diritti umani. Ora, purtroppo, stanno rafforzando quell'errore, commettendone un altro nella direzione opposta: perdendo la fiducia e rispondendo unilateralmente, concentrandosi sulla questione della proscrizione invece di proporre un piano di lotta e di mobilitazioni nel quadro dall'insieme delle esigenze operaie, popolari e dei giovani al fine di lottare e mobilitarsi.
Il caso del Partido Obrero (PO) è altrettanto incoerente, se non addirittura di più. Anche loro hanno diviso un 24 marzo unitario e di massa con tutte le organizzazioni per i diritti umani perché, a loro dire, era funzionale al peronismo, però ora annunciano la loro partecipazione a una marcia che ha per solo slogan "Argentina con Cristina", il che significa darle appoggio politico, e quindi commettere un grave errore politico. Perché coloro che rifiutano la sentenza della Corte e chiedono la libertà di CFK possono farlo senza alcun bisogno di correre dietro ad azioni al servizio degli obiettivi politici sbagliati del Partito Giustizialista, obiettivi che sono chiaramente diversi da quelli della sinistra anticapitalista e socialista.
Aggiungiamo inoltre che i compagni del PTS e del PO non affrontano tantomeno un'altra delle preoccupazioni dell'insieme della popolazione lavoratrice, che è data dallo scetticismo e dall'esasperazione nei confronti di tutti i vecchi partiti, incluso il Partito Giustizialista. Ci sono milioni di lavoratori onesti e di giovani che vedono l'esistenza della corruzione all'interno dello Stato, presente in tutti diversi fino a quello attuale. Eppure, né il PTS né il PO danno priorità a questo tema, né propongono un modo per far sì che tutta questa corruzione venga indagata sul serio. Per quanto ci riguarda, denunciare la sentenza di condanna contro CFK e il suo arresto non ci impedisce di continuare ad affermare che la corruzione è una piaga strutturale ed evidente di tutti i governi capitalisti, e che il popolo merita di conoscere la verità su tutto. E che per questo c'è bisogno di una commissione d'inchiesta indipendente che arrivi fino in fondo davanti alle accuse contro i governi peronisti, macrsti e di Milei. Purtroppo, il Frente de Izquierda non ha finora promosso unitariamente questa rivendicazione. Ribadiamo l'importanza di farlo.
SCENDERE IN STRADA E RAFFORZARE UN'ALTERNATIVA
Per riassumere, torniamo a manifestare il nostro rifiuto della sentenza della Corte e di tutto il progetto del potere economico e mediatico di estrema destra che governa il paese. Sosteniamo la massima lotta e unità d'azione nelle strade, il più ampio fronte unico che sia possibile costruire, per sconfiggere l'intero piano di austerità e lo smantellamento dei diritti sociali e democratici. Pertanto, siamo per promuovere tutte le azioni di piazza che uniscano e coordinino le reali rivendicazioni dell'intera popolazione, insieme alla denuncia del divieto di candidarsi per Kirchner e alla difesa delle libertà democratiche.
Allo stesso tempo, in questo momento, pur rispettando le convinzioni politiche degli altri compagni e compagne, non crediamo che la soluzione sia ancora una volta quella di tornare a sdraiarsi sul Partito Giustizialista e sulla sua politica, nemmeno nel mezzo di questa messa al bando. Né crediamo che la soluzione sia inventare fronti ampi per la democrazia, guidati dalle stesse persone di sempre e con programmi di centro. Di fronte alla brutalità del progetto di Milei, oltre a una lotta di massa e coerente, abbiamo bisogno di rafforzare una nuova alternativa politica, con un programma di base anticapitalista e socialista, aperto alla partecipazione di migliaia di compagni e compagne.
Il Frrente de Izquierda y de los Trabajadores - Unidad (FIT-U) ha l'opportunità e la responsabilità di andare oltre il suo attuale status di fronte elettorale limitato e avere il coraggio di compiere passi seri e concreti verso un grande appello politico, che organizzi migliaia di persone e presentando, nel mezzo di questa grande crisi, una voce veramente alternativa a milioni di persone in tutto il paese. Come MST, da membri del Frente de Izquierda, invitiamo le migliaia di compagni e compagni della sinistra politica e sociale, tutti i militanti del FIT-U, i lavoratori e giovani provenienti dalla base del peronismo, a impegnarsi in un dibattito approfondito, democratico e condiviso su tutte queste questioni, nelle quali è in gioco il futuro del paese.