Prima pagina

La nostra critica alla piattaforma del 7 giugno

Per una liberazione della Palestina dal sionismo e dall'imperialismo! Tutti a Roma il 21 giugno!

5 Giugno 2025
7giugnopalest


Il PCL partecipa e aderisce alla manifestazione nazionale per Gaza del 21 giugno. Non partecipiamo alla manifestazione del 7, le cui parole d'ordine non condividiamo. Tantomeno condividiamo le posizioni delle forze politiche promotrici (PD, M5S, Sinistra Italiana, Verdi), rispetto alle quali siamo sempre stati in opposizione. Ciononostante, interverremo con un nostro volantino per criticare la piattaforma della manifestazione e allo stesso tempo per interloquire con chi sente di doversi doverosamente mobilitare contro il genocidio sionista, anche in questa occasione.


Il massacro della popolazione palestinese da parte dello stato d'Israele solleva ovunque una vasta indignazione. Per questo la manifestazione di oggi vede la presenza di tante persone giustamente sdegnate contro il terrorista criminale Netanyahu e contro Meloni. È un sentimento che facciamo nostro. Ma la piattaforma su cui il centrosinistra l'ha convocata non risponde affatto ad una esigenza di chiarezza. Al contrario. Tace ad esempio sul sostegno che tutti i governi imperialisti al mondo, per due anni, hanno assicurato ad Israele e alle sue politiche genocide, inclusi i governi di centrosinistra; come tace sul voto a favore nel Parlamento italiano alla missione militare in Golfo Persico, contro gli houthi e al fianco di Israele, che ha visto convergere Schlein e Conte con Meloni, Salvini, Tajani. Altro che opposizione al governo!
Ma non solo.

1) La piattaforma del 7 giugno ignora la resistenza palestinese contro le truppe d'occupazione. Come se la resistenza non esistesse. Come se la resistenza a una forza militare occupante non fosse il diritto di ogni popolo oppresso. Si recita il solito bilanciamento tra la richiesta del cessate il fuoco da un lato e la liberazione degli ostaggi dall'altro, con un esercizio salomonico ipocrita: come se fosse possibile equiparare una azione di resistenza e un esercito occupante. Ciò che avalla ancora una volta l'idea per cui “tutto è iniziato il 7 ottobre” capovolgendo la verità. No, l'aggressione sionista deve finire subito e incondizionatamente, perché è parte di una oppressione coloniale, che ha cento anni di storia alle proprie spalle. Punto.

2) La piattaforma del 7 giugno si guarda dal rivendicare la rottura unilaterale dell'Italia con Israele, limitandosi a sollecitare la sospensione (perché non la fine?) dell'accordo di associazione UE-Israele. Ma sappiamo che in UE vige il criterio dell'unanimità, per cui il “sollecito” è lettera morta. Ci si deve battere invece innanzitutto in Italia, come in ogni altro paese, per la rottura di ogni relazione diplomatica, commerciale, militare con lo stato sionista. Una rottura immediata e incondizionata. I portuali del Marocco hanno bloccato con la propria azione diretta i traffici mercantili con Israele. Crediamo che il movimento operaio italiano dovrebbe riprendere questo esempio. Si scioperò a suo tempo per il Vietnam, perchè non scioperare per Gaza? Bisogna fare di Gaza e Cisgiordania il Vietnam di Israele!

3) La piattaforma del 7 giugno tace sulla complicità diretta dell'industria militare italiana con l'apparato militare israeliano. Si può chiedere platonicamente di sospendere (perché non cancellare?) la compravendita di armi con Israele senza chiamare con nome e cognome le responsabilità dei grandi gruppi capitalistici di casa nostra? Leonardo fornisce ad Israele gli elicotteri militari con cui mitragliare la resistenza palestinese in Cisgiordania. Perché non dirlo? Forse perché nella Fondazione Leonardo siedono ex ministri del PD con tanto di immacolato riconoscimento pubblico? Forse perché il PD si è opposto alle manifestazioni universitarie che chiedono la fine delle complicità con la macchina da guerra di Israele nel campo della ricerca? La verità è che – al pari degli altri – tutti i governi di centrosinistra per trent'anni hanno tutelato e incrementato le relazioni col sionismo. Anche quelli sostenuti dalla sinistra cosiddetta radicale, come nel caso dei due governi Prodi. Quanto a Conte, si può solo ricordare che i due governi da lui diretti non solo confermarono l'accordo militare e industriale con Israele del governo Renzi (2015) ma aumentarono le esportazioni di armi verso Israele. Altro che “pacifismo”!

4) Ma soprattutto la piattaforma del 7 giugno rimuove la questione decisiva: la prospettiva di soluzione della questione palestinese. Si chiede di riconoscere lo stato di Palestina come stato democratico e sovrano. Di grazia, dove dovrebbe sorgere concretamente questo stato? Senza una indicazione chiara su questo aspetto centrale, si resta nel regno dell'ipocrisia. Guardiamo in faccia la realtà. Gaza è occupata militarmente, coi suoi due milioni di abitanti bombardati e affamati. La Cisgiordania, coi suoi quattro milioni di palestinesi, è da tempo occupata da oltre 700000 coloni sionisti, armati sino ai denti, che ogni giorno uccidono e stuprano. Due milioni di palestinesi sono segregati in Israele, subendo discriminazione e ricatto. Altri sei milioni di palestinesi sono dispersi nei campi profughi della nazione araba, spesso tenuti dai diversi governi in una condizione umiliante.

Domanda: questo grande popolo di Palestina ha diritto oppure no a ritornare nella terra da cui fu cacciato per mano del terrorismo sionista, con la benedizione degli imperialismi (e le armi di Stalin)? Si può rispondere in modo diverso a questo interrogativo. Ma non si può rimuoverlo. La nostra risposta è sì: il popolo palestinese ha diritto a tornare nella propria terra, perché ha diritto come ogni popolo oppresso alla propria autodeterminazione nazionale.

Ma proprio questo inviolabile diritto al ritorno chiama in causa le basi giuridiche, confessionali, militari dello stato d'Israele. Uno stato coloniale, nato da un progetto coloniale, il progetto del sionismo. Un progetto reazionario respinto per lungo tempo dalla stessa maggioranza dell'ebraismo, e tuttora contestato dalla sua parte migliore nel mondo. Altro che equiparazione tra antisionismo ed antisemitismo! In tutto il mondo non c'è stata una sola mobilitazione di massa pro Palestina che abbia avuto contenuti antisemiti. Il fatto che Israele evochi questo rischio per coprire la propria azione genocida misura solamente il suo cinismo.

La verità è che senza mettere in discussione lo stato coloniale sionista non c'è possibile soluzione della questione palestinese. I famosi accordi di Oslo nel nome di “due popoli, due stati” sono stati una truffa, che ha peggiorato la condizione palestinese. Significa, questo, buttare al mare gli ebrei? Niente affatto. Significa rivendicare una Palestina unita e libera dal fiume al mare con i diritti nazionali della minoranza ebraica. Una soluzione difficile, ma l'unica soluzione reale. L'alternativa è la tragica continuità del presente.

Questo progetto di liberazione pone l'esigenza di una direzione alternativa del popolo palestinese e della sua eroica resistenza. Non la direzione della ANP, che agli stessi occhi dei palestinesi è da tempo compromessa con le forze di occupazione. Non la direzione di Hamas, che sembra interessata unicamente al progetto di un proprio regime islamista, di taglio iraniano. Ma una direzione nuova che riconduca la lotta di liberazione della Palestina a una prospettiva anticoloniale e antimperialista. Una prospettiva inevitabilmente connessa alla liberazione rivoluzionaria dell'intera nazione araba. È la prospettiva di una Palestina laica e socialista in una federazione socialista del Medio Oriente.

La Lega Internazionale Socialista (LIS) è impegnata in tutto il mondo nel sostegno incondizionato al popolo palestinese e alla sua resistenza. La sezione libanese della LIS è stata ed è in prima fila nella lotta per la liberazione della Palestina. Ciò in piena coerenza con il movimento trotskista delle origini: l'unica corrente del movimento operaio internazionale che contestò alla radice il progetto coloniale del sionismo, e la nascita dello stato coloniale di Israele.

Il Partito Comunista dei Lavoratori, sezione italiana della LIS, porterà le sue posizioni nella manifestazione nazionale convocata a Roma il 21 giugno. Come abbiamo fatto in tutte le manifestazioni pro Palestina promosse dalle organizzazioni palestinesi in questi due anni... senza aspettare settantamila morti.

Partito Comunista dei Lavoratori

CONDIVIDI

FONTE