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La guerra, la terra: una questione privata?
16 Maggio 2025
Un appello all'antimilitarismo militante
Rivolgiamo un appello all’antimilitarismo militante. La Sardegna si trova nella morsa del capitalismo: da una parte lo Stato distrugge le risorse dell’isola, dall’altro il capitalismo per mano del settore turistico le saccheggia e le sperpera. A partire dall’analisi della dinamica presente in Sardegna, tentiamo di offrire una prospettiva ampia per la lotta generale contro il militarismo da una prospettiva anticapitalista. Per la costruzione urgente di una piattaforma di lotta politica attorno a rivendicazioni di classe.
L’attività militare è ovviamente difesa con tenacia dallo Stato italiano. Non solo la difende ma la rivendica, e dice: lo Stato deve essere pronto a difendersi dagli altri stati imperialisti, e questo è anche l’interesse dei cittadini. Così facendo distorce la realtà, elevando il suo proprio interesse a interesse dell’intera popolazione italiana. Il suo proprio interesse è l’interesse di chi controlla la macchina statale, e cioè in sostanza la grande borghesia finanziaria e la piccola-media borghesia opportunista. In realtà le ricadute dell’attività militare sui territori sono devastanti a medio-lungo termine per la popolazione nazionale, e già nel breve termine per la classe lavoratrice. Eppure lo Stato e chi ne sostiene le posizioni, sostiene che i territori interessati dall’attività militare ne traggono addirittura beneficio. Per loro è un sillogismo semplice: le basi militari portano con sé i militari che vi prestano servizio; i militari che vi prestano servizio spendono i propri soldi sul territorio; l’economia del territorio ne beneficia. Possiamo anche sorridere delle buone ragioni ambientali del militarismo: le basi militari garantiscono l’attenta supervisione delle aree naturali, interdette ai civili, per cui l’intero territorio godrebbe di conseguenza della salvaguardia ambientale dei territori all’interno e intorno alle basi.
Il comparto militare porta alle estreme conseguenze i danni che il sistema capitalistico provoca in ogni sua attività all’economia, alla società e all’ambiente. Cioè proprio a quei settori che dichiara di voler tutelare. Noi sappiamo che contano i fatti, e non le mistificazioni dello Stato che ha imparato bene a usare le parole per rendere accettabili i propri crimini.
LO STATO BOMBARDA I SUOI CITTADINI. L'ESEMPIO DELLA SARDEGNA
LA SERVITÙ MILITARE IN SARDEGNA
La Sardegna è il punto nevralgico del sistema bellico italiano. Lo era già nel riassestamento imperialista europeo che seguiva la Seconda Guerra Mondiale, per questioni geografiche e sociali: la sua posizione al centro del Mediterraneo era determinante per la strategia militare, mentre la bassa densità abitativa e le condizioni di povertà in cui versava la sua popolazione permettevano facile accesso alle terre e la loro requisizione. In queste condizioni si svolgevano anche gli accordi segreti e mai ratificati in Parlamento, che sulla scia del BIA (Bilateral Infrastructure Agreement), determinavano negli anni ‘50 i luoghi in cui sarebero sorte le basi militari dell’imperialismo italiano e occidentale. Nei documenti desecretati dalla CIA si legge che per militarizzare la Sardegna sarebbero bastati pochissimi soldi «da offrire come mangime a qualche compiacente politico nazionale o regionale» (1).
L’occupazione militare della Sardegna va dunque inserita entro il più ampio contesto della nascita e affermazione dell’imperialismo italiano nel secondo dopoguerra. La borghesia italiana tentava di ricostruire la forza economica e militare dello Stato, e questa era anche esigenza del Patto Atlantico atta ad allontanare l’Italia dal pericolo delle influenze sovietiche.
Oggi la Sardegna ospita tra il 60% e il 65% delle servitù militari rispetto a quelle presenti su tutto il territorio italiano (2). L’occupazione militare in Sardegna riguarda 370 km2 di terra (370mila ettari) e 20mila km2 (2 milioni di ettari) di mare, di cui 80 km di costa interdetta. In totale sono presenti nell’isola 170 installazioni militari tra poligoni, depositi di munizioni e insediamenti militari di varie funzioni come caserme. Tali insediamenti riguardano il sud-ovest della Sardegna (poligono di Capo Teulada, poligono di Capo Frasca), il sud-est (i poligoni di Quirra di Perdasdefogu e di Capo San Lorenzo), il centro-nord (poligono semipermanente del Lago Omodeo, poligono S’Ena Rugia di Macomer). A ciò vanno aggiunte la base segreta di Poglina ad Alghero e l’aeroporto militare di Decimomannu. Infine, ultimo ma non ultimo, la fabbrica di bombe della RWM a Domusnovas (3)(4).
La Sardegna ospita l’intera filiera di morte che, con rinnovata capacità tecnologica, impesta il mondo oggi più di ieri.
LA BONIFICA IMPOSSIBILE
Dal 2000 al 2013 il docente di statistica medica Annibale Biggeri, su incarico della Procura di Cagliari, ha raccolto dati sullo stato di salute della popolazione attorno ai poligoni militari della Sardegna. Tra gli abitanti dello stagno di Foxi, area prossima al poligono di Capo Teulada, l’indice di mortalità è doppio rispetto alla media, mentre il rischio di patologie cardiache è superiore di tre volte rispetto alla media. Tra i paesi di Teulada e di Sant’Anna Arresi i tumori maligni sono in eccesso rispetto alle medie nazionali, ma in accordo con altri set di dati raccolti in ulteriori aree in prossimità di siti militari e industriali come La Maddalena, Portoscuso, Porto Torres e Sarroch. L’ASL di Lanusei rilevava che nell’area intorno al poligono di Quirra il 65% degli allevatori avesse sviluppato forme tumorali, e che tanti sono gli animali nati con deformità (5).
Una volta documentato il disastro ambientale in tutta la ‘penisola Delta’, dove sorge il poligono di Capo Teulada, nel 2013 la procura di Cagliari ha aperto un procedimento penale contro ignoti. Il 29 novembre 2022 il Comando militare dell’Esercito in Sardegna ha depositato l’istanza di attivazione del procedimento intitolato ‘Compendio per la rimozione dei residuati di esercitazione dalla penisola «delta» di Capo Teulada’ (6). È una clamorosa ammissione di colpe accompagnata dalla volontà di avviare celermente la bonifica di quell’area dove ogni forma di vita è stata annientata. Secondo i dati raccolti da A Foras, il poligono di Capo Teulada – con le relative aree naturali protette – è stato colpito solo tra il 2009 e il 2013 da circa 24.000 missili e razzi, con la presenza nella stessa area di circa 2.400 tonnellate di residuati inquinanti; dal 1991 al 2004 sono stati sparati circa 4.242 missili Milan contenenti il torio che produce il radon, il quale a sua volta produce gli stessi tumori a polmoni, pancreas, reni e sangue di cui una parte straordinaria degli abitanti dell’area soffrono (l’incidenza è di 25 volte superiore alla media). Le sostanze cancerogene rilasciate si legano al suolo e si disperdono nelle falde acquifere e marine (7).
La stima del disastro a Capo Teulada (ma è altrettanto spaventosa la cosiddetta Sindrome di Quirra relativa all’omonimo poligono) è vincolata a un buco di dati enorme. Per decenni infatti l’Esercito non ha compilato i registri delle proprie attività nel poligono, e oggi nessuno può accertare adeguatamente le aree colpite, il numero e la qualità dei proiettili e delle bombe esplose e inesplose. Ciò rende impossibile la bonifica (in realtà mai nominata nel documento, e definita «rimozione dei residuati»). Se pure il Comando militare fosse capace di trasformare la propria volontà in miracolo, bonificando un’area di fatto imbonificabile, siamo certi che la sua apparente buona azione non gli garantirebbe comunque la santità.
Infatti lo scopo dell’intervento di bonifica non è volto alla restituzione dell’area a fini civili. Il Comando militare dichiara che le sue attività si svolgeranno ancora nell’area bonificata. La stessa area che lo Stato stesso ha dichiarato area protetta, e dove l’Esercito dunque svolge illegamente le sue attività da settant’anni. La finalità della bonifica sarebbe quella «di ripristinare le condizioni del Poligono Delta per consentire il normale transito in sicurezza e l’utilizzo futuro dello stesso quale zona bersaglio per arrivo colpi che sarà delimitata con materiale eco-sostenibile». Cioè, l’intento del Comando militare è quello di bonificare un’area del quale non si conosce nemmeno il tipo di pericolo (radioattivo o chimico) che i lavoratori addetti alla bonifica correranno, davanti all’enorme quantità di bombe inesplose mai registrate per decenni. Una volta dichiarata completata la bonifica impossibile, l’intenzione è quella di riprendere a bombardare.
Ma piano con l’indignazione e lo scandalo: il Comando dichiara che l’area sarà delimitata con materiale eco-sostenibile. Una svolta ecologica che può far stare tranquilli tutti per i prossimi quattro secondi.
LA PROCEDURA DI VALUTAZIONE DI INCIDENZA AMBIENTALE
Lo scorso 21 gennaio il ministero della Difesa ha avviato la procedura V.Inc.A. (Valutazione di Incidenza Ambientale) per Capo Teulada, stabilendo che ogni intervento militare nell’area deve sottostare agli obblighi sanciti dallo stesso Codice dell’ordinamento militare, riducendo l’impatto ambientale delle esercitazioni. Si tratta della prima volta dal 1956 che l’Esercito adempie almeno a un obbligo verso la Regione Autonoma della Sardegna, cioè quello di fornire la documentazione necessaria per la tutela dell’ambiente. Tuttavia il V.Inc.A. elaborato dall’Assessorato della Difesa dell’Ambiente della RAS (Regione Autonoma della Sardegna) omette le finalità della bonifica dichiarate dal Comando militare, e cioè riprendere gli spari dopo la bonifica. Ciò significa che nel documento di Valutazione di Incidenza Ambientale non si valuta l’incidenza ambientale. Non sono state individuate le fonti di inquinamento, né le modalità con cui i lavoratori addetti alla bonifica dovranno procedere. Non è stata fatta una seria valutazione dei rischi per la loro salute, e questo ha fatto mobilitare davanti al TAR anche l’USB (Unione Sindacale di Base).
Da parte sua il ministero della Difesa ha presentato le misure per l’adeguamento a questo morbido V.Inc.A.: limitazione degli sbarchi a una sola spiaggia, interruzione dei bombardamenti aerei, eliminazione delle manovre terrestri su spiagge e dune, istituzione di una «fascia di rispetto» intorno alle zone umide (8). Cioè annuncia la volontà di occupare e sparare dentro un’area protetta, ma in maniera più accorta. Questa è stata considerata una vittoria relativa entro il percorso dei movimenti spontanei e delle organizzazioni che dal 2014 lottano, soprattutto sotto il cappello di A Foras: per la prima volta l’esercito si è visto obbligato a prendere delle misure per la tutela ambientale, sia pure di facciata.
Intanto il GR.I.G. (Gruppo di Intervento Giuridico) ha presentato ben due ricorsi al TAR Sardegna, notando che il calendario addestrativo continua a essere autorizzato in barba al V.Inc.A., e se ne chiede la sospensione (9).
Il procedimento è ancora in piedi, e la fase cautelare si è conclusa con una chiara posizione del giudice. Davanti alla necessità di pesare da una parte le esigenze della Difesa e dall’altra le esigenze della salute dei cittadini e la salvaguardia dell’ambiente, è stata valutata come di maggiore rilevanza la tutela delle ragioni della Difesa. Perciò il calendario non può essere sospeso. Questa è una valutazione dalle grosse ricadute politiche, che se confermata in fase probatoria sancirebbe definitivamente nelle aule del tribunale che lo Stato persegue i propri interessi bellici al costo della vita di migliaia di cittadini che abitano il suo territorio.
Crediamo che le modeste concessioni, come il V.Inc.A., non debbano essere scambiate per vittorie. Andrebbero invece viste come piccole pietre d’inciampo del virtuoso percorso di lotta ormai decennale portato avanti in primis da A Foras e dalle altre organizzazioni, verso la smobilitazione totale dell’apparato bellico borghese che mentre dichiara di voler difendere i propri cittadini, li uccide impunemente.
LA FUNZIONE DELLA GUERRA E IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI
Per un cuore sensibile e umano, tutto ciò appare irrazionale e inspiegabile. Ma lo Stato non è folle, e non bombarda i suoi territori e chi li abita per diletto. Conosce bene i rischi che ciò comporta, e anche i benefici.
L’esercito non esiste per sparare, ma per tutelare e rispondere agli interessi di chi ordina di sparare. Il ministero della guerra oggi si definisce ministero della Difesa: ministero della difesa dell’imperialismo italiano. In questa fase storica l’imperialismo italiano ed europeo si riarma per superare la fase di estrema crisi del blocco occidentale e l’affermazione degli imperialismi storicamente subalterni, come quello cinese.
L’apparato bellico oggi ha cambiato la sua funzione primaria rispetto agli eserciti precapitalistici: essi non esistono per fare la guerra, ma per procurarla. La guerra imperialista risponde alla necessità di garantire nuovi mercati al proprio ciclo produttivo. D’altra parte l’imperialismo trova nei territori conquistati la possibilità di investimenti a basso costo, con la creazione e l’esportazione di interi comparti produttivi, grazie allo sfruttamento della classe lavoratrice del territorio conquistato. Quando questa esigenza si inasprisce, come nei momenti di crisi economica o di sovraproduzione, gli imperialismi entrano in conflitto e si rivela tragicamente che è la stessa esistenza della borghesia a dipendere dalla guerra. Per questo la lotta antimilitarista non può rinunciare all’anticapitalismo. Di riflesso si svelano i motivi dell’inefficacia storica del pacifismo riformista, con le pretese moralistiche di disarmo che avanza allo Stato borghese o alle suddivisioni territoriali regionali.
Ne sia testimonianza l’ultimo clamoroso evento di ‘beneficienza’ della Difesa. Nei giorni della gargantuesca esercitazione militare interforze Joint Stars, si svolge a Cagliari il ‘Joint Stars for Charity 2025’: screening pediatrici gratuiti sulla nave Trieste della Difesa con la collaborazione dell’Azienda Ospedialiera Brotzu di Cagliari, pasta party, concerti, spettacoli teatrali e gare podistiche rivolte principalmente alle bambine e ai bambini delle scuole. Un evento venduto come carità e beneficienza, ma che si configura come un intervento di ‘war-washing’ da manuale.
La Regione Autonoma della Sardegna e il Comune di Cagliari hanno benevolmente offerto il loro patrocinio. La Difesa ringrazia la «generosità» inoltre di Leonardo (colosso mondiale dell’industria militare), RWM (fabbrica di bombe della Rheinmetall), Terna Driving Energy (al centro della lotta contro la speculazione energetica in Sardegna), MBDA, Amazon, Barilla, UniCredit, Conad, Fondazione Grimaldi, Poste Italiane, Medea (10)(11). Tutto ciò mentre nella regione italiana con la percentuale più alta di abbandono scolastico (17,3%), e mentre la sanità sarda crolla a pezzi costringendo centinaia di migliaia di persone a pagare il pizzo al settore sanitario privato. Le istituzioni borghesi gettano la maschera, rivelando il loro servizio al capitale e alle sue guerre. L’alleanza è compiuta.
Per l’analisi della relazione tra l’impoverimento e la presenza militare in Sardegna, rimandiamo alla seconda parte di questo contributo.
Note
(1) A Foras, Trinacria, Core in Fronte, Isole in guerra. Occupazione militare e colonialismo in Sardegna, Sicilia e Corsica, Catartica Edizioni, Rende (CS), 2023, p. 12.
(2) Con il termine ‘servitù militari’ ci si riferisce alle aree che prevedono l’uso del territorio a fini militari e i vincoli alla popolazione civile derivanti da ciò: spazi terrestri, aerei, marittimi; divieti di pesca, pascolo, coltivazione; interdizioni varie.
(3) I dati sono stati ricavati dall’Indagine conoscitiva della Camera del 2014, dalla Regione Sardegna (RAS), una pubblicazione dell’Aeronatuica Militare del 1981, e Fernando Codonesu, Servitù militari modello di sviluppo e sovranità in Sardegna, CUEC, 2013. Cfr. A Foras, Isole in guerra, p. 19.
(4) Protagonista del recente accordo italo-tedesco per la guerra. Cfr. Emerigo C., Profitti di guerra e salari a picco, 21 ottobre 2024. Consultabile al link: https://www.pclavoratori.it/files/index.php?obj=NEWS&oid=7777
(5) Simona Castoldi, Quirra e Teulada: «I poligoni sardi sono pieni di sostanze tossiche», 24/08/2016. Consultabile al link: https://www.ofcs.it/internazionale/difesa-e-sicurezza-nazionale/quirra-e-teulada-i-poligoni-sardi-sono-pieni-di-sostanze-tossiche/#gsc.tab=0
(6) I documenti sono consultabili al link:
https://portal.sardegnasira.it/-/recupero-dei-residuati-di-esercitazione-della-penisola-delta-del-poligono-permanente-di-capo-teulada-comune-teulada-proponente-comando-militare-eserci
(7) A Foras, Isole in guerra, pp. 32-33.
(8) Il Giornale dell’Ambiente, Sardegna, settanta anni di esercitazioni militari illegali: il ministero della Difesa avvia la Valutazione di Incidenza Ambientale, 31 gennaio 2025. Consultabile al link: https://ilgiornaledellambiente.it/sardegna-settanta-anni-di-esercitazioni-militari-illegali-il-ministero-della-difesa-avvia-la-valutazione-di-incidenza-ambientale/
(9) L’Unione Sarda, Esercitazioni militari, nuovo ricorso al Tar: «Illegittime senza valutazione d’impatto ambientale», 17 gennaio 2024. Consultabile al link:
https://www.unionesarda.it/news-sardegna/esercitazioni-militari-nuovo-ricorso-al-tar-illegittime-senza-valutazione-dimpatto-ambientale-ncy515ue
(10) Enrico Lobina, War-washing delle forze armate col patrocinio di Cagliari e della Sardegna: altro che lotta al riarmo!, in Il Fatto Quotidiano, 6 maggio 2025. Consultabile al link: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/06/war-washing-cagliari-sardegna-riarmo/7975035/
(11) Lisa Ferreli, Joint Stars in Sardegna: tra portaerei, screening pediatrici e sponsor delel armi, la beneficenza si fa armata, in Italichecambia, 8 maggio 2025. Consultabile al link: https://www.italiachecambia.org/2025/05/joint-stars-beneficenza-militari/
Bibliografia generale
Tiziano Bagarolo, Marxismo ed ecologia, Milano, 2006
Sergej Andreevic Podolinskij, Lavoro ed energia. L’atto di nascita dell’economia ecologica, PonSinMor, Gassino Torinese (TO), 2011.
A Foras, Trinacria, Core in Fronte, Isole in guerra. Occupazione militare e colonialismo in Sardegna, Sicilia e Corsica, Catartica Edizioni, Rende (CS), 2023.
Friedrich Engels. Una vita per la rivoluzione, Marxismo Rivoluzionario, primo trimestre 2021, n.17.
Friedrich Engels, Il lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia, in Dialettica della natura, Roma, Editori Riuniti, 1967.
Friedrich Engels, Dialettica della natura, Roma, Editori Riuniti, 1967.
Tiziano Bagarolo, Lenin sconosciuto. La rivoluzione sovietica e l’ecologia, in Marxismo Rivoluzionario, n. 17