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La morte di un Papa

22 Aprile 2025
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Da comunisti non ci associamo al lutto universale, a reti unificate, per la morte di Papa Bergoglio.
In particolare, non concordiamo con la commemorazione estatica della figura di Papa Francesco da parte di tutte le le sinistre cosiddette radicali.

Naturalmente, rispettiamo profondamente la libertà religiosa e i sentimenti dei fedeli. Ma non al prezzo di rinunciare alla verità. La religione, ogni religione, è oppio dei popoli, scriveva Marx. La Chiesa cattolica nel mondo è la principale dispensatrice di questo oppio. Il culto religioso lo celebra. Il Papa, ogni Papa, è a capo del culto. La predica di una vita ultraterrena e della resurrezione della carne favorisce la rassegnazione a una vita terrena di sfruttamento e di oppressione per miliardi di esseri umani. Il richiamo alla carità verso gli umili non solo non cambia l'ordine reale delle cose, ma presuppone la sua conservazione, contro ogni prospettiva di rivoluzione. Attenzione per i poveri? Persino la Chiesa della Controriforma che scatenava la guerra contro le streghe moltiplicò gli ordini caritatevoli e assistenziali a tutela dei poveri, pur di replicare all'insidia del protestantesimo.

Più in generale, la stessa idea di un Dio Padre creatore dell'uomo, negando la figura dell'uomo quale creatore di Dio, lo educa per questa via a un principio di sottomissione. Non a caso la Compagnia di Gesù, fondata da Ignazio di Loyola, vide nell'autorità terrena il riflesso di Dio, e nell'obbedienza alla autorità il dovere dell'obbedienza a Dio.
Peraltro, la stessa retorica dell'uguaglianza e della fratellanza tra le “creature di Dio” tradisce puntualmente la propria ipocrisia quando si tratta delle donne, dei gay, delle lesbiche, delle persone transgender. Nel loro insieme, più della metà della specie umana su scala planetaria.
Lo stesso ordine interno alla Chiesa cattolica si fonda peraltro sulla disuguaglianza tra uomini e donne, rigorosamente escluse dal sacerdozio. La negazione del diritto all'aborto, assimilato a un omicidio, la condanna dei medici non obiettori chiamati “sicari”, il parallelo tra armi e contraccettivi in quanto entrambi soppressori della vita, sono tutti concetti pubblicamente espressi da Papa Bergoglio, anche in tempi recenti.

Quanto alla ripulitura della Chiesa cattolica dalla pedofilia, e dalla gigantesca mole di crimini contro bambini e suore a tutte le latitudini del mondo, Bergoglio non è andato al di là della retorica della denuncia. Il quotidiano Domani ha documentato nel 2022 che il Vaticano si è limitato a trasferire in altre diocesi i sacerdoti abusatori, e ha continuato a far pressione sulle vittime perché non rendessero pubblici gli abusi.
In ogni caso, Bergoglio ha confermato la giurisdizione ecclesiastica come unico possibile tribunale per i casi di pedofilia, sottraendoli pertanto alla giustizia ordinaria. Nei fatti, una garanzia di copertura protettiva, contro ogni principio di uguaglianza. I sistemi concordatari fra Stato e Chiesa tutelano peraltro il privilegio della Chiesa anche sotto il profilo giudiziario.

È vero: Papa Bergoglio ha pronunciato in più occasioni parole di denuncia a difesa dei migranti, a tutela della natura, e contro la guerra. Ha cercato su diversi terreni di risollevare l'immagine pubblica della Chiesa dalla sua crisi profonda provando a mettersi in sintonia coi sentimenti progressisti di una parte dell'opinione pubblica e della giovane generazione. Soprattutto ha voluto rispondere alla crisi verticale della popolazione cattolica in Occidente (in particolare in Europa e negli USA), e alla concorrenza crescente dell'islamismo su scala mondiale, con la ricerca di più ampie aree di influenza cattolica nei continenti oppressi, a partire dall'Africa, peraltro senza riuscire a invertire la china. Ma le parole progressiste restano parole, sulla bocca del Papa come sulla bocca dei governanti borghesi “democratici” e “umanitari”. Le parole, svincolate dall'azione, non servono a cambiare la realtà, ma a mascherarla. Peraltro, la stessa parola di Bergoglio è stata ben attenta ad evitare pericolosi equivoci. Parlare della “guerra” e della “pace” come categorie universali ed astratte significa cancellare il confine tra guerre imperialiste degli oppressori e guerre di liberazione degli oppressi. Ciò che tutela in definitiva gli oppressori. Se si denuncia come ignobile il massacro di Gaza, ma si condanna o si ignora la resistenza palestinese, cambia qualcosa per il popolo oppresso? Si risponderà che non rientra nel ruolo di un Papa il pubblico sostegno ad una resistenza. Verissimo. Ma qual è allora esattamente il ruolo del Papa, di ogni Papa? Questo è il punto.

Il ruolo del Papa, di ogni Papa, è inseparabile dalla natura della Chiesa. La Chiesa è un'istituzione reazionaria. Una monarchia teocratica e assolutistica. Il Papa, ogni Papa, in quanto capo della Chiesa, è istituzionalmente un sovrano assoluto che concentra nelle proprie mani ogni potere verso i propri sudditi. La cosiddetta divisione dei poteri (esecutivo, legislativo, giudiziario), propria delle democrazie borghesi liberali, è estranea alla Chiesa. Il Papa sovrano detiene il controllo degli stessi beni patrimoniali della Chiesa, perché tutte le diverse amministrazioni dei beni ecclesiastici, immobiliari, finanziari, azionari, fanno capo alla somma figura del Pontefice. Le proprietà ecclesiastiche sono immense. Nella sola Italia, la Chiesa ha il primato delle proprietà immobiliari, al netto dei luoghi di culto. Sono proprietà largamente esentate da qualsiasi dovere fiscale. In compenso, le casse dello Stato, a livello centrale e locale, provvedono in varie forme al trasferimento di risorse pubbliche nel portafoglio ecclesiastico, dal pagamento degli insegnanti della religione cattolica agli oneri di ristrutturazione degli immobili della Chiesa.

La Chiesa è a tutti gli effetti capitalismo ecclesiastico. Gli scandali finanziari che la interessano sono un riflesso della sua natura. Ad esempio, recentemente, lo scandalo dell'Obolo di San Pietro ha rivelato che i fondi di beneficenza per i poveri vengono usati per transazioni finanziarie e commerciali della Chiesa nei ricchi quartieri delle metropoli. Qualcuno può seriamente meravigliarsene?

Papa Bergoglio non ha cambiato nulla, perché non poteva cambiar nulla, nella natura materiale della Chiesa. Da buon sovrano, ha provveduto a gestirla. Sicuramente ha provato a cambiare le forme di comunicazione del papato uscendo dalla canonica dottrinaria di Papa Ratzinger a favore di un linguaggio più popolare e diretto. Sicuramente ha puntato a ridimensionare a proprio vantaggio l'equilibrio di potere con la Segreteria di Stato vaticana, facendo della propria relazione col popolo dei credenti un punto di forza nel rapporto con la gerarchia. In questo senso, paradossalmente, Bergoglio ha enfatizzato la natura assolutistica del papato all'interno dell'ordine vaticano. La sua estrazione peronista e gesuitica lo ha sicuramente aiutato nell'operazione.

Resta il nodo di fondo, che va al di là di Bergoglio. Si può presentare la figura di un sovrano assoluto, capo di una monarchia teocratica e capitalistica, come figura di «comunista» (Maurizio Acerbo, Rifondazione Comunista) e «grande rivoluzionario» (dalla Rete dei Comunisti a Il Manifesto)?
Nella subordinazione reverente al papato, nell'incanto per la sua parola, si riflette, in ultima analisi, l'adattamento alla società borghese. Cioè la rinuncia ad ogni prospettiva di rovesciamento dell'ordine reale del mondo. Le ragioni del marxismo rivoluzionario trovano una volta di più la propria conferma.

Marco Ferrando

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