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Fronte unico contro il governo di polizia
22 Febbraio 2025
Testo del volantino che distribuiremo nelle manifestazioni di oggi contro il DDL 1660
La repressione colpisce le/i attivist*, da quelli contro il cambiamento climatico a chi si oppone al genocidio del popolo palestinese e lotta per la libertà della Palestina, agli/le antifascist*.
Nel mirino ci sono le/i operai* della logistica, i loro picchetti anticrumiraggio, e i/le migrant*. Si susseguono DASPO urbani comminati a chi viola fantomatiche linee o zone rosse.
In pratica è in atto un dispositivo per reprimere sul nascere ogni possibile insorgenza sociale che disturbi il governo nella sua azione a tutela degli interessi della classe dei capitalisti (moderazione fiscale) e di quelli ancora superiori come sono gli interessi imperialistici italiani.
La politica repressiva è un aspetto normale e perdurante della politica borghese, quali che siano i governi che si succedono, e degli apparati armati dello Stato borghese, quale distaccamento di uomini in armi a tutela degli interessi medi e comuni della classe borghese.
Praticare la lotta di classe e, in sua connessione, la lotta contro tutte le altre forme di oppressione implica inevitabilmente lo scontro con la macchina repressiva dello Stato.
Tuttavia, in alcuni frangenti è necessario un salto di qualità: o perché la lotta di classe minaccia direttamente l’ordine sociale della borghesia o perché la proiezione imperialista dello Stato impone la sconfitta preventiva di ogni possibile opposizione interna.
Il governo Meloni, peraltro incapace di mantenere le promesse fatte al proprio elettorato, unisce l’interesse imperialista sul fronte interno alla ricerca di consenso presso la propria base sociale, a cui in mancanza di altro può almeno ammannire il pugno duro di nuove misure poliziesche.
In questo crogiuolo nasce il Disegno di legge 1660, detto decreto “sicurezza”, che segna un salto di qualità del potere repressivo dello Stato borghese.
Lo stesso governo a guida postfascista che alleggerisce i reati dei colletti bianchi in fatto di affari e corruzione, dichiara guerra ai diritti di lotta di lavoratori, giovani, immigrati, carcerati.
Di certo l'effetto di questo decreto è e sarà quello di incoraggiare la gestione muscolare dell'ordine pubblico, liberando gli agenti di polizia da remore residue o inibizioni legali, nelle piazze, negli istituti penitenziari, nei CPR. Insomma, il DDL1660 è il parto di un governo di polizia.
Da alcuni mesi si è avviata la mobilitazione contro il decreto sicurezza. Al momento essa è ancora confinata per lo più a settori di avanguardia sindacale e politica. Essa ha già iniziato la campagna di denuncia e controinformazione tra i lavoratori e i giovani che chiarisca le sue finalità e motivi la mobilitazione.
Tuttavia, è necessario fare ogni sforzo per cercare di uscire dall’ambito ristretto delle avanguardie. L’articolata composizione delle mobilitazioni sociali e politiche, dalle decine di vertenze aziendali nei più diversi settori (automotive, logistica, ecc.), al movimento per la liberazione della Palestina e contro il sionismo, impongono al movimento contro il decreto “sicurezza” di proiettarsi verso una platea molto più grande di potenziali vittime della repressione poliziesca.
Contro la stretta reazionaria va rivendicato il fronte unico più ampio del movimento operaio, mettendo tutte le sue organizzazioni di fronte alle loro responsabilità. L’arcipelago del sindacalismo di base e conflittuale ha compreso la portata dello scontro e ha già reagito alla minaccia, anche se purtroppo ancora con elementi di settarismo e autocentratura che devono essere superati.
La CGIL, la maggiore organizzazione sindacale, ha il dovere di mobilitarsi contro questo decreto, inserendo l'opposizione ai nuovi poteri di polizia in una più ampia piattaforma generale di lotta.
Solo lo sviluppo di un'opposizione sociale di classe e di massa, che incida sui rapporti di forza complessivi tra le classi, può riaprire un varco alla stessa battaglia democratica contro la repressione. È l'unico evento di cui padroni e governo hanno paura.