Dalle sezioni del PCL

Gorizia, la Lega e i suoi alleati tagliano l'ospedale mentre regalano oltre due milioni alla curia

Fedriga, Riccardi, Ziberna, Calligaris, i nomi dei principali colpevoli

25 Gennaio 2025

Il populismo reazionario al governo non può più nascondersi e svela il suo volto oscurantista compromettendo le condizioni di vita degli strati popolari che l'hanno votato

sanitàisontino


Tagli brutali ai servizi ospedalieri di Gorizia. Cardiologia e urologia riducono drasticamente l’agibilità all’assistenza ospedaliera del bacino di fruizione dell’alto isontino, nonostante quest’ultimo sia il più colpito dalla casistica clinica in questione. Nel caso della cardiologia si tratta di una vera e propria chiusura. La responsabilità è tutta della giunta regionale leghista e dei suoi alleati: dal governatore Fedriga, all’assessore forzitaliota alla sanità Riccardi, al sindaco Ziberna e la sua amministrazione. Tutti i disservizi, le complicazioni cliniche, le ricadute dell’emigrazione sanitaria sulle persone più vulnerabili, dovranno essere imputati a queste teste governanti.

Già il Consiglio delle Autonomie Locali, lo scorso dicembre, aveva decretato la decurtazione dell’offerta ospedaliera dell’ex capoluogo isontino approvando le linee guida 2025 del governo regionale della Lega. La giunta comunale del revanscista istro-dalmato Ziberna, accogliente la X Mas nel palazzo comunale, già presidente nazionale della giovanile del tangentaro PSDI nell’epoca rampante del craxismo, e graziato dalla prescrizione rispetto le incriminazioni di turbativa d’asta negli appalti del CONI provinciale, si è accodata in rigoroso silenzio.

La consistente levata di scudi pubblica del personale medico dirigente di dipartimento di queste settimane rappresenta un fatto importante. Ciò nondimeno l’apparato governativo regionale, nelle sue varie diramazioni, e attraverso i suoi uomini di paglia alla guida dell’Asugi (Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano-Isontina), non si è fatto problemi di negare l’evidenza anche se, persino in una nota ufficiale, l’azienda non ha potuto evitare di confermare, per quanto riguarda il reparto di cardiologia a Gorizia, la “necessità di procedere con una riorganizzazione del sistema”, il che significa tagliare.

Per chi avesse dei dubbi sul sottocodice comunicativo di questa narrazione ufficiale ricordiamo che la stessa direzione Asugi, nell’occasione, richiama gli standard Agenas relativi al trasporto del paziente in diagnosi infarto STEMI, quindi in condizioni cliniche più critiche, direttamente nel hub di riferimento. E in ogni caso la Delibera della Giunta regionale n.2052 parla chiaro, laddove precisa che “entro il 30 aprile 2025 devono essere concentrate le degenze cardiologiche (anche le unità di terapia intensiva, nde) del presidio ospedaliero di Gorizia nella sede di Monfalcone”.

Modello Hub & Spoke della messa in rete dei servizi ospedalieri depotenziando le attività delle strutture periferiche (spoke) attraverso la concentrazione nei centri più grandi, è questa l’essenza anche del Piano Regionale Oncologico 2025-27, che concentra l’offerta chirurgica specializzata negli hub di Trieste e Udine, a scapito non solo di Gorizia, ma anche di Monfalcone e Pordenone (ma lo stesso futuro del CRO di Aviano non appare proprio tranquillo). Un sistema che aumenta liste d’attesa, le difficoltà annesse al pendolarismo sanitario con le conseguenze di una libera scelta verso l’abbandono sanitario da parte degli stessi pazienti quando non possono permettersi le tariffe della sanità privata, dell’intramoenia o ci sono difficoltà con la mobilità personale.

La sostanziale chiusura poi del reparto di cardiologia a Gorizia si inserisce in un contesto epidemiologico dove la distribuzione delle patologie cardiovascolari è piuttosto intensa data la media anagrafica alta della popolazione del bacino di raccolta e la sua comorbilità con conseguente ricaduta anche in termini di lungodegenze. E questa chiusura sostanziale avviene nonostante lo stesso reparto sia stato recentemente potenziato in termini di tecnologia chirurgica a cui va sommata la consolidata expertise di impiantistica nonché lo sviluppo di attività di telemonitoraggio.

Ma la scelta decurtante prevista dal suddetto piano regionale oncologico, decurtazione che si aggiunge alla soppressione dei punti nascita di S. Vito al Tagliamento e di Palmanova (quest’ultimo trasportato a Latisana proprio nell’ottica del concetto Hub & Spoke all’interno della riduzione a tre delle aziende del SSR come sentenziato anche dal Consiglio di Stato), colpisce anche la chirurgia generale di Gorizia e di Monfalcone, che trattandosi di un’unità unica porterebbe ad una separazione dei trattamenti chirurgici oncologici sull’utilizzo della robotica per i tumori al colon, che diverrebbe, paradossalmente, inaccessibile per la struttura a Monfalcone. Questo perché la giunta regionale, fuori da ogni logica funzionale (anche quella prevista dal Programma Nazionale Esiti) ma non di quella politica di attacco alla sanità pubblica, ha optato per un calcolo separato dei volumi operativi dei due poli dell’unica unità. Gli svantaggi più consistenti però colpiranno in particolare il reparto di urologia di Gorizia che ad oggi è stato captativo anche di domanda sanitaria extraregionale e che non potrà più fornire interventi oncologici al retto o alla vescica che rappresentano la maggior tipologia richiesta dal suo bacino di utenza. Mentre le emergenze gastriche con presenze emorragiche oppure le occlusioni intestinali saranno dirottate a Trieste ma senza che il piano regionale abbia preso in considerazione eventuali problematiche ostative del trasporto del paziente.

Di fronte a questo quadro, in consiglio regionale il capogruppo PD Diego Moretti, candidato sindaco del centrosinistra alle elezioni comunali anticipate di Monfalcone il prossimo giugno, pur criticando l’attacco alla sanità isontina è riuscito a compiacersi di alcuni elementi parziali del piano oncologico regionale in quanto, a suo dire, presenterebbero delle continuità con l’ultima amministrazione regionale del centrosinistra…la partitocrazia di governo capitalistico ritrova sempre il comune denominatore.


“GORIZIA 2025” FA MIRACOLI IN CURIA

E mentre continua la demolizione della sanità pubblica, e senza contestazioni da parte dell’opposizione liberale nelle istituzioni, a Gorizia arriva invece una bella pioggia di milioni all’Arcidiocesi. Oltre la metà dell’assestamento di bilancio di fine anno della giunta regionale: ovvero, oltre due milioni di euro.

Il principale attore di cotanta manna per l’edilizia cultuale (edifici di culto, attività ministeriali, Casa del Clero, Seminario, strutture pastorali ecc.) è stato il capogruppo della Lega in Regione, Antonio Calligaris, esemplare incarnazione del politico borghese leghista, accumulatore di cariche, sindaco di Fogliano-Redipuglia, consigliere regionale di maggioranza, consigliere comunale sempre di maggioranza a Monfalcone, segretario di partito....relatore alle conferenze di Casapound contro i migranti a Grado…Calligaris, ha presentato la cospicua regalia di Fedriga e alleati alla Curia in una conferenza tenuta il 23 dicembre scorso assieme al sindaco Ziberna e Patrizia Artico, l’assessora comunale a “Gorizia2025” capitale culturale d’Europa, la rassegna internazionale, di prossimo inizio, che ha fornito la copertura “morale” di questa santa devoluzione.

Calligaris ha esaltato l’operazione (che coprirà fino al 100% degli impegni di spesa curiali) all’interno di un discorso di privatizzazione e di clericalizzazione degli interventi per le emergenze sociali (riferimento all’ampliamento del servizio di foresteria) che l’amministrazione di classe borghese della politica di bilancio strutturalmente persegue, e che si interseca con la distruzione della spesa socio-assistenziale e sanitaria pubblica al fine di stornare risorse finanziarie anche per il rilancio del cattolicesimo di Stato quale strumento d’azione dell’affermazione identitaria e di attacco alle libertà civili, a partire dall’autonomia riproduttiva delle donne e l’autonomia di genere. In armonia con la campagna leghista dell’introduzione delle letture bibliche nella scuola primaria annunciata dal ministro Valditara.

PCL – nucleo isontino

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