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6000 euro in meno: non esiste il gender pay gap!

22 Gennaio 2025
donne e laboro



Son queste le cifre, sciorinate dall’istat, per il 2022 e riportate dal Corriere della sera. Se la retribuzione media lorda, nelle unità con almeno 10 dipendenti, è stata 37300 euro, la differenza oraria è stata di circa 1 euro all’ora, aggirandosi in media tra i 16 e 17. In breve gli uomini prendono quasi 40000 euro e le donne quasi 34000 euro. Insomma le donne valgono il 15% in meno di un essere umano, che notoriamente in quella porcilaia a cielo aperto che è la società borghese, può essere solo l’uomo.

Naturalmente, si affretta il Corriere, il dato è dovuto anche al fatto che le donne usufruiscono ma sarebbe meglio dire subiscono il part-time quasi tre volte più degli uomini (12,3% dei contratti contro il 5,2% degli uomini), per un numero di ore di lavoro all’anno di 1539, contro 1812, quasi 300 ore in meno, quasi due mesi senza lavoro e stipendio. La beffa per la donna sta nell’apparire meno occupata, solo perché il sistema non calcola il supplemento di lavoro domestico, che anche ammesso gli uomini diano una mano, porterebbe almeno a 3000 ore di lavoro contro 2000. E poiché di queste 3000 metà sono gratis, possiamo dire che il divario vero si aggira tra i 10 e 15000 euro. E quindi quell’85% va ridotto al 65%. La donna vale 2/3 in meno dentro una società maschilista e borghese che vale meno di zero.

Naturalmente queste cifre già abbastanza agghiaccianti, fanno ancora più spavento se si pensa che valgono solo per chi lavora a tempo indeterminato. E cioè sempre meno gente, e sempre meno giovani. Questi schiavi salariati a schiavismo predeterminato prendono il 24,6% in meno di quelli a tempo indeterminato. E quindi quei 6000 euro in meno non portano più lo stipendio di una donna a 34000 ma tra i 20 e 24000 euro lordi. Un successo dello schiavismo borghese di inizio millennio.

Nulla di nuovo sotto il sole, non stiamo che riportando cifre di una banalità quotidiana. E se riportiamo questi dati, non è solo per fare il nostro dovere di cronisti di una fogna quotidiana chiamata capitalismo, ma perché il Corriere attrae una miriade di palati fini anche tra i suoi lettori. Tra i commenti dei tanti perdigiorno che lo leggono scopriamo così il motivo della stucchevole polemica che spesso ritorna tra i negazionisti del differenziale retributivo tra i sessi.

Dovete sapere infatti che quello che vi abbiamo appena mostrato, è il gender earnings gap, non il gender pay gap che non esiste. Insomma la donna non prende davvero meno, ha solo mansioni inferiori. È solo questione di termini come diceva il megadirettore di Fantozzi! Purtroppo non abbiamo studiato e quindi non potevamo sapere quello che ci avrebbe potuto spiegare la Signora Maestra di Harward, premio Nobel per l’economia di Catalano. La donna può esultare, con un trucco contabile è finalmente pari all’uomo, anche se ha sempre 6000 euro in meno. Non solo, replicherà qualche femminista, come non rendersi conto dell’inarrestabile avanzata delle donne? 6000 euro in meno ma un premio Nobel a una donna borghese in più che la prende per i fondelli!

Domandarsi perché le donne abbiano mansioni inferiori non deve essere da Nobel e nemmeno da lettori del Corriere, così come analoghe domande cretine sui part-time può farsele solo un proletario che trovi strano che non ci sia nessun Nobel che abbia spiegato, vincendolo, che non esistono donne part-time, le donne infatti sono tutte full-time, solo che una parte del lavoro lo fanno a casa. Sono insomma da sempre in smart-working e non lo sapevamo!

La donna – ci ricordano i Nobel borghesi, non bastassero i loro giornali – non può negare di aver fatto progressi nella società capitalistica. È passata in effetti dall’essere un genere di comodino, ad essere un gender senza comodino, cioè uno stereotipo sottoculturale puro e semplice della borghesia analfabeta. Prima o poi riuscirà pure a farsi riconoscere per quello che è: una donna! E allora finalmente potrà sentir parlare di woman pay gap. Ma state sicuri che qualora il capitalismo le farà la concessione di chiamarla per nome, lo farà sempre gratis, cioè con un supplemento in più di lavoro per la grazia ricevuta. Perché in effetti l’unica cosa che ha fatto il capitalismo per lei, è stata scaraventarla in fabbrica per accumulare il suo capitale. E i progressi che ha fatto, li ha fatti da sola con le lotte della sua classe: la classe operaia. Perché se aspettava la borghesia, restava sempre un genere di comodino o al massimo un genere di spola tra le spole nelle 16 ore di lavoro tra un turno e l’altro, prima di partorire per terra l’aborto dell'identità degenere della sua vita.

Ora qualche altro genio invocherà la Costituzione e i suoi inutili articoli. Qualcun altro ci dirà cosa fare, per pareggiare i conti, purché restino sempre dispari tra padroni dei mezzi di produzione e proletari d’ambo i sessi senza, i quali dovrebbero lottare soltanto per restare sempre ultimi ma insieme, quando evidentemente lasciando la vittoria al Signor Capitale resteranno sempre più o meno come sono e anche peggio.

Il giorno che la paga più bassa per le donne sarà estinta, sarà il giorno in cui non ci sarà più alcuna parità salariale. Ci sarà ben altro che l’attuazione della parola d’ordine conservatrice per un equo salario tra i proletari maschi e femmine. Ci sarà la soppressione del sistema del lavoro salariato, del capitale e dei loro rapporti reciproci! Sarà il giorno che il Corriere sarà gratis, ce lo porteranno per bocca i tanti, inutili cani mancati che han preso il Nobel.

Lorenzo Mortara

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