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Siria. Un dittatore sanguinario in meno, un futuro incerto
23 Dicembre 2024
In un Medio Oriente già duramente devastato dal genocidio palestinese e dall'attacco al Libano per mano dello stato sionista di Israele, la sanguinaria dittatura di Bashar al-Assad è caduta da giorni in Siria, sostituita al potere da un settore islamista a capo di un'eterogenea coalizione ribelle. Nel Paese e nella regione si apre una nuova fase, piena di interrogativi.
Un evento trascendente. Per il popolo siriano e per gli altri popoli arabi della regione, questo cambiamento è un passo avanti molto importante. Si sono conclusi 54 anni di regime dittatoriale del clan al-Asad: 24 anni del deposto Bashar e 30 anni di suo padre Hafez, attraverso il partito Ba'ath. Il regime, da nazionalismo arabo populista, si è spostato sempre più a destra, ha negoziato con diversi imperialismi e, soprattutto negli ultimi decenni, non ha mai sostenuto in modo significativo la resistenza palestinese contro il colonialismo sionista ed il genocidio. Al contrario, di fatto si è limitato a sostenere la causa palestinese a parole e ad usarla per l'oppressione interna. Questo è uno dei motivi per cui molti palestinesi, tra cui Hamas, hanno accolto con favore la caduta di al-Assad.
Va notato che il governo del partito Ba'ath in Siria è iniziato a metà degli anni '60 come un progetto in qualche modo progressista e antimperialista sotto la guida di leader come Saleh Jaded. Ma a causa della mancanza di una direzione marxista, delle confusioni ideologiche, degli zigzag e delle dispute interne, il partito è finito per esser parte di un capitalismo clientelare molto corrotto, che ha portato a una repressione statale permanente e senza precedenti della stragrande maggioranza della popolazione. La degenerazione del regime ha accelerato dopo gli anni '90, con l'adozione di politiche economiche neoliberiste a favore del mercato, che hanno portato alla perdita del sostegno popolare di cui godeva un tempo. Le defezioni nell'esercito siriano e la vittoria dei ribelli in soli dieci giorni confermano che il regime si stava decomponendo, senza sostegno sociale. Nessuna soluzione democratica poteva essere aperta con questa tirannia corrotta al servizio del clan al-Assad e dei suoi prestanome al potere. Ecco perché una folla è scesa in strada per festeggiare, in Siria e in molti altri paesi. Su una popolazione totale di 24 milioni di persone, 5 milioni sono i rifugiati all'estero, in fuga dalla guerra civile e dalla repressione del 2011, e ora hanno iniziato a tornare nel proprio paese.
Russia e Iran, colpiti. Per entrambi i paesi, anch'essi sotto regimi dittatoriali da decenni, la caduta di al-Assad implica un grande indebolimento della loro influenza nella regione. Sia il governo di Putin che quello dei mullah iraniani sono stati per anni il fondamentale sostegno politico e militare della Siria. I servizi segreti della Russia, un imperialismo emergente impegnato nella sua invasione e guerra contro l'Ucraina, non avevano previsto questa offensiva dei ribelli in Siria. E lo stesso vale per un Hezbollah molto indebolito e soprattutto per la dittatura teocratica iraniana, che invece di guidare l'"asse della resistenza" antisionista, come aveva promesso, di fatto ha tradito la lotta palestinese. In ogni caso, sia l'Iran e i suoi alleati che la Russia non erano più in grado di sostenere un regime vuoto che stava crollando come un castello di carte alla minima spinta.
A sua volta, Israele ha approfittato del vuoto di potere di questi giorni per portare truppe nella zona demilitarizzata tra le alture del Golan – che occupa illegalmente dal 1967 – e la Siria.
La variegata alleanza ribelle. Comprende quattro settori, a volte in contrasto tra loro:
• Comitato per la Liberazione del Levante (Hayat Tahrir al-Sham, HTS): gruppo islamista sunnita che negli ultimi anni ha cercato di presentarsi come una forza principale "moderata". La sua ala politica è il Governo di Salvezza Siriano e il suo principale leader è al-Chaara (alias al-Jolani).
• Esercito Nazionale Siriano (SNA): sostenuto dalla Turchia, ha aderito al Fronte di Liberazione Nazionale e cerca di creare una zona cuscinetto al confine turco per impedire l'avanzata della lotta in Kurdistan.
• Forze Democratiche Siriane (SDF): le milizie curde guidate dalle Unità di Protezione Popolare (YPG), con il sostegno degli Stati Uniti, controllano l'area del Rojava e sono sotto attacco da parte dell'SNA.
• Uomini Liberi di Siria (Ahrar al-Sham): è emerso nel 2011 dalla fusione di diversi gruppi ultraislamisti, con l'influenza dei talebani afghani.
L'ISIS (Daesh) non fa parte di questa alleanza, perché è un rivale di HTS. Ma esiste ancora, e nella crisi attuale potrebbe riguadagnare presenza.
No alle interferenze esterne. Nel 2011, nell'ambito della primavera araba, c'è stata una ribellione popolare contro la dittatura in Siria. Al-Assad ha represso duramente e ha iniziato una guerra civile che ha ucciso 600.000 persone – tra cui più di 100.000 civili – e dieci milioni di sfollati, metà all'interno e metà all'estero. Tra i settori ribelli politici e religiosi, inizialmente più indipendenti, è cresciuta l'influenza degli Stati Uniti e anche della Turchia, che cercheranno di mantenerla o di espanderla. Inoltre non può essere ignorato il sostegno a varie fazioni di altri stati reazionari, come l'Arabia Saudita, il Qatar, la Giordania e gli Emirati Arabi Uniti. La complessità della situazione è tale che queste potenze possono essere alleate in una parte del paese mentre si fronteggiano in un'altra.
In questi giorni, HTS sta negoziando con l'inviato delle Nazioni Unite Geir Pedersen, l'ex primo ministro assadista al-Jalali e rappresentanti di altri paesi sulla base della risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che propone una "transizione civile" di diciotto mesi, una nuova costituzione e la convocazione di elezioni. Tuttavia, non si può escludere la possibilità di sanguinose lotte intestine tra i gruppi ribelli durante il processo.
Quale via d'uscita? La gioia di ampi settori del popolo siriano per la caduta del dittatore non può nascondere i rischi esistenti. Come abbiamo detto, nella multiforme alleanza ribelle c'è l'influenza imperialista, il regime espansionista turco e settori islamisti – tra cui HTS – la cui strategia è uno stato teocratico che non garantirà i diritti democratici e sociali tanto a lungo rinviati. Una vera soluzione democratica dovrebbe includere la convocazione di un'assemblea costituente libera e sovrana, in cui possano intervenire anche i rifugiati di ritorno, per riorganizzare il paese in un percorso di liberazione nazionale e sociale, di solidarietà con la causa palestinese e di laicità dello stato per la convivenza pacifica tra popoli e religioni.
Come LIS puntiamo sullo sviluppo di un'alternativa rivoluzionaria antimperialista e anticapitalista, in lotta per una Siria socialista nel quadro di una federazione socialista del Medio Oriente. Sottolineiamo che questo è possibile solo attraverso l'organizzazione rivoluzionaria delle masse lavoratrici e dei popoli oppressi della Siria, in alleanza con gli oppressi e gli sfruttati del Medio Oriente e non solo.
• Abbasso tutte le ingerenze imperialiste in Siria
• Abbasso la teocrazia e il fondamentalismo religioso
• Nessuna illusione nelle forze che agiscono per procura e nei complici dell'imperialismo
• Le aspirazioni democratiche delle masse siriane devono essere rispettate
• Solidarietà e sostegno al popolo siriano, per una Siria democratica, laica e socialista
12 dicembre 2024