Interventi

Femminismo e altre improbabili liberazioni

17 Dicembre 2024
rosa pani


«Femminismo e altre liberazioni» (virtuali perché fuori Facebook non esiste) ci attacca in una nota pubblica del 14 dicembre 2024 «polliciata» da sette utenti e derisa da due, per l’iniziativa sullo schwa organizzata nella nostra sezione torinese dal «Collettivo Marxista Rivoluzionario», organizzazione studentesca prossima al nostro partito.

Il 7 dicembre, il collettivo convocava Yasmina Pani, una dei due soli linguisti ad avere analizzato la proposta dello «schwa» con apposita trattazione editoriale: «Schwa: una soluzione senza problema» (Ediuni, 2022; l’altro linguista ad essersene occupato è Andrea De Benedetti con «Così non schwa», Einaudi, 2022. In stampa, al momento, per le Edizioni Metafisiche, deve esserci l’analisi profonda di «Femminismo e altre liberazioni»).

L’accusa è la consueta di tutte le femministe fanatiche: saremmo maschilisti, omotransfobici, insomma parafascisti pronti a ricevere Vannacci in sede a discutere delle corbellerie di «Femminismo e altre liberazioni». A corollario di tanto acume dovremmo pagare 200 euro al mese le femministe (il vero nome che la pagina dà alle compagne nostre) per stare nel nostro partito.

Il motivo di tanto astratto furore è che la professoressa Pani si definisce comunista, antisessista ma - povere le loro altre liberazioni! - non femminista e assolutamente contraria a far ruotare il mondo attorno alla guerra al maschio per l’abbattimento del patriarcato che terrebbe prigioniera la classe delle donne, prigioniere soprattutto delle fesserie borghesi e misandriche delle femministe.

Ad ogni modo la fiducia delle cyberfemministe è ben riposta. Vannacci e suprematisti sono già entrati negli spazi torinesi del PCL, tutti in un colpo solo; quando Pani, parlando del Pinochet de noantri, ebbe a definirlo qualcosa come un «supremo coglione», tra le fragorose risa e applausi dei tanti vandeani inconsci partecipi del dibattito, che proprio faticano a capire come una discussione critica su di uno “schwa” equivalga alla torcia ad honorem del Ku Klux Klan. Se con «altre liberazioni» si allude a tutte le liberazioni dal buon senso e dall’oggettività, la nota della community è coerente. Nel caso contrario, spendiamo qualche parola insignendo questo anonimo atollo virtuale del rilievo che non ha.

La Pani è «maschilista» come le femministe di «altre liberazioni» sono sedicenti marxiste. Per quanto ne evincono i piemontesi, che non ne sono i biografi, Pani, comunista, ex-Rifondazione, antisessista, antisovranista, sostenitrice dei diritti civili ed esponente LGBT+ essa stessa, senza nulla a che spartire con rossobruni alla Rizzo, pare tesa a controbilanciare le esagerazioni di certa propaganda femminista finendo per esagerare dal versante opposto alla mistificazione, ossia quello di un certo strutturalismo o economicismo. Posizioni da discutere, chiarire e chissà che un giorno non lo faremo, data la grande disponibilità al confronto di una professoressa paradossalmente meno cattedratica di certe sputa-Hegel (da che pulpito!), forti per ora di quasi tutto un partito che, fuor di dubbio, nella sua maggioranza ben nota a noi militanti, non condivide talune impostazioni del discorso «panico».

Come non capire, comunque e da comunisti, la frustrazione di compagne che oramai si ritrovano da troppi anni, l’8 Marzo, non più a commemorare la Giornata Internazionale dell’Operaia per la lotta al fianco dell’operaio contro il capitale, ma la giornata persa delle femministe per la lotta al fianco delle donne borghesi contro il maschio patriarcale, per abbattere qualunque cosa non sia il capitalismo?

«Femminismo e altre liberazioni» non lo comprende. E per forza! «Femminismo e altre liberazioni» è sedicente per tutte le generiche liberazioni, tranne quella della classe operaia (praticamente mai pervenuta su quella pagina) e quella del popolo ucraino armato perché, vedendo fascisti e maschilisti dappertutto, tranne dove sono davvero, sta «diversamente» dalla parte di Putin, notoriamente amico delle donne, della comunità LGBT+ e degli antifascisti.

Naturalmente, avendo un coraggio leonino, non lo troverete chiaro e tondo sulla pagina, ma travestito da mille equilibrismi e sofismi pacifinti tra il «no alle armi» (agli invasi, non agli invasori!) e l’anarcoplatonica diserzione; nonché qualche repost nostro (quando ci lisciava), subito smentito dai repost opposti di quello che oggi è il PCR (vecchia SCR) e utopie accademico-riformiste di Emiliano Brancaccio. Del resto, con la sinistra stalinoide e campista che ci ritroviamo, le manifestazioni pro-Ucraina sono sostenute da quattro gatti; uno di questi siamo sicuramente noi, mentre «Femminismo e altre liberazioni» non l’abbiamo mai visto passare, nemmeno randagio sui social.

Precisiamo – intellettualmente onesti come siamo – che, nonostante l’ambiguità dei distinguo pacifinti sulla questione Ucraina, questo per noi non fa diventare quella pagina un concentrato di reazione (avrebbe almeno fatto una scelta...). Ne fa semplicemente ciò che è: una pagina di femminismo piccolo-borghese, fanatico e opportunista al tempo stesso, contraddittoriamente progressista, perfetta per dilettanti, apprendisti e banderuole che le vanno dietro.

Questo perché noi siamo comunisti e valutiamo dialetticamente le cose. Se fossimo certe femministe, incapaci di quelle sottigliezze che spesso nascondono il rosso del diavoletto rivoluzionario, nonché trascinate da tutti i comodi venti della moda, staremmo boicottando l’invio delle armi alla resistenza ucraina e favorendo l’espansione dell’imperialismo russo. Invece noi i generali e suprematisti, li combattiamo davvero.

Il macchiettistico tentativo di linciaggio della nostra sezione non può che farci sorridere. Triste, miserabile e ripugnante è invece il linciaggio vero, quello fatto contro una donna proprio da donne che le vorrebbero tutelare, ma solo se professano ubbidienza cieca alle loro teorie metafisiche e strampalate.

Naturalmente, se come strenna natalizia «Femminismo e altre liberazioni» vorrà avanzare critiche sensate, le prenderemo in considerazione. In caso contrario, abbiamo cose più serie e di classe - in tutti i sensi - di cui occuparci.

Partito Comunista dei Lavoratori - Sezione di Torino & Vercelli

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