Dalle sezioni del PCL
Quanto è pubblica l'università pubblica?
23 Novembre 2024
A Torino Fratelli d'Italia blocca un'iniziativa universitaria con l'accusa di terrorismo e antisemitismo
L'associazione torinese Progetto Palestina organizza una conferenza sul tema della resistenza femminile in Palestina. L'iniziativa è prevista per il 25 Novembre presso il Campus Einaudi e sarà ospite la gazawi Mariam Abu Daqqa, 72 anni, attivista per i diritti delle donne e membro del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, già arrestata in Francia come filo-Hamas («Non ho nessun rapporto con Hamas», ha dichiarato e, dato il suo impegno per l'emancipazione delle donne, sarebbe ben strano il contrario!) dopo il 7 ottobre 2023. L'Italia di Meloni non vuol essere da meno.
Così, dopo una prima risposta affermativa da parte di UniTo, segue rettifica: l'aula non è concessa e l'iniziativa non è autorizzata. Il motivo sta nella presenza di Mariam, facente parte di una organizzazione, secondo Francia e Italia, «terroristica».
La segnalazione sarebbe provenuta da uno studente «preoccupato dell'utilizzo dell'università pubblica a fini politici». Oltre a domandarci quanto «pubblica» possa considerarsi una università con costi sempre meno sostenibili per le fasce subalterne, e nella crisi economica dove solo i capitalisti galleggiano, saremmo davvero maliziosi a pensare che questo segnalatore così apprensivo appartenga ad aree politiche vicine a quella governativa che prontamente, infatti, accorre in sua mercé?
A pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina, diceva Andreotti, personificazione del Male pensato e indovinato, per cui c'è da crederci. L'eurodeputato di Fratelli d'Italia Giovanni Crosetto ha dichiarato: «L’università degli studi di Torino non può consentire che vengano concessi spazi a realtà terroristiche e che vengano promossi eventi che riportano nella locandina frasi come "Intifada verso la vittoria". Chiediamo al rettore di intervenire immediatamente e sospenda subito questo evento di chiara matrice terroristica ed antisemita per non esporre gli studenti al fondamentalismo islamico».
Il magnifico rettore, Stefano Geuna, solitamente così timido se si tratta di prendere provvedimenti contro docenti molestatori, con la solerzia di un graduato risponde alla chiamata dei superiori e la disponibilità dello spazio è revocata.
Ed ecco a tutti la prova provata della «apoliticità» dell'università pubblica! Se tra gli studenti si promuovesse un sondaggio, avremmo chiara la cifra di quanti tremano per il «terrorismo» dei partigiani palestinesi e quanti riconoscono alla Palestina il diritto alla resistenza che, a fronte di una genocidiaria occupazione militare in corso da quasi un secolo, tale è solo se anch'essa armata. Avremmo chiara, non bastassero le immagini delle folle alle manifestazioni solidali con la Palestina nonostante tutti i divieti e le minacce di governo e sindacati di polizia, di «dove sta il pubblico» a cui debba rispondere una Res Publica: se con certi segnalatori o con autoelequenti numeri, di questi tempi, ben noti alle questure. Ma sono inchieste che non interessano Del Debbio e giornalisti amici della Fiamma Tricolore.
Per parte nostra, nessuna impasse: noi non pensiamo che l'università pubblica debba essere apolitica. Se questa Repubblica è la ipocrita risposta che la borghesia e i traditori stalino-togliattiani fecero ingoiare ai partigiani che combattevano per il socialismo per fermarli, deve serbare quantomeno prerogative antimonarchiche e antifasciste.
Ma il fatto che un governo di neofascisti decida per una università pubblica in cui si voglia parlare dell'olocausto palestinese, tacciando di «antisemitismo» gli studenti e di «terrorismo» i resistenti arabi, risponde esattamente della ipocrisia con cui fecero accettare la Repubblica e la Costituzione borghese, disarmando la resistenza italiana.
Non sarà una taumaturgica carta costituzionale a difendere i diritti per sempre. Da più di trent'anni, quanto più si indebolisce il movimento operaio, tanto più i diritti vengono smantellati. È per questo che non resteremo a braccia incrociate ma difenderemo i nostri diritti con l'opposizione sociale al governo e ai suoi luogotenenti, rilanciando la lotta.
Per questo tutta la sinistra di classe, i salariati, i precari, i disoccupati, è chiamata allo sciopero del 29 per rimandare al mittente gli infami Decreti Sicurezza, che fanno la sicurezza solo dei padroni.
Il 25, alle ore 18:00, saremo con Mariam Abu Daqqa davanti alla Main Hall del Campus Luigi Einaudi a ricordare a tutti i fascisti che la storia non è apolitica ma che...
I POPOLI IN RIVOLTA RISCRIVONO LA STORIA!
INTIFADA FINO ALLA VITTORIA!