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Sciopero medici e infermieri. No alla mercificazione della salute!
20 Novembre 2024
Testo del volantino distribuito in occasione dello sciopero di oggi
La mercificazione della salute è un affare che oltre a indebolire il sistema sanitario pubblico, determina l’assenza di garanzie contrattuali dei lavoratori.
La riforma del 1978 (Legge 833), con l’istituzione del servizio sanitario nazionale, rappresenta un punto di rottura con il passato, perché concepisce il diritto universalistico della salute senza distinzioni di condizioni individuali e sociali.
Già a partire dagli anni ‘80 del Novecento le politiche sanitarie hanno risentito di orientamenti caratterizzati dalle liberalizzazioni dei mercati, dalle privatizzazioni dei servizi pubblici e da una forte espansione della finanza. Fu il Dlgs 502/92 (governo Amato, ministro della Sanità De Lorenzo) a determinare una vera controriforma, che andava verso tre direzioni: aziendalizzazione, regionalizzazione del servizio, privatizzazione del sistema. Questo mutamento normativo consentì l’emergere delle attività private finanziate dalla spesa pubblica. La discontinuità tra la Legge del 1978 e il Dlgs 1992 era netta.
Da questo si evince che la mancanza di risorse economiche per il SSN dipende sostanzialmente dai finanziamenti pubblici attraverso le regioni (mancanza verificatasi nel corso di decenni per conto di giunte del centrodestra e di giunte del centrosinistra, anche in diversi casi con il sostegno della sinistra “radicale”) verso la sanità privata accreditata.
Nel 2021 le strutture private accreditate ospedaliere erano 995, quasi il doppio rispetto a dieci anni prima (525). Tra il 2011 e il 2021 aumentano anche quelle di specialità ambulatoriale, da 5500 a 8700; quelle deputate all’assistenza residenziale, da 4800 a 7900, e semiresidenziale, da 1700 a 3000. Infine le strutture riabilitative, da 746 a 1100. Quindi c’è un evidente travaso miliardario (circa 41 miliardi l’anno) di soldi pubblici dirottati verso il privato.
Il giudizio negativo dei cittadini e dei lavoratori verso lo stato di cose esistenti riguarda soprattutto il problema delle liste di attesa. Per le visite specialistiche il 53% attende mesi, e circa il 18% addirittura almeno un anno. Per gli esami diagnostici un cittadino su due (il 48%) aspetta mesi, e un altro 12% anche più di un anno.
Il Partito Comunista dei Lavoratori propone:
- Un radicale ribaltamento del paradigma dell’aziendalizzazione, ripubblicizzando totalmente la sanità, perché il concetto di sanità-azienda è una contraddizione in termini: a salute non è una merce.
- La fine del finanziamento pubblico alla sanità privata accreditata, recuperando miliardi per costruire ospedali e strutture pubbliche e rilanciare la prevenzione.
- Assunzione urgente di medici, infermeri ed OSS.
- Aumenti cospicui e rilevanti per tutto il personale sanitario, in particolare per gli infermieri, definiti gli “eroi nel periodo pandemico”, per poi essere scaricati in corsia a 1400/1550 euro al mese, spesso con obbligo di doppi e tripli turni e con situazioni, molto spesso, di demansionamento.
Il Partito Comunista dei Lavoratori sostiene ogni lotta del personale sanitario per una sanità pubblica, gratuita e di qualità.