Prima pagina
L’accordo italo-tedesco per la guerra
Profitti di guerra e salari a picco
21 Ottobre 2024
La partecipata statale Leonardo e la tedesca Rheinmetall si accordano per un eroico sforzo: la produzione di almeno 1500 unità militari entro il 2026. Sanno che la guerra paga, mentre le lavoratrici e i lavoratori ne pagano le tragiche conseguenze: riduzione dei salari, fame e sangue
L’Italia del governo Meloni prosegue lungo la strada per rendere l’Italia un punto di riferimento per le burocrazie europee rinvigorite dai tempi di guerra, una sicurezza materna per la piccola borghesia italiana impaurita dai tempi di recessione e una garanzia per i profitti dei monopoli italiani.
L’imperialismo italiano cerca l’unità europea nell’industria militare, forte delle bufere di guerra. Lo ha dichiarato Roberto Cingolani, l’amministratore delegato di Leonardo, presentando l’accordo tra quest’ultima e la tedesca Rheinmetall per la produzione di circa cinquecento carri armati e mille veicoli corazzati da combattimento.
La spesa, riporta LaRepubblica (1), è di 23 miliardi di euro entro il 2040. Il progetto che ha dato vita all’accordo è considerato pioneristico, una grande occasione per Leonardo per tornare nel settore dei cingolati forte della sua leadership nell’alta tecnologia militare. Per questo lo stesso Cingolani afferma con entusiasmo che questo progetto sarà un apripista a livello mondiale per i cingolati teleguidati e a caricamento automatico. Una possibilità allettante anche per le brame imperialiste europee.
Non è un caso che Leonardo abbia cercato di chiudere l’accordo proprio con Rheinmetall. Dopo aver sondato il terreno con la franco-tedesca KNDS, l’accordo è stato abbandonato per via dei tempi di produzione ritenuti eccessivamente lunghi per le necessità della Difesa.
Rheinmetall produce già a ritmi da economia di guerra, e garantisce allo stato italiano la produzione del necessario entro due anni. Rheinmetall è già presente in Italia. Opera con la filiale RWM, ha sede operativa è a Brescia e la sua principale fabbrica di bombe è a Domusnovas, in Sardegna, ritenuto uno degli stabilimenti più moderni d’Europa e per questo tutelata da autorità e tribunali locali (2). Il nuovo accordo con Leonardo permetterebbe a Rheinmetall di operare ancora in Italia, stavolta a La Spezia, garantendo che il 60% della produzione avvenga su suolo italiano.
La partnership italo-tedesca si configura anche entro le mire belliche del governo tedesco, che solo pochi mesi fa affermava la necessità di essere pronti alla guerra entro il 2029, per voce del ministro della Difesa Pistorius (3). Il riarmo europeo a cui stiamo assistendo risponde a una spaventosa progettualità.
Rheinmetall ha visto duplicare il suo valore dall’inizio dell’aggressione criminale israeliana in Palestina, così come Leonardo, che a marzo 2024 annunciava una “capitalizzazione ancora bassa” dopo aver quasi raddoppiato il valore delle sue azioni in borsa rispetto all’anno precedente, sfiorando gli 11,5 miliardi di euro (4). Il 30% dei dividendi di questi profitti andrà nelle casse dello stato Italiano (azionista di maggioranza della società).
Tale quadro è coerente con la gioia espressa dal Sole 24 Ore, quotidiano di Confindustria, quando annuncia che «L’industria italiana corre ancora» (5).
Da una parte l’industria bellica che aumenta a dismisura i propri profitti, dall’altra l’intero comparto industriale italiano che riduce i ricavi ma aumenta i profitti grazie al taglio dei costi. Il taglio dei costi per l’aumento dei profitti, ovviamente, equivale alla riduzione dei salari dei lavoratori. Il potere d’acquisto dei salari si è ridotto del -7,6% nel triennio 2021-2023 (6).
La festa, insomma, è tutta dei padroni e del loro comitato d’affari. Quella corsa al riarmo che secondo i padroni genera profitti enormi, ricchezza dei dirigenti e degli azionisti, solidarietà europea, è traducibile dal punto di vista della nostra classe come maggiore povertà, maggiore sfruttamento, distruzione dei servizi pubblici essenziali, armi per il sostegno militare al progetto genocida sionista della Grande Israele, armi per le mire egemoniche mondiali della NATO, armi per i progetti imperialistici italiani.
I padroni sanno che la guerra paga, mentre a pagarne le conseguenze sono le lavoratrici e i lavoratori di tutto il mondo – quando non con la fame, con il sangue.
In risposta alla violenza organizzata del capitalismo e dei suoi rappresentanti politici nei nostri confronti, è chiaro che sia necessario continuare a organizzare la lotta utile a ribaltarne le basi, per la costruzione di un’alternativa internazionale comunista sotto il controllo della maggioranza lavoratrice ancora oggi saccheggiata, bombardata e schiacciata. Per un mondo senza guerre atroci e senza sfruttati, dove ogni individuo possa godere della vita in tutta la sua bellezza avendo garantito il soddisfacimento dei bisogni materiali.
Oggi è necessario organizzarci attorno a un obiettivo chiaro: l’abbattimento del governo Meloni e del sistema che rappresenta.
(1) https://www.repubblica.it/economia/2024/10/16/news/carri_armati_leonardo_rheinmetall-423557538/
(2) https://www.repubblica.it/cronaca/2023/11/28/news/armi_ucraina_fabbrica_sardegna-421411512/
(3) https://www.rainews.it/articoli/ultimora/Berlino-entro-2029-pronti-a-una-guerra-acee15ea-4609-4a08-ab62-f393af2826db.html
(4) https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/12/leonardo-fa-ricchi-gli-azionisti-tra-cui-il-tesoro-grazie-alle-guerre-dividendo-raddoppiato-e-previsto-in-crescita/7477196/
(5) https://iusletter.com/oggi-sulla-stampa/lindustria-italiana-corre-ancora-il-taglio-dei-costi-spinge-i-margini/
(6) https://www.paginemarxiste.org/salari-profitti-e-piantedosi/