Prima pagina
Un governo di polizia
La necessaria mobilitazione contro una legge infame
20 Settembre 2024
Il Disegno di legge 1660, detto decreto “sicurezza”, segna un netto inasprimento del potere repressivo dello Stato borghese. Lo stesso governo a guida postfascista che alleggerisce i reati dei colletti bianchi in fatto di affari e corruzione dichiara guerra ai diritti di lotta di lavoratori, giovani, immigrati, carcerati. È la guerra della società borghese contro i diritti di resistenza degli oppressi.
Il decreto ripristina la sanzione penale e non più amministrativa per il reato di blocco stradale, contro una pratica di lotta del movimento operaio spesso a difesa del posto di lavoro. Dà al questore il potere di disporre l'allontanamento di un cittadino da un'area urbana fino a 48 ore, col prevedibile uso di questo potere prima di manifestazioni e iniziative di lotta. Prevede una pena da due a sette anni per l'occupazione di case, sia per l'occupante che per chi coopera con questo, dando alla polizia il potere di sgombrare immediatamente l'immobile occupato. Aumenta di un terzo le pene previste per resistenza a pubblico ufficiale, comprendendovi la resistenza passiva, e vietando al giudice di considerare qualsivoglia circostanza attenuante. Introduce la nuova aggravante del reato di istigazione a disobbedire alle leggi se viene commesso all'interno di un carcere dai detenuti o attraverso appelli rivolti a persone detenute (con una pena fino a cinque anni). Estende tale normativa ai migranti rinchiusi nei famigerati CPR, confermando se ve n'era bisogno la loro natura carceraria. Abolisce ogni limitazione giudiziaria all'incarcerazione di donne incinte o madri di bimbi di età inferiore ad un anno, con un evidente accanimento contro i rom e il suo sottofondo razzista. Autorizza ufficiali e agenti di polizia a portare armi senza licenza anche fuori servizio, con una manifesta legittimazione diffusa di violenze ed arbitri di Stato...
Al di là delle sue gravissime articolazioni specifiche, questo decreto sicurezza ha un significato politico generale: il governo a guida postfascista si segnala agli ambienti di polizia come loro tutore, presentandosi come il governo che finalmente sta coi poliziotti, non coi manifestanti e i delinquenti.
La concorrenza tra Lega e Fratelli d'Italia nell'intestarsi la rappresentanza della polizia è parte di questa rincorsa reazionaria, mentre la tenuta del blocco sociale della destra dopo due anni di governo Meloni consente a quest'ultimo di fare della stretta poliziesca un ulteriore leva di consenso nel proprio mondo.
Di certo l'effetto di questo decreto, persino al di là del suo dettato formale, è e sarà quello di incoraggiare la gestione muscolare dell'ordine pubblico, liberando gli agenti di polizia da remore residue o inibizioni legali, nelle piazze, negli istituti penitenziari, nei CPR.
Il salto repressivo si concentrerà prevalentemente contro gli ambienti d'avanguardia, ma la sua finalità intimidatoria mira a scoraggiare preventivamente ogni allargamento dell'opposizione sul terreno di massa.
Nel momento in cui si appresta a gestire nuove strette sociali all'insegna dell'austerità, o nuovi sostegni allo Stato d'Israele e alle sue campagne di guerra e di terrore in Palestina e in Libano, il governo vuole disarmare ogni rischio di opposizione reale. Il divieto annunciato della manifestazione per la Palestina del 5 ottobre a Roma è nei fatti la prima traduzione del Decreto. La criminalizzazione della solidarietà con la resistenza palestinese è parte della criminalizzazione di ogni resistenza.
Mobilitarsi contro il decreto sicurezza è allora necessario e urgente. È necessario e urgente sviluppare una campagna di denuncia e controinformazione tra i lavoratori e i giovani che chiarisca le sue finalità e motivi la mobilitazione. Contro la stretta reazionaria va rivendicato il fronte unico più ampio del movimento operaio, al di là del suo bacino d'avanguardia, mettendo tutte le sue organizzazioni di fronte alle loro responsabilità. Altro che salamelecchi alle assemblee di Confindustria alla ricerca di un riconoscimento di ruolo e di apparato. La CGIL ha il dovere di mobilitarsi contro questo decreto, inserendo l'opposizione ai nuovi poteri di polizia in una una più ampia piattaforma generale di lotta. Solo lo sviluppo di un'opposizione sociale di classe e di massa, che incida sui rapporti di forza complessivi tra le classi, può riaprire un varco alla stessa battaglia democratica contro la repressione. È l'unico evento di cui padroni e governo hanno paura.
La mobilitazione del 5 ottobre a fianco della resistenza palestinese sia anche una chiamata generale contro il governo di polizia.