Dalle sezioni del PCL

La Perla: una storia di ordinaria rapina da tardocapitalismo

29 Luglio 2024
laperlabologna


Le lavoratrici della ditta La Perla, muniti di ombrelloni e lettini, lo scorso 24 luglio, sopportando un caldo opprimente, hanno presidiato i cancelli della loro azienda.
A loro va tutta la nostra solidarietà
Sono rimaste senza salario, vittime del saccheggio subito da parte di industriali italiani incompetenti e degli squali dell’alta finanza internazionale nel corso degli anni.

Dopo la vendita da parte della famiglia Masotti a causa dei debiti accumulati, l’azienda passa di mano in mano in possesso di fondi di investimento americani ed inglesi, con l’intermezzo di un capitalista corsaro di nazionalità italiana, il patron di Fastweb Silvio Scaglia. Ogni volta, alle iniziali grandi promesse di rilancio seguono inevitabili fallimenti dovuti al carattere speculativo di tutti questi passaggi. La Perla è condannata, e le lavoratrici ne subiscono le conseguenze.

Da un anno centinaia di lavoratrici dello stabilimento di Bologna e di quello di San Piero in Bagno non percepiscono alcun salario, mentre la loro situazione è intrappolata in una estenuante trattativa tra CGIL e UIL da una parte ed il Ministero dell’Industria e del Made in Italy dall’altra per ottenere l’amministrazione straordinaria di tutti i settori dell’azienda e non solo quello produttivo, che in questo modo non può funzionare.
In ogni caso la soluzione è a perdere, e non può essere altrimenti. La combinazione mortale tra la finanza vampiresca da un lato e governi borghesi, che in definitiva non sono altro che comitati d’affari dei capitalisti, con l’aggravante di sindacati che illudono le lavoratrici e i lavoratori su una soluzione padronale o governativa dei loro problemi, non lascia scampo alle operaie di La Perla.

Solo la lotta unitaria dei salariati e la costruzione di un fronte unico di lotta a partire dalle centinaia di vertenze in corso in tutto il Paese, che rivendichi la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio di tutte le aziende che licenziano, e l’abolizione del debito verso le banche con la loro conseguente riunione in un‘unica banca nazionalizzata senza indennizzo per i grandi azionisti, possono assicurare un futuro a centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori il cui posto di lavoro e le proprie condizioni di vita sono compromessi.
Ovviamente nessun governo borghese sarà mai disposto a concedere tanto. Sarebbe un suicidio. Per questo l’unica garanzia per il raggiungimento di questi obiettivi è un governo di natura diversa, opposta: il governo delle lavoratrici e dei lavoratori sostenuto dalle loro organizzazioni.

Partito Comunista dei Lavoratori - sezione di Bologna

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