Teoria
Neozapatismo e rivoluzione (IV)
Storia dell'EZLN
6 Luglio 2024
Quarta parte
LA OTRA CAMPAÑA
Il primo gennaio 2006, dopo un periodo di convergenza e collaborazione tra l'EZLN ed altri settori della società civile che aderiscono fin da subito alla VI Dichiarazione, inizia la cosiddetta “Otra Campaña”. Una carovana che, con alla testa il subcomandante Marcos che per l'occasione cambia nome e diventa “Delegato Zero”, rincorre tutto il Messico incontrando e riunendosi con persone, organizzazioni politiche (extraparlamentari), sociali, ONG, collettivi, gruppi indigeni, artisti, ecc.. Molti di questi sottoscriveranno la Dichiarazione. A questo punto invece, in questo nuovo contesto, il FZLN (il Frente Zapatista de Liberación Nacional) vota per il suo scioglimento (20 novembre 2005).
Lo svolgimento della Otra Campaña viene attraversato da vari eventi rilevanti. Nei primi giorni dell'anno, il 6 gennaio, si deve registrare la dipartita della comandanta Ramona, figura emblematica dell'EZLN.
Il 3 maggio nel villaggio di San Salvador Atenco, nei pressi di Città del Messico, si conosce una sommossa da parte di indigeni, facenti parte del Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra (aderente alla Otra Campaña), che rispondono a provocazioni da parte della polizia. La stessa risponderà ai disordini con 290 arresti di persone ed una violenta repressione, che causa morti e feriti.
In primavera (22 maggio) inizia, attraverso uno sciopero prolungato, la valorosa lotta del corpo decente della regione di Oaxaca (confinante a Sud con il Chiapas) che, rispondendo attivamente alla repressione, man mano sarà in grado di estendersi e generalizzarsi alle masse popolari della regione che si organizzano quindi nella Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca (APPO) (non una Comune, come alcuni vogliono far credere, ma un avanzato organismo di lotta), dando vita ad una sollevazione violenta e carica di potenziali rivoluzionari che durerà fino all'inverno. Lo stato manderà l'esercito per occupare la città capoluogo in mano agli insorti (che avevano organizzato barricate), reprimere la lotta (causando quattro morti) e ristabilire l'ordine. La Otra Campaña e L'EZLN esprimerà solidarietà ed appoggio ai popoli oaxaqueni e alla loro lotta, ben più avanzata della loro.
In estate, il 2 luglio, si svolgono le elezioni presidenziali nelle quali Felipe Calderón, candidato del PAN, viene proclamato vincitore con il 36,69%, battendo per poco più di metà punto percentuale il candidato del PRD Obrador (36,09%). L'opposizione denuncia “brogli giganteschi” facendo nascere una grande mobilitazione popolare contro il neopresidente a cui però l'EZLN / la Otra Campaña non partecipa. Il giorno prima delle elezioni infatti, il Delegato Zero, a nome della “sesta commissione” (creata per gestire i contatti dell'EZLN con la società civile), aveva lanciato una specie di nuovo manifesto [38] rivolto a tutto il popolo per denunciare il disinteressamento di tutti i partiti nel risolvere i problemi comuni della gente (una critica declinata in maniera empirica, non sistemica verso i partiti borghesi), chiamando quindi di fatto all'astensione. Scelta coraggiosa e giusta, anche alla luce del sentore della possibilità di vittoria di Obrador. Meno giusto è stato invece disertare le proteste popolari a seguito dell'elezione di Calderón.
In questo momento vengono resi pubblici anche i risultati fin'ora ottenuti da la Otra Campaña: 72 organizzazioni politiche di sinistra, 136 comunità indigene, 263 organizzazioni sociali, 724 gruppi e collettivi e 3.695 persone avevano sottoscritto la Sexta in Messico. A livello internazionale invece 2.064 adesioni in 64 paesi.
Ma la Otra Campaña non porta né ad un nuovo programma di unità degli sfruttati né ad un salto qualitativo della lotta contro il sistema capitalistico. Resta bensì uno strumento egemonizzato dall'EZLN, che non offre in realtà alcun vero confronto al di fuori del proprio campo, tra l'altro chiudendo gli spazi alle critiche (come d'abitudine). Come esplicitato in un comunicato del settembre 2006, bisogna adattarsi infine all'EZLN ed al suo programma: “E' ora il tempo che se ne vadano chi non si senta identificato con quello che è il pensiero maggioritario de La Otra, e che restino e che arrivino chi realmente si vedono riconosciuti in questo volto collettivo che costruiremo” [39]. Effettivamente molti a sinistra vivono, testimoniano e lamentano questa attitudine settaria.
La carovana termina il 30 novembre, ne partirà un'altra l'anno successivo a marzo, senza portare infine a risultati concreti. Una volta esaurita la spinta iniziale si nota come il movimento neozapatista decresce man mano di influenza, carente di prospettive reali e concentrato come sempre nella sua auto-costruzione, nella propria vita interna, fatta di “autonomia” e autogoverno, fatta di quella “resistenza” che cura le lotte localiste e coltiva in pace la propria “isola felice”, eludendo l'impegno nella generalizzazione della lotta di tutti gli sfruttati (non intromettendosi ad esempio nella lotta contro i processi di privatizzazione che conosce il paese in materia di elettricità, risorse naturali, previdenza.. o per esempio ignorando la lotta del sindacato degli insegnanti del Chiapas per migliorare l'istruzione pubblica statale, perché estranea/avversa alla loro istruzione “autonoma”).
Del resto la natura dell'organizzazione non si può cambiare. Marcos, commentando ed analizzando la Otra Campaña, dirà: “L'unica cosa che ci offrono e che noi offriamo loro, è stipulare un aiuto reciproco, dichiarazioni e manifestazioni (…). Non possiamo andare oltre né pensiamo di farlo, e loro ne sono a conoscenza. Cionondimeno questo spazio che ha aperto l'EZLN è servito più a farli incontrare con noi e a farli incontrare tra loro.” [40] Le belle intenzioni, illusioni, espresse nella Sesta Dichiarazione si sciolgono come neve al sole, anche se permane ancora negli anni l'intenzione idealista di costruire un programma nazionale di rivendicazioni e costruire una specie di rete sociale.
PEÑA NIETO E GALEANO
Negli anni successivi l'EZLN soffre e lamenta un disinteresse, un isolamento, conseguenza sia dell'uscita di scena dalla politica nazionale (il “conflitto” sulla questione indigena è ormai chiuso da anni) sia per la rottura con una certa intelleghenzia di sinistra che non condivide la loro critica verso Obrador. Al di là di questo, mentre la repressione da parte di militari e paramilitari verso le comunità zapatiste non conosce sosta, l'EZLN realizzerà alcuni incontri ed iniziative: il primo (2006) ed il secondo (2007) incontro dei popoli zapatisti con i popoli del mondo, l'incontro dei popoli indigeni d'America (2007), l'incontro delle donne zapatiste con le donne del mondo (2007) ed il Festival internazionale de la Digna Rabia (2008).
Dal 2008 l'EZLN resta in silenzio per un lungo periodo, chiuso su sé stesso. Anche in occasione delle elezioni presidenziali nel luglio 2012, dove verrà eletto il candidato del PRI Enrique Peña Nieto con il 39,17% dei voti (secondo arriva Obrador del PRD con il 32,41%), i neozapatisti non esprimono alcuna posizione. Tornano a farsi notare a fine 2012, quando organizzano una serie di marce silenziose (senza discorso di apertura né di chiusura) che occupano pacificamente diversi centri del Chiapas. Con circa 40.000 partecipanti è la più grande mobilitazione mai vista dal 1994. In quell'epoca si contano più di mille comunità zapatiste. Poi però ancora niente. Solo l'organizzazione della “escuelita zapatista” nel 2013 e nel 2014. Certo, fuori dalla politica nazionale ed internazionale le comunità zapatiste continuano sulla propria strada “indipendente”.
Nel 2014, il 25 maggio, il subcomandante Marcos annuncia la morte del suo personaggio, per crearne uno nuovo. D'ora in poi prenderà le vesti del subcomandante Galeano, in onore del neozapatista José Luis Solís López, nome di battaglia Galeano, assassinato il 2 maggio dello stesso anno da un gruppo paramilitare. Al simbolo del passamontagna e della pipa il sumbcomandante aggiunge ora quello di una benda all'occhio.
Chiaramente non è solo un rendere omaggio ad un compagno di lotta, ma un'operazione che scaturisce dalla considerazione che, per il bene del movimento, “occorre” disfarsi di un peso, di quell'immagine da leader maximo, intoccabile ed onnipresente, trasformata in culto, che si era configurata fin dall'inizio. L'opinione pubblica e la stessa sinistra internazionale fin dal principio aveva avvallato la preminenza di Marcos sulla stessa questione indigena, dall'altro lato Marcos era cosciente che così stava rappresentando uno strumento per rendere servizio alla causa indigena, ma questo ruolo l'ha ben cavalcato, non solo figuratamente, interiorizzando ed esplicitando i caratteri di un caudillo (egocentrico). Il tutto sullo sfondo di una politica fondata sull'estetica, sull'immagine, sui colpi di scena, sul sensazionalismo, sulla comunicazione. Lottando con queste contraddizioni, Marcos sembra in buona fede quando, in molte occasioni, assicura di voler cercare di contrastare e smontare questo carattere personalista del movimento, che di fatto ha accompagnato e trainato l'EZLN. Lo fa nei fatti cercando di raccontarsi come “anti-eroe”, lo fa attraverso le varie autocritiche sul ruolo sovradimensionato che ha avuto, lo fa cercando di lasciare sempre più spazio decisionale alle comunità, ed infine lo fa cambiando nome. A questo punto fa un passo indietro anche come portavoce, ora affiancato / sostituito da Moisés, passato dal grado di maggiore a quello di subcomandante. Del resto in questa fase l'EZLN non ha più bisogno di Marcos.
ALCUNE GRANE PER MARCOS
Negli anni recenti Galeano (o Marcos) è stato oggetto di varie e pesanti accuse, cui però non ha dedicato alcuna risposta o dichiarazione. Ad iniziare la serie è niente meno che Fernando Yáñez Muñoz, l'architetto, o meglio il vecchio comandante Germán delle FLN e fondatore dell'EZLN, che dopo esser stato messo da parte fin dal 1994 (riapparso poi solo in poche occasioni, come quella delle trattative nel 2001), nel marzo del 2019 ricompare sulla scena denunciando, per mezzo di una lettera indirizzata a Pablo Gonzalez Casanova (ex rettore della UNAM ed integrante del CCRI dell'EZLN [41]), “la politica di scontro” che l'EZLN ha realizzato contro il lavoro di attività sociale messo in piedi nelle comunità indigene dalle FLN negli ultimi anni. Nella lettera vengono denunciate calunnie, “minacce serie, trasferimenti forzati e intimidazioni commesse da chi si presentano come membri dell'EZLN”. L'inizio dei rapporti ostili viene fatto risalire fin dal 2013, per responsabilità di Marcos. Ora, dicono le FLN, “non siamo disposti a farci intimidire da nessuno, né lasceremo che le aggressioni rimangano senza risposta”. Di fatto viene resa pubblica la rottura tra le due organizzazioni, anche se si sa che le differenze politiche tra Marcos e Germán risalgono a ben prima del 2013, già dagli anni della clandestinità. L'origine delle ostilità viene fatta risalire da alcuni [42] nel 2012, quando Marcos si oppose al progetto di Germán di far conoscere la storia delle FLN attraverso i suoi vecchi documenti clandestini, andando così ad intaccare una certa retorica, costruita nel tempo da Marcos, attorno al ruolo preponderante degli indigeni nel primo sviluppo dell'EZLN (non è un caso che nella storia “ufficiale” dell'EZLN, gli anni precedenti al 1994 siano sempre raccontati superficialmente).
Nel novembre 2021, in occasione della presentazione di un nuovo libro sulla storia delle FLN, Germán torna ad attaccare Galeano (Marcos) accusandolo di aver occultato la vera storia dell'organizzazione (cioè il ruolo da regista delle FLN sull'EZLN), di aver stravolto ed abbandonato il metodo marxista, di non aver rispettato lo statuto e le decisioni delle FLN e del suo congresso, di aver inoltre lasciato scappare nel 1993 il subcomandante Daniel (e di non averlo giustiziato) permettendo che collaborasse poi con i servizi Messicani. In conseguenza di tutto ciò Germán auspica la convocazione di un secondo congresso delle FLN, in cui Marcos sarà chiamato a rispondere della sua condotta, e giudicato di conseguenza. Certo, pare paradossale rivendicare la convocazione di un congresso, dopo 29 anni dal primo, dove si regoleranno i conti con Marcos e l'EZLN, quando la svolta ed il distacco dalle linee originali sono avvenuti già nel 1994, nel totale silenzio-assenso di Germán e delle FLN in tutti questi anni (compresi quelli in cui la linea dell'EZLN era marcatamente più moderata). E' certo più un'operazione di visibilità, per rivendicare in ritardo un proprio posto nella storia dell'organizzazione. Sarebbe comunque curioso sapere se e come le FLN nel corso del tempo abbiamo mantenuto la propria struttura ed un proprio lavoro, anche minimi. O se si sono reinventate/ristrutturate solo successivamente con una propria attività (chiaramente su binari separati rispetto all'EZLN) sotto “l'ombrello” della casa editrice “La Casa de Todas y Todos”. Ad ogni modo si sa che la terza figura del triumvirato delle FLN del 1994, la comandanta Lucha, è venuta a mancare il 9 settembre 1999.
Germán però non lancia contro Marcos solo accuse politiche, nella stessa occasione lo incolpa anche di aver molestato una ragazza indigena che pare per tale motivo si sia tolta la vita: “Le accuse contro Marcos cominciarono ad arrivare a cascata, da ragazze che lo accusavano di abuso, di molestie sessuali, stalking lo chiamano oggi. Pesante. Una giovane compagna gli scriveva messaggi per telefono, però questa ragazza era debole e prese la decisione di suicidarsi. Quando hanno esaminato il suo telefono hanno incontrato i messaggi provenienti da un telefono che era quello di Marcos. La molestava. Accuse di questo tipo. Però è lui che le deve chiarificare”. Nessuno ha però approfondito la questione. Ma il machismo di Marcos è raccontato da varie e vari testimoni. Il caso più mediatico quello nel 2018, quando la ballerina e giornalista Nuri Fernández, nel contesto del movimento #MeToo, accusa Marcos di aver avuto comportamenti pesantemente machisti e tossici [43] nei suoi (e non solo suoi) confronti durante la loro relazione sentimentale e dichiara di aver subito, dopo la rottura, una persecuzione da parte di quello che chiama l' “apparato burocratico-militare gerarchizzato e clandestino”.
SVILUPPI RECENTI E RECENTISSIMI
Nel 2018, in vista delle elezioni presidenziali di quell'anno, l'EZLN ed il Congreso Nacional Indígena (CNI) provarono a presentare la candidatura di María de Jesús Patricio, detta Marichuy, operatrice della medicina tradizionale, attivista dei diritti umani e portavoce dello stesso CNI. La campagna elettorale riprende i temi della Sesta Dichiarazione, presentandosi positivamente come candidatura indipendente (di stampo contadino) alla sinistra degli altri partiti (compresa MORENA che ricandida AMLO) e come una candidatura anticapitalista e antipatriarcale, ma interclassista e senza alcuna messa in discussione della struttura e delle basi del capitalismo, a partire della proprietà privata dei mezzi di produzione. L'ideale veicolato è stato quello di cambiare utopicamente il sistema senza prendere il potere, di creare un “nuovo potere dal basso” in modo che “il popolo comandi ed il governo obbedisca”. Alla fine non si è potuto conoscere più nel dettaglio il programma politico elettorale dell'EZLN-CNI perché sul milione di firme necessarie per la candidatura ne sono state raccolte “solo” 300.000.
Il 1 luglio 2018 le elezioni saranno vinte da AMLO, primo presidente messicano di centro sinistra dopo la fine del regime priista. Lo stesso porterà avanti dei timidi programmi sociali per le fasce più deboli della società, continuerà la militarizzazione dello spazio pubblico (che con il precedente presidente Calderón aveva conosciuto un salto di qualità) e pomposamente lancia la Quarta Trasformazione (dopo quella dell'Indipendenza, della Riforma e della Rivoluzione) basata sulla realizzazione di megaprogetti. L'EZLN dichiara opposizione ad AMLO: “Ve lo dico chiaro compagne e compagni, siamo soli come venticinque anni fa. (…) Colui che sta al potere distruggerà il popolo messicano, però principalmente i popoli originari e specialmente noi dell'EZLN” [44]. I neozapatisti, stabilmente orientati sulle lotte localiste, concentreranno quindi il loro impegno contro alcuni dei megaprogetti voluti dal presidente, in particolare il Tren Maya ed il Corridoio Interoceanico, che passano per il loro territorio.
Nel 2019 l'EZLN annuncia la creazione di 11 nuovi Caracol (ora 16 in totale) e diversi nuovi Municipi Autonomi: “Dopo anni di lavoro silenzioso, nonostante l’accerchiamento, nonostante le campagne di menzogne, nonostante le diffamazioni, nonostante i pattugliamenti militari, nonostante la Guardia Nazionale, nonostante le campagne contrinsurrezionali travestite da programmi sociali, nonostante l’oblio e il disprezzo, siamo cresciuti e ci siamo fatti più forti” [45]. Nello stesso comunicato cercano di rilanciare gli incontri della Sesta Dichiarazione per la formazione di una “Rete Internazionale di Resistenza e Ribellione” ed un “Incontro di Donne che lottano”, ma se i neozapatisti sembrano si siano potuti sviluppare sul piano interno, esternamente continuano a restare piuttosto marginali nella sinistra e nella società. E' lontana la loro celebrità degli anni 2000, ora molti giovani messicani ignorano perfino la loro esistenza.
Anche in questa fase la repressione e la violenza verso le comunità zapatiste non cessa. Nel 2021 addirittura vengono sequestrati da parte di paramilitari alcuni membri di una Junta de Buen Gobierno, poi rilasciati. In questo momento i cartelli del narcotraffico rappresentano una grande minaccia per i neozapatisti, ma non solo, la violenza è ormai diffusa in tutto il Chiapas. Sempre nel 2021, attraverso la “Declaración por la vida”, in cui si parla dell' “impegno di lottare dappertutto e sempre contro questo sistema per distruggerlo completamente” e di come “non è possibile riformare questo sistema, educarlo, attenuarlo, limarlo, domesticarlo, umanizzarlo” (sempre senza alcun riferimento alle basi classiste), l'EZLN lancia un tour intercontinentale per realizzare incontri e scambi di idee, pensando che “guardare, ascoltare e conoscere il diverso forse ci aiuterà”. La “Gira zapatista”, con 177 delegati, arriverà anche in Europa.
Nel 2023, nel Sud del Messico, l'EZLN organizza la carovana “El Sur Resiste” incentrata nella lotta contro le grandi opere, mentre a fine anno, in ottobre e novembre, vengono annunciati altri grandi cambiamenti attraverso una serie di comunicati. Il sistema di governo dei neozapatisti subisce una revisione. Dopo aver analizzato di come il proprio sistema di governo abbia formato una piramide che “ha separato le autorità dal popolo” causando “il taglio di informazioni, orientamenti, suggerimenti” dal CCRI alle Juntas, dalle Juntas ai MAREZ, dai MAREZ ai villaggi, e di come “ci sono stati anche casi, in alcuni MAREZ e Juntas, di mal amministrazione delle risorse del popolo”, si capisce che “la struttura di come si stava governando, a piramide, non è la direzione giusta. Non è dal basso, ma dall'alto”. Quindi dopo aver “svolto riunioni ed assemblee, zona per zona, si è arrivati ad un accordo che non esisteranno più Juntas de Buen Gobierno né Municipios Autónomos Rebeldes Zapatistas” [46]. Un processo di revisione che è durato tre anni: ora la struttura organizzativa di base è composta dal Gobierno Autónomo Local (GAL) (migliaia), vari GAL si riuniscono in Colectivos de Gobiernos Autónomos Zapatistas (CGAZ) (centinaia) disponendo anche di propri organi direttivi, ed in fine ci sono le Asambleas de Colectivos de Gobiernos Autónomos Zapatistas (ACGAZ) (una dozzina, nelle sedi dei Caracoles) che dipendono dai CGAZ e che non hanno autorità. Il tutto con una ridefinizione delle proprie materie di competenza [47]. Non è chiaro però in tutto questo il ruolo del CCRI-CG e dei suoi portavoce. Negli stessi comunicati [48] viene annunciata inoltre la morte del subcomandante Galeano, ora ritornato alla figura di Marcos (67 anni nel 2024), retrocesso però al grado di capitano.
EMANCIPAZIONE FEMMINILE
L'attività dell'EZLN è stata impegnata fin dagli inizi anche nella lotta per l'emancipazione della donna, a partire dal suo contesto indigeno. Al momento della sollevazione del 1994 diverse donne ricoprivano importanti ruoli militari, come è il caso del maggiore Ana Maria, al comando dei guerriglieri che occuparono San Cristóbal de Las Casas. Fu invece la comandanta Ramona, figura emblematica dell'organizzazione, ad esser la promotrice della “Legge rivoluzionaria della Donna” [49] diffusa il primo gennaio 1994, che prevedeva alcune misure minime ma importanti per tale contesto, così avverso e violento verso le donne indigene: “Primo: le donne, indipendentemente dalla razza, credo, colore o affiliazione politica, hanno il diritto di partecipare nella lotta rivoluzionaria in una maniera determinata secondo la loro volontà e capacità; Secondo: le donne hanno diritto a lavorare e ricevere un salario giusto; Terzo: le donne hanno diritto a decidere il numero di figli che avranno e che accudiranno; Quarto: le donne hanno diritto di partecipare alle questioni della comunità e occupare incarichi di autorità se sono elette liberamente e democraticamente; Quinto: le donne ed i loro figli hanno diritto alle cure primarie in materia di salute e nutrizione; Sesto: le donne hanno diritto all'educazione; Settimo: Le donne hanno diritto a scegliere il proprio partner e non devon oesser obbligate a contrarre matrimonio; Ottavo: le donne non saranno picchiate né maltrattate fisicamente dai suoi famigliari o sconosciuti. Lo stupro o l'intenzione di stupro saranno severamente puniti. Nono: Le donne potranno occupare posti di direzione nell'organizzazione e occupare ruoli militari nelle forze armate rivoluzionarie; decimo: le donne avranno tutti i diritti ed obblighi stabiliti nelle Leggi e Regolamenti Rivoluzionari”.
Questa serie di disposizioni furono di grande aiuto per combattere la mentalità conservatrice e patriarcale delle comunità (specie di alcune etnie) e per aprire la strada alla partecipazione delle donne nella vita politica e sociale neozapatista, prima piuttosto preclusa. Agli inizi del 2000 si conta che il CCRI dell'EZLN è composto per il 33-40% da donne. Anche sul piano economico vengono predisposti aiuti e programmi dedicati alle donne (per lavorare la terra, per creare una cooperativa..), che possano consentire loro di acquisire un reddito ed un'indipendenza economica. Alcuni risultati positivi negli anni quindi ci sono stati (come pare sia estinto il mercato delle spose, prima piuttosto comune), ma in molte occasioni non sono mancate le sincere autocritiche. Dopo dieci anni, nel 2004, Marcos scrive a riguardo: “La partecipazione delle donne nei lavori di direzione organizzativa continua ad essere poca, e nei consigli autonomi e nelle JBG è praticamente inesistente. (…) Nonostante che le donne zapatiste abbiano avuto ed hanno un ruolo fondamentale nella resistenza, riguardo ai suoi diritti continua ad essere, in alcuni casi, una mera dichiarazione scritta. La dichiarazione intrafamiliare è diminuita, è certo, però più per la limitazione del consumo di alcool che per una nuova cultura famigliare e di genere. (…) E' una vergogna ma bisogna essere sinceri: non possiamo ancora dare buone notizie sul rispetto della donna, nella creazione delle condizioni per il suo sviluppo di genere, in una nuova cultura che gli riconosca capacità ed attitudini apparentemente esclusive degli uomini” [50]. Tutt'ora nelle comunità sono presenti in certa misura queste problematicità, derivanti da una mentalità conservatrice e patriarcale. L'organizzazione però, attraverso i propri strumenti, cerca di aiutare le donne nei casi di violenza e discriminazione.
Anche negli ultimi anni l'impegno per l'emancipazione delle donne non è mancato, le neozapatiste hanno organizzato eventi come il “Primo incontro internazionale politico, artistico, sportivo e culturale per le donne che lottano” nel 2018, ed il “Secondo incontro delle donne che lottano” nel dicembre 2019.
Certo è che la completa liberazione della donna dall'oppressione patriarcale ed ogni liberazione sessuale e di genere, non possono avvenire senza la distruzione del capitalismo e della proprietà privata dei mezzi di produzione.
UNA PROSPETTIVA ANTICAPITALISTA E RIVOLUZIONARIA PER GLI INDIGENI, I CONTADINI ED I PROLETARI MESSICANI
La lotta dell'EZLN è stata una lotta eroica che, nonostante la sconfitta sulla legge indigena, ha permesso di dare dignità a centinaia di migliaia di indigeni messicani, e non solo. Ha migliorato le loro condizioni di vita nelle comunità, attraverso l'autoorganizzazione ha sviluppato un sistema politico e sociale alternativo a quello dominante, dimostrando che la borghesia è inutile e dando speranza a milioni di oppressi in tutto il mondo, ha inoltre contribuito a migliorare la condizione delle donne indigene trasmettendo un certo femminismo. Per tutto questo merita rispetto e va dato loro l'appoggio nello scontro con la reazione. Ma questo non lo esime dalla critica, esplicitata lungo tutto il testo. L'EZLN ha una responsabilità nell'aver disperso un potenziale veramente rivoluzionario e data la natura dell'organizzazione non può esser riposta fiducia nella sua direzione politica.
L'EZLN ha “tradito” quando, fin dai primi giorni, ha abbandonato le concezioni marxiste e della lotta di classe; quando ha ricercato il compromesso negli accordi di pace; quando ha collaborato con la Chiesa; quando ha dato credito alla figura di Cuauhtémoc Cárdenas ed ha appoggiato politicamente il PRD; quando quindi ha dimostrato la sua natura riformista ed interclassista, evitando di mettere in discussione il capitalismo; quando ha caricato il sentimento patriottico, prestando fede alla Patria, alla bandiera e alla Costituzione; quando ha prospettato un orizzonte di lotta declinato semplicemente in un governo onesto con rivendicazioni puramente democratiche; quando ha dichiarato che si può cambiare il mondo senza prendere il potere; quando ha avvallato una linea qualunquista ed universalista, distinguendo solo tra persone oneste e disoneste; quando ha evitato di mettersi alla testa dei processi di lotta e di considerarsi una formazione di avanguardia; quando non ha collegato la lotta indigena con quella dei contadini e con quella degli operai, quando non ha lavorato per l'unione delle lotte in tutto il paese; quando ha sposato e contribuito all'ideologia postmoderna noglobal; quando ha relegato la marcia del colore della terra su un terreno utile solo alla propria lotta; quando ha alimentato l'idea dell'autonomia come isola felice... E' vero che dal 2005 c'è stato un recupero a sinistra, ma ancora ambiguo e contraddittorio, marcando l'organizzazione sempre come interclassista, riformista e nazionalista piccoloborghese, oltre che settaria e concentrata sull' “autonomia” e le lotte localiste.
L'EZLN è stato sconfitto ed è in difficoltà per lo stesso motivo per cui gli zapatisti di Emiliano Zapata sono stati sconfitti: non si è capita la centralità del proletariato, la necessità di un'alleanza con questo e con i contadini poveri su scala nazionale (ed internazionale). Anche nel campo militare. Come scrive Trotsky: ”La storia di Cina, Russia e altri paesi registrano più di un'occasione in cui i contadini organizzarono eserciti che combatterono con coraggio e tenacia senza pari. Ma mai furono più di un esercito guerrigliero, incapaci di organizzare operazioni strategiche su larga scala. Solo il predominio del proletariato nei centri industriali e politici decisivi pone le basi necessarie per la creazione di un esercito rosso e l'estensione del sistema sovietico al campo. Per chi è incapace di assimilare questo concetto di rivoluzione è un concetto chiuso con sette sigilli”. [51]
Il proletariato, per propria natura, è l'unica classe sociale che può trasformarsi in soggetto rivoluzionario e porsi alla testa di un processo di trasformazione che parta dalle basi della società, perché è l'unico che, essendo costretto a vendere la propria forza lavoro, non ha in sé il germe del profitto e non difende né la proprietà privata né lo stato (che non gli appartengono), contrariamente invece ai contadini e alla piccola borghesia. Come diceva Lenin: “Se i contadini non seguono gli operai, marciano a rimorchio della borghesia. Non c'è e non può esserci un termine medio”. Il proletariato industriale inoltre ha in mano le leve dell'economia, dell'organizzazione, della lotta e della futura democrazia. E' quanto si legge del processo materialista dialettico della storia. All'EZLN manca proprio il proletariato, sia per il suo programma di lotta sia per lo sviluppo della sua organizzazione sociale.
Anche solo per risolvere la questione indigena, come ogni altra questione democratica, occorre andare alla radice del problema, alla radice di quell'oppressione, cioè nella struttura economica-politico-sociale del capitalismo. Non c'è spazio per isole felici, occorre mettere in discussione questo sistema, le sue fondamenta rette dalla proprietà privata dei mezzi di produzione. Distruggere il capitalismo attraverso una rivoluzione socialista, nessuna alternativa pacifica o riformista può rimpiazzare questa strategia, perché il capitalismo è irriformabile e violento. Occorre lottare per un potere proletario, in alleanza con i contadini poveri. Solo un governo proletario e contadino, retto secondo la democrazia operaia, può garantire i diritti democratici alle popolazioni indigene. Riprendere la teoria della rivoluzione permanente che, oltre a riconosce il carattere internazionale della lotta di classe, afferma che solo il proletariato rivoluzionario può adempiere ai compiti democratici e, in continuità, costruire la società nuova liberata dallo sfruttamento.
Riprendere allo stesso modo il programma transitorio, avanzando rivendicazioni immediatamente necessarie e che rilancino alla rottura del sistema. Rivendicare: una riforma agraria radicale che distribuisca le terre a chi le lavora, espropriando senza indennizzo i latifondisti e creando cooperative collettive; l'autodeterminazione per i popoli indigeni, riconoscere loro diritti e forme di autonomia; la messa al bando delle formazioni paramilitari; l'autodifesa armata per le organizzazioni contadine ed operaie; la difesa delle risorse naturali; la nazionalizzazione, senza indennizzo e sotto controllo operaio, dei settori chiave dell'economia; la redistribuzione del lavoro attraverso la diminuzione dell'orario di lavoro a parità di salario (lavorare tutti lavorare meno); la rottura degli accordi con l'imperialismo (imprese, governi, organizzazioni economiche internazionali); la nazionalizzazione delle banche; il rifiuto del pagamento del debito pubblico alle banche; la lotta contro la militarizzazione della società; l'esproprio dei beni economici delle Chiese..
Rivendicare metodi di lotta incisivi e all'altezza: lavorare per l'unità nella lotta di classe tra proletari, contadini, indigeni e masse oppresse; sviluppare organismi di lotta veramente democratici; denunciare e sfidare i sindacati corporativi e collaborazionisti; costruire uno sciopero generale prolungato contro il falso governo di sinistra; occupare i luoghi di lavoro; creare un contropotere. Questi alcuni dei tasselli per arrivare ad una necessaria seconda rivoluzione messicana, questa volta proletaria e socialista.
Bisogna essere coscienti però che per arrivare a questa è necessaria la costruzione di un partito veramente rivoluzionario della classe lavoratrice, un partito marxista rivoluzionario, democratico, bolscevico-leninista, trotskista, e di una sua Internazionale che, grazie al suo portato storico e teorico, guidi il processo di lotta verso la presa del potere e alla costruzione del potere proletario internazionale.
Prima parte
Seconda parte
Terza parte
Note:
[38] Manifesto de la otra / Marcha nacional de la otra (2 luglio 2006)
[39] cit. L@s zapatistas y la Otra: los peatones de la historia (17 settembre 2006)
[40] cit. Punto e a capo. Presente, passato e futuro del movimento zapatiata – Subcomandante Marcos intervistato da Laura Castellanos (2008)
[41] A seguito del suo impegno per la causa zapatista, il 21 aprile 2018 (a 96 anni), Pablo Gonzalez Casanova viene nominato dall'EZLN comandante, con lo pseudonimo di Pablo Contreras, ed integrato nel CCRI. Morirà il 18 aprile 2023.
[42] vedi La ventriloquía del Subcomandante Marcos-Galeano, la memoria de las Fuerzas de Liberación Nacional y la ruptura del silencio - Adela Cedillo (2021)
[43] Nuri Fernandez afferma che Marcos, tra le altre cose, le avrebbe detto: “mi piacerebbe raccontarti di tutte le donne che faccio seguire”, “la mia ultima fidanzata è dovuta andarsene dal paese”, “a me bisogna resistermi”, “tu mi appartieni”, “sei mia prigioniera”, “vorrei che fossi la mia bambola”.. oltre, a detta di Nuri, “gelosie brutali verso altre persone, i miei amici, la mia professione, di come mi vesto” (2018)
[44] cit. Palabras del CCRI-CG del EZLN a los pueblos zapatistas en el 25 aniversario del inicio de la guerra contra el olvido (1 gennaio 2019)
[45] cit. Comunicado del CCRI-CG del EZLN. Y rompimos el cerco (17 agosto 2019)
[46] cit. Décima Parte: Acerca de las Pirámides y sus usos y costumbres. Conclusiones del análisis crítico de MAREZ y JBG (14 novembre 2023)
[47] vedi Novena Parte: La Nueva Estructura de la Autonomía Zapatista (12 novembre 2023)
[48] vedi Segunda parte: ¿Los muertos estornudan? (29 ottobre 2023)
[49] Nella stessa occasione le compagne dell'EZLN decisero anche di bandire l'alcol, visto come una delle cause di violenza degli uomini.
[50] cit. Leer un video Segunda parte: Dos fallas (21 agosto 2004)
[51] cit. Manifiesto sobre China de la Oposición de Izquierda Internacional - Trotsky (settembre 1930)
Bibliografia
- Comunicati dell'EZLN in Enlace Zapatista ( https://enlacezapatista.ezln.org.mx/ )
- Historia de Marcos y de los hombres de la noche - Entrevista con el subcomandante Marcos realizada por Carmen Castillo y Tessa Brisac (24 ottobre 1994)
- Messico rivoluzionario – Alessandro Aruffo (1995)
- Il sogno zapatista – Subcomandante Marcos con Yvon Le Bot (1997)
- Chiapas: La Rivoluzione Indigena – Carlos Montemayor (1998)
- 20 e 10. Il fuoco e la parola – Gloria Muñoz Ramírez (2004)
- Libertad y dignidad. Scritti su rivoluzione zapatista e impero – Subcomandante Insurgente Marcos (2004)
- Punto e a capo. Presente, passato e futuro del movimento zapatiata – Subcomandante Marcos intervistato da Laura Castellanos (2008)
- La metafora disobbediente. Le retoriche postmoderne dell'EZLN – Maria Amalia Barchiesi (2012)
- La rebelión de las Cañadas. Origen y ascenso del EZLN – Carlos Tello Díaz (2017)
- Eternamente straniero. Un medico napoletano nella selva Lacandona – Cippi Martinelli (2018)
- Articoli e testi vari