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8 marzo: pane, pace e libertà

8 Marzo 2024
8 marzo 2024


Il PIL italiano è aumentato nel 2023 dello 0,7% registrando una fase di stagnazione anche in prospettiva per il 2024. Ciò è stato possibile per l’aumento dell’occupazione e dunque dell’aumento della domanda interna relativa ai consumi. Ciò però non è indice di un miglioramento riguardo alle condizioni di vita dei lavoratori e delle lavoratrici, né tantomeno per le lavoratrici che si trovano in condizioni di doppio sfruttamento.

Sul totale della popolazione in età da lavoro (15-64 anni) su 37 milioni e mezzo di persone, ne risultano occupate circa 23 milioni. L’allungamento dell’età pensionabile vede ancora impiegate 769.000 persone oltre i 64 anni di età nel 2023 (+76.000 rispetto al 2022).
Sui restanti 14,5 milioni di persone i media e le statistiche giocano la solita suddivisione tra disoccupati e inattivi, dove i primi sarebbero solo quasi 2 milioni. La realtà è ben diversa: se si escludono coloro che hanno deciso di proseguire nella formazione (scolastica o altro) e coloro che percepiscono una pensione, le persone senza lavoro sono quasi 8 milioni e di questi le donne sono 5 milioni e mezzo.

Tra i motivi che tagliano fuori le donne dal lavoro, nella congiuntura economica, i motivi famigliari incidono al 50%. Dopo il grande divario di genere in termini occupazionali che si era verificato con la pandemia da coronavirus, nonostante gli impercettibili miglioramenti il gap continua sia a livello occupazionale che a livello salariale. Gap che registriamo anche tra nord Italia e centro-sud.

Le previsioni sul debito pubblico italiano affermano una crescita costante in termini assoluti, che come ribadito nel NaDEF, supererà stabilmente la soglia dei 3 miliardi dal 2025. Nonostante il governo Meloni prospetti un miglioramento del rapporto debito/Pil, la situazione sul pagamento degli interessi risulta comunque rallentata. Ad ogni modo il miglioramento in termini assoluti non si traduce automaticamente in un miglioramento delle condizioni di chi produce la ricchezza nazionale, cioè le lavoratrici e i lavoratori. Anzi il bilancio dello stato ha avuto più uscite che entrate e per evitare uno scarto ancora più ampio si sono incassati 13,8 miliardi in più dalle imposte dirette (il 90% dall’IRPEF) e 7,4 miliardi in più dalle imposte indirette (di cui ben 2,7 miliardi dalle accise e il resto con l’aumento dell’IVA). Nonostante, dunque, il contributo di lavoratrici e lavoratori, in termini di salario indiretto, la spesa pubblica effettuerà nuovi tagli alla spesa sociale, in particolare nella sanità. Le promesse politiche di futuri sostanziosi investimenti sono solo parole al vento e non si escludono futuri tagli. Ad ogni modo gli investimenti non saranno sufficienti a causa dell’inflazione, in calo ma ancora alta (5,7%) con un aumento del prezzo dei beni alimentari.

VOGLIAMO IL PANE:

• la difesa del lavoro, unico effettivo strumento di autodeterminazione, con l’abolizione di tutte le leggi che hanno precarizzato il lavoro e ne hanno eliminato le tutele: il pacchetto Treu, la legge Biagi, il Jobs Act e le controriforme degli ultimi trenta anni ci espongono ai ricatti sociali e sessuali;
• Introduzione del collocamento pubblico a chiamata numerica;
• la ripartizione del lavoro con la riduzione dell’orario di lavoro settimanale a 30 ore pagate 40; parità salariale per tutt*.
• La reintroduzione dell’articolo 18 sui licenziamenti, esteso a tutte le aziende con almeno 5 dipendenti.
• La nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo di lavoratrici; delle imprese che chiudono, inquinano o delocalizzano: ci serve lavoro, non un reddito di povertà alternativo al lavoro!
• Salario minimo di 12 euro l'ora (1500 euro mensili) e indicizzata all'inflazione;
• forti aumenti salariali di almeno 300 euro netti, e di una scala mobile dei salari;
• Il salario garantito per chi è in cerca di occupazione, contro ogni forma di reddito slegato dalla condizione lavorativa, che non garantisce autonomia, ma al contrario prospetta maggiori possibilità di rinchiudere le donne nell’ambiente domestico.
• Riforma delle pensioni che faccia a pezzi tutte le controriforme pensionistiche, per ritornare al sistema retributivo al 2% annuo con 60 anni per la pensione di vecchiaia e 35 anni per la pensione di anzianità, dopo una vita lavorativa in cui a tutt*; sia garantito un lavoro completo di tutele in ogni settore.
• Tutela della maternità e congedi parentali retribuiti per tutt*; (affinché la genitorialità non sia prerogativa delle sole donne).
• Revisione e aggiornamento della sicurezza sui posti di lavoro; istituzione del delitto di omicidio sul lavoro.
• Patrimoniale del 10% sul 10% più ricco della popolazione, destinata a Sanità e Scuola.
• Un welfare statale che non ci renda schiav*; all’interno della famiglia, con l’istituzione di un ampio programma di servizi sociali che si prenda in carico l’enorme quantità di lavoro di cura che oggi pesa maggiormente sulle spalle delle donne, nella prospettiva della socializzazione del lavoro di cura.
• Requisizione di tutte le case sfitte da assegnare in primo luogo a tutte le persone con difficoltà di inserimento lavorativo e alle persone con disabilità, a garanzia dello sviluppo della propria autonomia personale.



Lo scenario internazionale è contrassegnato dalla guerra in Ucraina e in Palestina a cu si aggiungono altri conflitti in Medio Oriente, nei quali si assiste allo scontro indiretto vecchi e nuovi imperialismi sulla pelle dei popoli e che in futuro potrebbe portare ad un conflitto su scala mondiale. L’Italia si colloca a fianco degli USA e al blocco atlantista in funzione dei propri interessi in Africa, dopo l’allargamento della NATO, per approfittare della crisi dell’imperialismo francese e consolidare i propri interessi. Non a caso, la spesa per i nuovi sistemi d’arma è passata da 2,5 miliardi di euro a 5,9 miliardi, sottratti a Sanità, Scuola e Ambiente.

VOGLIAMO LA PACE:

L’unica guerra che sosteniamo è quella di classe: contro gli sfruttatori e contro l’imperialismo a cominciare dal nostro!
• Chiediamo il cessate il fuoco immediato in Ucraina e Palestina.
• Per l’Ucraina: vogliamo una giusta pace, l’Ucraina deve essere indipendente e neutrale; riconosciamo alla Crimea il diritto di unirsi alla Russia; per l’autonomia del Donbass all’interno dell’Ucraina. Ritiro delle truppe di Mosca subito!
• Per la Palestina: dalla parte della resistenza palestinese in piena autonomia dalla forza religiosa della destra di Hamas, vogliamo l’abbattimento dello Stato sionista di Israele; per i pieni diritti democratici del popolo ebraico in Palestina come minoranza nazionale; per il riconoscimento di una Palestina libera, laica e socialista, in una federazione socialista in Medio Oriente.
• Apertura dei confini e l’eliminazione di tutte le leggi securitarie che opprimono le donne e soggettività LGBT*QIAP+ migranti e legittimano le violenze nei loro confronti. Accogliamo le persone che scappano da guerre e povertà.



Il corpo delle donne nelle guerre è soggetto alle peggiori atrocità. Nei paesi democratico-borghesi i diritti delle donne e della comunità LGBT*QIAP+ conquistati con anni di lotte sono sotto attacco o ancora sospesi: le destre conservatrici avanzano per imporre un ritorno ad un ruolo della donna come riproduttrice di forza lavoro in senso biologico e sociale, angelo del focolare e portatrice della visione cristiana della famiglia. In Italia adesso il governo Meloni. Le “sinistre” liberal-democratiche spingono per un riconoscimento dei diritti civili condizionato comunque dalle logiche di mercato e di compromesso con la Chiesa. La liberazione può partire solo liberando le donne e le soggettività LGBT*QIAP+ della classe lavoratrice: solo così potremo liberare tutte le donne dal giogo della cultura patriarcale in tutto il mondo e vivere liberamente la nostra vita e la nostra sessualità.

VOGLIAMO LA LIBERTÀ:

• Abolizione dell’obiezione di coscienza nelle strutture sanitarie pubbliche, nonché la fine delle erogazioni statali alle strutture private, con il loro esproprio senza indennizzo e la determinazione dell’unicità del Servizio Sanitario Nazionale pubblico. Fuori i religiosi e i capitalisti dalla nostra vita e dalla nostra salute!
• Libero e gratuito accesso all’interruzione di gravidanza e alla contraccezione.
• Consultori pubblici per le donne e per le persone LGBT*QIAP+, sotto il controllo dell* utent* e con accesso a tutte le tecniche e alle informazioni mediche per autodeterminare le decisioni sul proprio corpo.
• Autorganizzazione e autodifesa della comunità LGBT*QIAP+ per rispondere colpo su colpo e al di fuori delle logiche riformiste ed opportuniste all'offensiva reazionaria e clerico-fascista che si preannuncia nell'immediato futuro.
• Superamento della Legge 164/82 e di tutte le leggi che patologizzano e discriminano l'esistenza e i percorsi di autodeterminazione delle soggettività T* e, più in generale, di tutte le persone LGBT*QIAP+.

Partito Comunista dei Lavoratori

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