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Di capitalismo si muore

Le morti di Esselunga a Firenze sono uno specchio della criminalità padronale

19 Febbraio 2024
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Sessantuno imprese coinvolte nella catena dei subappalti per giocare sul massimo ribasso. Operai edili assunti in nero, per evadere i contributi. O con contratti interinali usa e getta, per disporre di un licenziamento incorporato. O con contratti da metalmeccanici, per risparmiare sui costi della formazione. O senza permesso di soggiorno, e dunque più ricattabili. Operai italiani, rumeni, marocchini, egiziani, indiani, accomunati da uno sfruttamento criminale.

I morti di Esselunga a Firenze non sono l'ennesima “eccezione”. Sono uno spaccato concentrato delle condizioni del lavoro nella società italiana. La liberalizzazione dei subappalti introdotta dal governo dei patrioti e dall'ineffabile Salvini ha certo ulteriormente peggiorato la situazione. E non di poco. Ma il degrado della legislazione sul lavoro procede da almeno trent'anni.
Passa per l'introduzione del pacchetto Treu col primo governo Prodi (1997) che aprì la breccia della precarizzazione del lavoro.
Passa per la successiva legge 30 del ministro Maroni (2003) del secondo governo Berlusconi che cancellò la parità di trattamento lungo la filiera degli appalti.
Passa per la cancellazione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori ad opera del governo Renzi (2014), che accentua a dismisura la ricattabilità dei lavoratori anche sul terreno delle normative di sicurezza.
Passa per i tagli sulle ispezioni e gli ispettori, ridotti ormai a circa duecento su scala nazionale. Persino gli indennizzi per le famiglie delle vittime del lavoro, già miserabili, sono stati tagliati negli anni (da 12,5 milioni del 2012 ai 3 milioni attuali), pur di risparmiare risorse da destinate alle imprese o alla banche in fatto di debito pubblico e relativi interessi.

La liberalizzazione dei subappalti da parte di Meloni-Salvini è solo l'ultimo capitolo del lungo libro. La verità è che i morti sul lavoro non cadono per violazione delle leggi, ma per lo più nel loro rispetto.
In compenso, nessuna delle grandi aziende coinvolte nei crimini sul lavoro ha mai veramente pagato. Non a caso i crimini capitano spesso in aziende già coinvolte in precedenti “incidenti”. È il caso di Esselunga, già coinvolta recentemente a Genova. È il caso della ThyssenKrupp, sopravvissuta con tutti gli onori all'assassinio di sette operai arsi vivi a Torino nel 2007. È il caso dei Benetton, che dal crollo del ponte Morandi hanno addirittura ricavato 8 miliardi di regalie pubbliche per i propri azionisti.

Ora i partiti borghesi recitano le solite lacrime di coccodrillo. Elly Schlein chiede al governo dei patrioti «misure comuni» a tutela dei lavoratori nel segno della coesione nazionale, la stessa esibita per la missione imperialista nel Mar Rosso. In realtà cerca di ritagliarsi il ruolo di statista responsabile agli occhi del mondo delle imprese anche per disarmare preventivamente possibili fronde interne al PD. Nessuna meraviglia, è la natura del PD.

Ma il sindacato? Un mulinio di parole. Landini rilascia come al solito interviste infuocate, denuncia la libertà di subappalto, chiede la parità di trattamento economico e normativo tra appalto e subappalto, rivendica l'aumento delle ispezioni, evoca possibili referendum. Ma manca l'essenziale: una seria piattaforma di lotta generale, e un impegno serio nella sua promozione.
Eppure è proprio la pace sociale, e la compromissione sindacale nelle politiche padronali e governative, ad aver prodotto nei decenni l'arretramento del lavoro. Solo una mobilitazione generale di milioni di lavoratori e lavoratrici può ribaltare i rapporti di forza e porre al centro dello scontro la condizione complessiva dei lavoratori e delle lavoratrici. Il controllo operaio sulle condizioni del lavoro, la cancellazione dei subappalti e di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro, sono di certo una voce indispensabile della piattaforma generale della lotta.

Con una necessaria consapevolezza di fondo: la società borghese è in quanto tale una associazione a delinquere. Solo un governo dei lavoratori e delle lavoratrici potrà fare giustizia.

Partito Comunista dei Lavoratori

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