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In occasione del Giorno della Memoria lottiamo al fianco del popolo palestinese

26 Gennaio 2024

In occasione del Giorno della Memoria, che ricorda l’orribile genocidio degli ebrei (e rom-sinti, omosessuali, prigionieri russi, ecc.) da parte dei nazisti e dei loro alleati, lottiamo al fianco del popolo palestinese contro il colonialismo sionista e i suoi orribili massacri nel ghetto di Gaza e in Cisgiordania

giorno memoria


«Ci sono stati l’antisemitismo, i nazisti, Hitler, Auschwitz, ma loro [gli arabi] in questo cosa c’entravano? Essi vedono una sola cosa: siamo venuti e abbiamo rubato il loro paese. Perché dovrebbero accettarlo?»
David Ben Gurion, primo fondatore e massimo leader storico dello stato sionista di Israele (1948)


Sono passati circa ottant’anni dai giorni terribili del genocidio, in primis degli ebrei europei, da parte dei nazisti e dei loro alleati, tra cui i repubblichini di Salò, tra i quali aveva un ruolo significativo il mentore dell’attuale prima ministra Meloni, Giorgio Almirante.

Con una faccia tosta incredibile, i sionisti citano il genocidio nazista come argomento a favore della loro occupazione coloniale della Palestina. Basterebbe la sola frase di Ben Gurion sopra riportata per smascherare la loro incredibile ipocrisia.

Ma perché Ben Gurion pronunciò pubblicamente questa frase, e altre analoghe? Non era egli il principale responsabile della politica di oppressione, pulizia etnica e massacro del popolo palestinese? Certamente, ma questo “laburista” socialdemocratico era anche un sincero realista, e voleva dire ai suoi, nell’eventualità che nella sinistra sionista ci fosse qualche scrupolo di coscienza, che ciò non aveva senso, perché evidentemente da ogni punto di vista essi avevano torto e stavano “rubando” la Palestina agli arabi ma, poiché lo volevano per i loro interessi, ciò era senza importanza.

Costituisce in ogni caso un mito il fatto che gli ebrei nel mondo sostenessero storicamente il sionismo, vedendo in esso la soluzione alla loro oppressione. Nel paese con più ebrei nel mondo prima della Seconda guerra mondiale, la Polonia, il partito ebraico più forte era il Bund (Unione di Lotta dei Lavoratori Ebrei), un’organizzazione socialista di sinistra fortemente contraria al sionismo, e che alle elezioni nei quartieri ebraici del 1939 prese ben il 62% dei voti, mentre l’insieme delle forze sioniste solo il 20% (il resto andò a partiti borghesi non sionisti).

La maggioranza del popolo ebraico in Polonia (che fu la principale vittima del genocidio) dimostrava di respingere la soluzione sionista. Il Bund nel suo programma definiva il sionismo “un movimento reazionario capitalista e colonialista al servizio dell’imperialismo”. La maggioranza dei combattenti dell’insurrezione del ghetto di Varsavia apparteneva in effetti al Bund, compreso il suo comandante militare Marek Edelman.

L’eroico Marek Edelman, sopravvissuto con altri combattenti dopo settimane di lotta grazie alle fogne di Varsavia, e che si era sempre rifiutato di emigrare in Israele, scrisse nel 2002 una lettera aperta indirizzata “Ai comandanti delle organizzazioni armate e partigiane palestinesi e ai soldati delle organizzazioni armate palestinesi”. Ciò fece letteralmente infuriare i sionisti.
La lettera aperta invitava giustamente le organizzazioni palestinesi a non compiere attentati suicidi contro i civili israeliani, ma il fatto che parlasse di partigiani palestinesi e li invitasse implicitamente ad attaccare solo le forze militari israeliane, “come noi abbiamo fatto con i tedeschi”, non poteva che essere visto come una netta e radicale presa di posizione antisionista.

Nulla di ciò viene oggi narrato da borghesi, riformisti, e sionisti, in particolare in Italia.
Fu il mostruoso genocidio da parte del nazismo e dei suoi complici di 6 milioni di ebrei (insieme a cui non si devono dimenticare gli altri 5 milioni di morti dei massacri e dei campi di sterminio: rom e sinti, omosessuali, antifascisti, prigionieri sovietici) che ha creato un argomento cinicamente usato dai sionisti per portare una maggioranza degli ebrei del mondo a sostenere lo stato sionista, nonostante la sua criminale e razzista oppressione degli arabi di Palestina.

L’antisionismo che fu di Marek Edelman non costituisce un fatto isolato. Nel mondo, nonostante l’orrendo massacro nazista che distrusse l’ebraismo yiddish dell’Europa centro-orientale e le conseguenze dell’antisemitismo staliniano (che si coniugava col sostegno al sionismo, infatti il governo dell’URSS nel 1948 fu il primo a riconoscere lo
Stato di Israele, e lo fece armare dalla Cecoslovacchia), centinaia di migliaia di ebrei restano ostili al sionismo. Tra i primi, le migliaia di ebrei che militarono, spesso con prioritari ruoli dirigenti, nelle organizzazioni trotskiste, seguendo la grande tradizione marxista rivoluzionaria di figure come Rosa Luxemburg, Trotsky, Zinoviev, Kamenev, Pjatakov, Radek e migliaia di altri quadri comunisti, la maggior parte dei quali finirono vittime del massacro ad opera della controrivoluzione staliniana negli anni '30. Accanto ad essi decine di migliaia di altri ebrei sono scesi nelle piazze di tutto il mondo in queste settimane partecipando alle gigantesche manifestazioni di sostegno al popolo palestinese.

L’antisionismo non è antisemitismo, ma doveroso antimperialismo, anticolonialismo e antirazzismo. I sionisti e lo Stato dell’apartheid antiarabo di Israele non sono, oggi meno che mai, gli eredi degli eroici combattenti rivoluzionari del ghetto di Varsavia e della maggioranza del popolo ebraico dell’Europa sterminato dai nazisti

Lo Stato sionista dell’apartheid coloniale non può essere riformato, ma va distrutto

Per una Palestina unita, laica e socialista (con il ritorno incondizionato dei profughi palestinesi e con i diritti di minoranza nazionale per gli ebrei, ad eccezioni dei coloni fascisti e nazisti da espellere)

Per una Repubblica araba socialista unita

Per una Federazione socialista del Medio Oriente e del Nord Africa con il diritto di autodeterminazione di tutti i popoli oppressi della regione (curdi, berberi, etc.)

Partito Comunista dei Lavoratori

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