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Blocco navale e memoria nazionale

La gara tra Salvini e Meloni contro i migranti. Le responsabilità del centrosinistra

18 Settembre 2023
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Torna l'evocazione del blocco navale per fermare le partenze dei migranti dalla Tunisia. Prima sulla bocca di Salvini, poi di Meloni. È il vecchio cavallo di battaglia elettorale della destra, alla fine rispolverata come “misura risolutiva”, in un gioco di scavalcamenti interni alla maggioranza di governo.
A prescindere da ogni altra considerazione, si potrebbe facilmente obiettare che non esiste flotta navale che possa sorvegliare l'intera costa nord-africana. Che se mai esistesse, sarebbe un atto di guerra contro i paesi coinvolti. Che l'atto di guerra sarebbe tanto più paradossale nei confronti di un governo tunisino col quale Meloni aveva concordato in cambio di soldi proprio il blocco delle partenze. Quello stesso governo Saied, dispotico e torturatore, della cui “democrazia” il governo italiano si è fatto garante. Sono le obiezioni scontate e ricorrenti dal versante democratico o liberale.

Ma noi vogliamo ricordare un episodio rimosso dalla memoria nazionale liberaldemocratica, e purtroppo anche da quella della sinistra. Un blocco navale anti-immigrati ci fu, da parte italiana. Fu sperimentato nel 1997. Il bersaglio dell'epoca era l'”invasione degli albanesi”. Una nave militare italiana, la corvetta Sibilla, speronò per l'occasione un barcone carico di migranti, affondandolo. I morti furono più di cento. Molti di loro giacciono ancora in fondo al mare del Canale d'Otranto. Le disposizioni del blocco non erano venute da un governo di destra, ma dal governo di centrosinistra di Romano Prodi, allora sostenuto da Rifondazione Comunista. Lo stesso governo che varò i campi di detenzione per i migranti, la Legge Turco-Napolitano. Come si vede, non è necessario essere di destra per fare politiche reazionarie in fatto di immigrazione. Il centrosinistra ha concimato il terreno, la destra peggiore ha raccolto.

Certo, l'attuale governo Meloni rilancia il peggio delle posture reazionarie contro i migranti. Dal suo insediamento ha fatto di tutto: ha colpito i poteri di intervento delle ONG costringendole a un solo salvataggio e a porti lontani; ha esteso i rimpatri ai territori di transito, e non solo ai paesi di provenienza; ha progettato la moltiplicazione dei centri di detenzione amministrativa (i famigerati CPR), estendendo ora la durata della detenzione a 18 mesi; ha ridotto le spese di sostentamento per i minori non accompagnati; ha ridotto l'assistenza legale per i richiedenti asilo... E infine, come abbiamo ricordato, ha replicato col dittatore Saied il memorandum d'intesa già stipulato da Minniti coi tagliagola libici: soldi e patrocinio politico presso il Fondo Monetario Internazionale in cambio della segregazione o espulsione dei migranti che intendessero prendere il mare. Magari respingendoli nel deserto, come tante volte è già avvenuto.

L'obiettivo propagandato è sempre lo stesso: il blocco delle partenze. L'unico vero terreno d'intesa a livello europeo tra i governi capitalisti di ogni colore.
Ma l'esperienza dimostra che le peggiori misure o minacce non possono bloccare la fuga dalla fame, dalle torture, dalla privazione di libertà, dai disastri climatici, dalle guerre, tutti doni del capitalismo in Africa e Medio Oriente. Possono solo moltiplicare i crimini contro i migranti e le loro sofferenze, in cambio di voti.
Solo una soluzione anticapitalista internazionale può liberare l'umanità dall'orrore. Il resto è già stato sperimentato, sotto ogni bandiera

Partito Comunista dei Lavoratori

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