Dalle sezioni del PCL

Odiare gli indifferenti. E la misoginia

6 Luglio 2023

Su un episodio di violenza riguardante le recenti elezioni regionali in Molise

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La brutale e vile violenza subita da una donna ad opera del fratello, costretta perciò a ritirare la propria candidatura dalla lista “Io non voto i soliti noti”, così come denunciata da questo movimento, è stata circondata da un assordante silenzio, in barba a quell’odio per gli indifferenti di gramsciana memoria.

Ma il gravissimo accaduto va oltre la pur rilevante ferita democratica.
E qualcuno che si esprime dice: "ma questa violenza ingiusta va condannata solo in quanto tale, basta con le questioni di genere". Vero che in questo caso abbia inciso anche un fattore di ricatto clientelare, cioè quello di una lista che a suo modo si presentava come contrapposta ai due blocchi del potere borghese locale, di destra e del centrosinistra. Ma un caso come questo non si può ridurre alla generica condanna pur giusta della violenza sopraffattiva ex se, combinata con subalternità clientelari.

Il PCL Molise perciò ha pubblicamente avversato questo approccio, ricordando che le violenze come questa hanno ulteriori specificità, proprio quelle di genere, partendo da una domanda: avete mai sentito parlare di una sorella che picchia il fratello per non farlo candidare in un’elezione? Non ci pare.
E quanti ancora sono gli ostacoli di fatto – molto in più rispetto a quelle del genere maschile – che molte donne delle masse popolari ancora hanno nel partecipare alla vita politica, dato il loro maggior carico del lavoro familiare?
E quanto incide in questi tipi di reazione violenta la misoginia ancora presente in certi ambienti degradati per cui “la donna è meglio che pensi alla casa e alla famiglia” anziché a “fare politica”, tanto più se in liste non legate a possibilità clientelari?

La violenza, insomma, qui assume una specificità di genere, figlia di un rozzo retaggio oscurantista fondato sul patriarcato familiare e sulla misoginia, che persistono nella società capitalistica fondata sulla sopraffazione del forte sul debole. Retaggi rafforzatisi anche durante quel maledetto ventennio fascista che ancora infesta il nostro paese.
Ciò significa anche che essa si aggiunge, rispetto alla condizione femminile, alle limitazioni generali che di fatto la democrazia liberale pone alle classi lavoratrici e popolari in termini di condizionamento del voto, per l’assenza della libertà dal bisogno generata naturalmente dal sistema capitalistico, dunque al potere di ricatto clientelare unito ad altri condizionamenti, che spaziano dalle imposizioni pedagogiche tra "famiglia tradizionale" e scuola, sino a quelli del potere mediatico, pubblico o privato che sia, e alle imposizioni mafiose.
Le sponde riformiste, staliniste e poststaliniste hanno completato l’opera.

Tornando all’episodio specifico, abbiamo pubblicamente ricordato nel Molise che, negli anni prossimi alla Rivoluzione d’ottobre, valorose rivoluzionarie – da Zetkin a Luxemburg, Kupskaja, Kollontaj e tante altre – col sostegno del partito bolscevico di Lenin e di Trotsky ottennero spazi di agibilità e conquiste per le donne mai visti prima nella storia, sia pure ancora prevalentemente formali per le condizioni date all’epoca in Russia. Conquiste che se sviluppate avrebbero potuto cambiare radicalmente la condizione femminile nel mondo. Ma esse furono abolite e travolte dal criminale termidoro stalinista.

Ecco perché abbiamo pubblicamente posto una questione di fondo anche qui nel Molise (come del resto serve ovunque): la necessità di riprendere proprio quel filo rosso spezzato dai crimini stalinisti e diffondere di nuovo quella coscienza di classe e di genere che, già più di secolo or sono, esprimeva un progresso civile e sociale nel tentativo di costruzione della società socialista, lontano anni luce dall’oscurantismo antifemminile che ancora persiste nell’odierno stato delle cose esistenti.

Partito Comunista dei Lavoratori - Molise

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