Dalle sezioni del PCL

Risiera proibita agli antifascisti

Solidarietà agli antifascisti di Trieste

27 Aprile 2023

La Questura blocca l’entrata agli antifascisti, proibisce e aggredisce il (non) corteo del Collettivo Burjana

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A Trieste, il 25 aprile del governo Meloni ha mostrato tutto l’aspetto farsesco e ipocrita delle celebrazioni istituzionali nel nome dell’”unità politica nazionale”, della “conciliazione nazionale” formalizzata proprio nel capoluogo regionale dal duo Violante-Fini in quel marzo 1998, epoca del primo governo Prodi (che si reggeva con la desistenza di Rifondazione Comunista).

L’epoca del governo postfascista non poteva che far emergere, meglio di qualunque altro veicolo politico, la neutralizzazione istituzionale del reale contenuto del 25 aprile.
La Risiera di San Sabba, monumento tangibile del dispositivo nazifascista di repressione e di annientamento, da sempre in questa giornata è meta dell’antifascismo triestino (e non solo), meta di migliaia di persone che vi portano una carica popolare seriamente antifascista, che tracima gli steccati mefitici dei protocolli istituzionali, tanto più in una città storicamente segnata in maniera particolare dalle vicende del ventennio mussoliniano e dell’occupazione tedesca tramite l’Adriatisches Küstenland.

Quest’anno, la prima celebrazione del dopo-Covid, questo luogo è stato blindato agli antifascisti. La decisione della questura di trasformare in zona militare invalicabile l’accesso alla Risiera si è scoperto essere “ufficialmente” conseguenza del cambiamento di regolamento che adesso limita la presenza a 600 persone. Una modifica di cui non c’è stata nessuna preventiva comunicazione.
Ma alcuni operatori della Polizia di Stato hanno ribadito anche la motivazione di safety e security in forza della quale è stato proibito il corteo del Collettivo Burjana, corteo antifascista che doveva partire da Campo S. Giacomo e confluire alla Risiera. Coloro che sono partiti comunque da Campo S. Giacomo hanno proseguito come pedoni sui marciapiedi in direzione del monumento, venendo braccati dal dispositivo poliziesco per tutto il percorso e infine bloccati per ore (e pure caricati) in una via laterale in prossimità dell’arrivo.
Alla fine, a cerimonia conclusa, i blocchi sono stati tolti permettendo un ingresso contingentato. Del resto già da metà mattina le vie adiacenti erano bloccate da transenne, con buona parte della folla di antifascisti che confluiva per assistere alle celebrazioni ufficiali già impedita ad entrare, oppure, per quei pochi che erano passati, bloccati ammassati nel corridoio di comunicazione (davvero triste, visto il luogo).

Nuovo regolamento o meno, la capacità di ricezione interna era stata scientemente decurtata. In questo caso la motivazione sembra essere stata quella che bisognava proteggere dalla pioggerella le testoline del presidente della Regione Fedriga e del sindaco Dipiazza, ricco immobiliarista che ormai da anni passa agilmente dai palco del 25 aprile ai ritrovi nazional-fascisti più o meno mimetizzati da irredentismo “legittimato” dalla conciliazione nazionale (e senza risparmiarsi un saluto romano in diretta TV).
Fatto sta che pure dalla CGIL e dall’ANPI sono arrivate critiche per l’organizzazione, tanto più che all’interno della struttura di spazio ce n’era rimasto comunque, e tenere tutta quella folla fuori, in maniera militarizzata, con i blindati puntati, anche per i più “legalisti” era davvero difficile giustificare.

Il Comune ha confermato il motivo del numero chiuso per ragioni di sicurezza afferenti la struttura, ma non basta per spiegare l’ingente dispiegamento di forze militarizzate messo in campo.
Impedire che il corteo del Collettivo Burjana potesse innescare una dinamica di partecipazione al 25 aprile capace di aggregare un sentimento antifascista combattivo e non rappresentabile dalla anodina celebrazione ufficiale, con la possibilità di una contestazione a Fedriga e Dipiazza, con l’eventualità di polarizzare l’affermazione di un antifascismo libero e conseguente contro il governo Meloni, era sicuramente importante per l’amministrazione statale periferica. E cogliere l’occasione di prevenire lo svolgimento di un corteo proibito per mettere in campo una prova di forza al fine di evidenziare che, nell’epoca attuale, l’antifascismo non è del tutto liberamente agibile (come ha dimostrato anche la reazione di Valditara alla lettera della preside del liceo Da Vinci di Firenze) diventava in tal senso ineludibile.

Partito Comunista dei Lavoratori - Friuli-Venezia Giulia
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