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Per un antifascismo anticapitalista. Fuori da ogni retorica e ipocrisia

3 Marzo 2023

Testo del volantino diffuso dal PCL alla manifestazione di Firenze

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Un gruppo di fascisti aggredisce e malmena studenti di sinistra. Il governo tace. Una preside solidarizza con gli aggrediti. Il Ministro degli Interni Piantedosi minaccia provvedimenti contro la preside. L’enormità dei fatti è già di per sé una denuncia. Ma la denuncia non basta. Occorre trarre lezioni da questa esperienza e andare a fondo della questione.

Un governo a guida postfascista è in quanto tale un fattore di incoraggiamento di ambienti squadristi. Non solo perché i militanti di Azione Studentesca vengono dalla stessa scuderia di Giorgia Meloni, a lungo capa del Fronte della Gioventù. Ma anche perché quegli ambienti si sentono protetti e legittimati dal nuovo governo. È la stessa dinamica che incoraggia insegnanti omofobi a respingere persone transgender, che spinge ambienti di polizia o dei carabinieri ad usare la mano pesante contro gli studenti della Sapienza o contro le proteste a favore di Cospito, che trasforma l’aborto da diritto (“purtroppo”) a crimine e per questo propone per legge “la personalità giuridica del feto”, etc. Potremmo continuare a lungo.

Tutto il sottobosco della peggiore cultura reazionaria sente che è il momento di rialzare la testa, di uscire dalla marginalità, di riprendersi la scena. Non c’è bisogno di ricevere il plauso di Meloni. È sufficiente che sia lei a comandare. Assieme alla sua guardia pretoriana di ministri e sottosegretari ex missini. Assieme a La Russa quale “seconda carica dello Stato” col suo busto ostentato del Duce. La squadraccia fascista di Firenze è parte di questo album di famiglia. L’assalto fascista (e no vax) alla sede nazionale della CGIL nel settembre 2021 è stato un segnale premonitore. Era facile prevedere un seguito nel nuovo contesto politico. Se la capa del governo è “Dio, Patria, Famiglia” è difficile attendersi altro.


COME MAI SI È GIUNTI A TANTO?

Bisogna dire le cose come stanno. Non basta la retorica dell’antifascismo istituzionale e rituale. Il vento reazionario che ha portato Meloni al governo non nasce dal nulla. Nasce da anni e decenni di disarmo della sinistra e del movimento operaio. Anni e decenni in cui i gruppi dirigenti dei DS e poi del PD hanno promosso il revisionismo storico sulla Resistenza (Violante) nel segno della pacificazione nazionale, hanno condiviso le ricostruzioni storiche della destra come in occasione della “Giornata del Ricordo” sulle foibe, hanno distrutto il principio democratico delle leggi elettorali proporzionali (una testa un voto) per affermare la cultura reazionaria del principio maggioritario. È un fatto: se oggi le destre governano l’Italia con un’ampia maggioranza parlamentare senza avere la maggioranza dei voti è grazie alle leggi elettorali volute e votate dal PD. Elly Schlein ha qualcosa da dire su questo?

Contro tutto questo è mancata una battaglia vera a sinistra. Le sinistre cosiddette radicali, a partire da Rifondazione Comunista, sono state ripetutamente alleate del PD in governi nazionali e amministrazioni locali. Subordinandosi alle leggi della governabilità e dell’alternanza. Votando ripetutamente leggi antioperaie e antipopolari, come l’introduzione del lavoro interinale (1997) o la detassazione dei profitti di grandi imprese e banche (2007). Il loro suicidio politico tra le braccia di Prodi ha rimosso l’argine contro le destre spianando loro la strada. Meloni è infatti il punto d’approdo di un lungo ciclo populista reazionario, prima grillino, poi salviniano, che non ha trovato ostacoli sul proprio cammino. E che anzi si è nutrito della disfatta della “sinistra”, sia di quella liberal-borghese sia di quella cosiddetta radicale. I fascisti raccolgono, come sempre, sulla semina di altri.

La burocrazia CGIL non ha minori responsabilità. Ha condiviso o non osteggiato leggi antioperaie come la legge Fornero sulle pensioni. Ha concertato per anni e decenni la precarizzazione del lavoro, le privatizzazioni, i tagli sociali per pagare alle banche il debito pubblico coi relativi interessi. Se oggi purtroppo le destre hanno il voto di ampi settori di salariati ciò non avviene per un destino cinico e baro. Avviene perché i lavoratori e le lavoratrici sono stati traditi da chi avrebbe dovuto difenderli.


CHE FARE, ALLORA?

La prima cosa da fare, ovviamente, è respingere ovunque le aggressioni fasciste. Non con le parole ma coi fatti. Anni di richiami alla “Costituzione antifascista” (la stessa che intanto si revisionava in peggio) non hanno mosso foglia. Le organizzazioni fasciste sono in piedi, ed anzi intensificano la propria azione, sentendosi più coperte e legittimate di ieri. È necessario allora un contrasto vero. Non può essere affidato alle cosiddette “forze dell’ordine”, per lo più passive o colluse. Deve essere esercitato attraverso l’azione diretta, con strutture unitarie di autodifesa capaci disincentivare le squadracce o di renderle innocue.

La seconda cosa da fare è costruire un'opposizione vera al governo delle destre dal versante del movimento dei lavoratori e dei giovani: un grande fronte unico di lotta. Si combatte davvero la reazione se si recupera e si infonde tra gli sfruttati la fiducia nella propria forza, se si avanza una piattaforma di lotta riconoscibile ai loro occhi e capace di unire le loro forze in un comune scatto di ribellione. In Gran Bretagna e in Francia la mobilitazione prolungata di milioni di salariati per l’aumento dei salari o contro l’aumento dell’età pensionabile dimostra che la classe lavoratrice può riprendersi la scena e segnare l’agenda dello scontro pubblico. Ciò che è indispensabile per tagliare l’erba sotto i piedi delle destre e dei nuovi e vecchi fascismi.

La terza cosa, quella più importante, quella che sovrintende le prime due, è battersi per una alternativa di società. Nulla ha concimato di più il terreno della reazione quanto l’immagine di una sinistra schiacciata sull’ordine esistente. Non servono le retoriche “antiliberiste” se salvano la società capitalista (tanto più se mirano, come nel caso di Schlein, a salvare... il PD). Lottare contro l’ordine esistente significa lottare contro il capitalismo, che è la dittatura del profitto, la vera portatrice di ogni male: distruzione dei diritti, distruzione dell’ambiente, saccheggio di sanità e scuola pubblica, sfruttamento e guerre.

La corsa alle armi che sta attraversando il mondo con oltre 5000 miliardi di spese militari (altro che i pochi miliardi di aiuti all’Ucraina!) è parte della lotta per la spartizione del pianeta tra vecchi e nuovi imperialismi. È la preparazione alla terza guerra mondiale, in cui sono coinvolti tutti i governi imperialisti. Non solo quelli di destra come il governo Meloni, ma anche quelli “di sinistra” come il governo Sanchez (che ha aumentato del 30% le spese militari col voto dei quattro ministri di Podemos, a proposito di sinistre “radicali”). Il fascismo è figlio del capitalismo, del suo militarismo, della sua tendenza alla guerra. Solo un governo dei lavoratori e delle lavoratrici può recidere le radici del fascismo.

Costruire il partito della rivoluzione è il principale investimento antifascista.

È l’impegno del Partito Comunista dei Lavoratori.

Partito Comunista dei Lavoratori

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