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L'ecobonus ha i giorni contati?

21 Febbraio 2023
ecobonus


In questi giorni, il Consiglio dei Ministri imboccato da Giorgia Meloni e del ministro dell’economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha approvato un decreto che cancella, in modo netto e tranchant la cessione dei crediti d’imposta per il recupero patrimonio edilizio, efficienza energetica e “superbonus 110%”, misure antisismiche ecc.

Il comunicato del Consiglio dei ministri sottolinea che «l’oggetto dell’intervento non è il bonus, bensì la cessione del relativo credito, che ha potenzialità negative sull’incremento del debito pubblico». Dall’entrata in vigore del decreto, con l’eccezione di specifiche deroghe per le operazioni già in corso, non sarà più possibile per i soggetti che effettuano tali spese optare per il cosiddetto “sconto in fattura”, questo apre degli scenari a dir poco drammatici per il mondo del lavoro in Italia.

Secondo Giorgetti, il nuovo decreto sulla cessione dei crediti «ha un duplice obiettivo: cercare di risolvere il problema che riguarda la categoria delle imprese edili per l’enorme massa di crediti fiscali incagliati e mettere in sicurezza i conti pubblici», ma in realtà questa nuova direttiva nasconde i suoi effetti, in quanto è un vero e proprio boomerang e a pagarlo, come al solito, saranno i ceti meno agiati.

I crediti bloccati, secondo le parti in causa, derivanti dai bonus sulla casa, dal superbonus nelle sue varie declinazioni, rischiano di rappresentare una vera e propria bomba sociale per il mondo del lavoro. Per il Sole24Ore lo scenario è molto serio: 25 mila imprese a rischio fallimento e 130 mila disoccupati, una dramma.

La cessione del credito così come era stato formulato dal governo Draghi era una sorta di pozzo senza fondo, all’interno del quale i controlli sono stati pressoché nulli e la sua relativa accessibilità è stata prerogativa quasi esclusivamente dei ricchi e dei benestanti. I ricchi, i proprietari di villette e furbetti di quartiere sono riusciti a ristrutturare la propria abitazione grazie alle imposte pagate dai lavoratori per una legge scritta e pensata per la borghesia.

La chiusura comunque d'emblée (almeno ad oggi, salvo evoluzioni) della cessione del credito voluta dalla Meloni avrà delle ricadute negative sull’economia. La soluzione ad una pratica disordinata e scriteriata come è stata, sino ad oggi, quella dell’ “ecobonus”, non sta tanto nella rimozione della norma, come questo governo oggi paventa, bensì nella sua rimodulazione.

Nel 2021 questo paese contava circa di 1,9 milioni di famiglie ovvero 5,6 milioni di persone in condizione di povertà assoluta, una situazione che come ha rilevato l’Istat rasenta i massimi storici del 2020 ed è in continuo peggioramento. L’abolizione del reddito di cittadinanza non farà che aumentare questi numeri. La pratica dell’ecobonus se applicata con criterio, in base al reddito, poteva e potrebbe venire incontro ad alcuni bisogni naturali per la parte povera della popolazione che altrimenti non potrebbe permettersi (ristrutturazione, aumento di classe energetica ecc).

La Meloni ha scritto che: «il superbonus nasceva con intenti condivisibili ma la misura è stata scritta così male e gestita così male che ha generato una mole enorme di problemi che ora noi siamo chiamati a risolvere. Siamo intervenuti su una situazione fuori controllo». La Meloni dunque vuole risolvere un problema creato da questa politica liberista. Ha scoperto, ci verrebbe da dire, il capitalismo! Ecco, noi diciamo che la soluzione è ovvia e può venire infatti solo dall’assunzione della coscienza del mondo del lavoro, si tenga l’ecobonus, noi vogliamo una tassa sui redditi alti a beneficio della povera gente.

Eugenio Gemmo

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