Dalle sezioni del PCL

La distruzione della sanità pubblica in Italia ad opera di autonomia differenziata e sanità integrativa

10 Febbraio 2023
sanitàlucca


Le questioni maggiormente lamentate dai cittadini utenti del Servizio Sanitario Nazionale della ASL di Lucca, oltre che i gravi disagi al pronto soccorso, la mancanza di posti letto per i ricoveri ospedalieri, con persone anziane che devono aspettare giorni su una barella, sono anche i lunghissimi tempi di attesa per ottenere visite specialistiche o esami diagnostici.

Questa situazione non è presente solo a Lucca ma in quasi tutte le provincie della nostra regione e d'Italia.

Una situazione che peggiora sempre più sia per la mancata sostituzione del personale medico andato in pensione, sia per le manovre e peggiorative dell'assistenza sanitaria che con il governo Meloni si va affermando.

Quasi nessun ospedale o struttura sanitaria in Toscana effettua visite ed esami nei tempi stabiliti: entro 72 ore per le visite urgenti (codice "U"); 10 giorni per il codice "B" (breve); 30 giorni per le visite e 60 per gli esami con codice "D"; entro 180 giorni per una visita programmabile (codice "P").

A causa di ciò spesso gli interessati rinunciano alle cure o, chi può, si rivolge a specialisti o a strutture sanitarie private pagando direttamente le prestazioni o utilizzando eventuali assicurazioni private, o usando quanto previsto nella contrattazione collettiva in diversi contratti di categoria, in merito alla "sanità integrativa", che in realtà è sostitutiva.

Le soluzioni privatistiche e integrative sono quelle desiderate del circuito politico-affaristico padronale che governa il Paese, nutrito dal grande dimagrimento di risorse, con il taglio di 37,5 miliardi effettuate dai governi negli ultimi 17 anni.

Ma la gravità della realtà della sanità pubblica emerge con forza dai dati riportati da una ricerca sulla realtà della Sanità Pubblica in Italia, svolta dal Centro Ricerche Sanità dell'Università Torre Vergata di Roma, che nel raffronto con gli altri paesi europei evidenzia quanto segue:

- Dal 2000 al 2021 la spesa sanitaria italiana in rapporto con il PIL è stata ogni anno del 2,8%, rispetto al 5,6% degli altri Paesi UE (il 50% in meno), e per metterci in linea con gli altri paesi dell'Europa e garantire livelli di cura accettabili servirebbero 10 miliardi l'anno per i prossimi 5 anni, mentre il governo della Meloni per il 2023 ha destinato alla sanità pubblica 1,9 miliardi, di cui 1,4 verranno utilizzati non per motivi di sanità ma per compensare l'aumento del gas e della luce, e solo 500 milioni per la sanità;

- Per riequilibrare le carenze di organici dovrebbero essere assunti 15.000 medici ogni anno per i prossimi 10 anni, e 80.000 infermieri, per riallinearci agli altri Paesi EU, con una spesa ulteriore di 30,5 miliardi;

- Gli stipendi degli infermieri in Italia sono inferiori del 40% rispetto agli altri paesi europei, e quelli dei medici di circa il 6% in meno... e per colmare questa misura sarebbero necessari ulteriori 86 miliardi di euro;

- La media europea del finanziamento della sanità pubblica è dell'83%, mentre in Italia arriva al 75%, con la conseguenza che nel nostro paese aumenta la sanità privata con una spesa media di 1.800 euro l'anno per nucleo familiare utilizzati per esami, visite specialistiche, farmaci non mutuabili;

- In Italia circa un milione di nuclei familiari si impoveriscono a causa delle spese sanitarie, e molti di loro finiscono per non curarsi;

- L'Italia spende un settimo di quanto sarebbe necessario. Quello che servirebbe per mantenere un servizio nazionale pubblico universalistico, oltre ai 10 miliardi l'anno per 5 anni al fine di recuperare i ritardi dovuti ai tagli degli anni passati (dal 2020 ad oggi), sono ulteriori 5 miliardi l'anno. Senza i fondi necessari, non sarà possibile mantenere una sanità pubblica universale, con il risultato di un continuo aggravamento in merito alla carenza di personale medico, infermieristico, specialistico, strutturale, riducendo le prestazioni con una sanità ridimensionata in modo selettivo senza più equità di accesso e qualità.

A fronte della suddetta situazione, cosa viene fatto in Italia?

Come già detto, il governo ha ridotto la spesa sanitaria a meno del 50% di quanto ha speso nella finanziaria l'ultimo governo Draghi. Il governo, con il ministro Schillaci, anziché assumere gli organici necessari sta pensando di fare una legge per fare rimanere in servizio tutti i medici occupati fino a 72 anni su base volontaria. Si appresta ad effettuare le autonomie differenziate delle regioni costruendo 21 piccoli "feudi". Staterelli i quali procederanno a disgregare e distruggere la sanità pubblica e la scuola pubblica a vantaggio delle cliniche private e dei più ricchi. Infatti l'autonomia differenziata alle regioni, definita dal governo di destra, con l'art. 3 del testo di legge, predispone per ogni regione i livelli essenziali delle prestazioni (LEP), ma i livelli non saranno tutti identici, in quanto viene subito falsato dal fatto che nello stesso testo si aggiunge che comunque ogni regione, in aggiunta al LEP, può spendere risorse proprie facendo di fatto decadere il "concetto" di solidarietà tra regioni ricche e regioni povere, con una sanità che sarà diversa e più striminzita, soprattutto al Sud.

In base a quanto sopra si deduce quindi che le regioni con un gettito fiscale più alto, come quelle del Nord, potranno spendere le loro risorse solo per le popolazioni locali, non solo senza più solidarietà verso le regioni più povere del Sud, ma anche senza l'obbligo di non contrastare l'interesse generale dello Stato, con buona pace di chi ha votato Salvini-Meloni-Berlusconi nelle ultime elezioni.

Ma quello che sta avvenendo di altrettanto grave è lo sviluppo della sanità integrativa nei rinnovi dei CCNL, Contratti Nazionali di Lavoro, con la complicità delle OO.SS. di categoria.

Ad esempio nei chimici:

il CCNL dei chimici stabilisce un fondo “sanità integrativa” chiamato Faschim. È un Fondo a contribuzione definita: i contributi, quelli a carico del lavoratore e quelli a carico del datore di lavoro, stabiliti dalla contrattazione collettiva.
Il Fondo ha lo scopo esclusivo di provvedere, nei limiti delle contribuzioni stabilite dalle fonti istitutive, al rimborso delle spese sanitarie, a favore dei lavoratori iscritti, e dei loro nuclei familiari.
Il Fondo, dunque, si avvale della rete di accordi, sviluppata con gran parte dei soggetti convenzionati che operano nella sanità privata (case di cura, laboratori di analisi, studi medici, studi dentistici, e così via) allo scopo di offrire le prestazioni sanitarie mantenendo il totale costo a proprio carico, fatto salvo il caso di esaurimento della somma annua a disposizione.
”,

e nei metalmeccanici:

A decorrere dal 1° ottobre 2017, tutti i lavoratori in forza alla medesima data sono iscritti al Fondo di assistenza sanitaria integrativa MetaSalute costituito allo scopo di erogare prestazioni integrative rispetto a quelle fornite dal Servizio Sanitario Nazionale, fatta salva la facoltà di esercitare rinuncia scritta.
Per i suddetti lavoratori è prevista a decorrere dal 1° ottobre 2017 una contribuzione pari a 156 euro annui (suddivisi in 12 quote mensili da 13 euro l'una) a totale carico dell'azienda comprensiva delle coperture per i familiari fiscalmente a carico ivi compresi i conviventi di fatto ai sensi della legge n. 76 del 20 maggio 2016 con analoghe condizioni reddituali
”.

È evidente che siamo in presenza di forme sostitutive della sanità pubblica, e il proseguire ad ogni rinnovo contrattuale con sempre maggiori prestazioni e finanziamenti della sanità integrativa non solo toglie risorse per gli aumenti di salario contrattuale ma finisce per favorire lo smembramento della sanità pubblica a favore della sanità privata.

Queste scelte sciagurate del governo di destra e delle associazioni padronali, con proposte sulla sanità integrativa accettate dalle OO.SS., vanno respinte, vanno fermate. Pena l’affossamento definitivo della sanità pubblica e la definizione di una sanità “all’americana”, con milioni di persone che resterebbero senza alcuna assistenza sanitaria.

Umberto Franchi, PCL Versilia-Lucca, PCL nucleo di Massa

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