Dalle sezioni del PCL

Sinistra Unita per Bologna, ovvero il socialismo in un solo quartiere

Rilanciamo l'appello alla massima unità d’azione tra le sinistre di classe

2 Ottobre 2022
sinistraunitabologna


Sinistra Unita a Bologna è nata per apporre, accanto all’opposizione al governo centrale (sic)… una serie di rivendicazioni sociali di declinazione locale. Così recita l’articolo a firma Michele Terra e Agostino Giordano comparso sull’edizione de il Manifesto il 9 settembre 2021.
Insomma, uno dei punti fermi, pare di capire, sia l’opposizione al governo centrale. Ora accade che, in uno dei momenti più drammatici della vicenda politica e sociale del paese, che ha portato alla schiacciante vittoria delle destre e del partito postfascista di Giorgia Meloni, Sinistra Unita (SU) non riesca a proferire parola riguardo alla propria proposta e posizionamento politico in merito.

Questa afasia è clamorosa ma non sorprendente. Come si sarebbe dovuta schierare SU in queste elezioni? La domanda è semplice. Purtroppo non lo è altrettanto la risposta.
I due maggiori azionisti di questa operazione politica, limitata al territorio bolognese, sono il Partito della Rifondazione Comunista e Partito Comunista Italiano. Quando nacque SU in vista delle elezioni comunali di Bologna, vide la concorrenza all’ultimo voto di Potere al Popolo in un gioco al massacro che impedì ad entrambe le liste di ottenere un rappresentante nel consiglio comunale di Bologna. Non male per la sinistra “radicale” (ma non rivoluzionaria) che si professa un giorno sì e l’altro pure unitaria e tesa solamente alla tutela delle istanzi sociali dei movimenti e delle masse popolari.
Possiamo dire che un certo vizio settario fu galeotto? Com’è ben risaputo, la realtà ha più fantasia dell’immaginazione, e si diverte continuamente a scherzare con i destini delle imprese umane e a rimescolarne le carte. Oggi infatti PRC e PaP, allora impegnate in singolar tenzone, si ritrovano a promuovere insieme Unione Popolare di De Magistris, mentre il PCI ha presentato una propria lista alle elezioni politiche. Si può ben capire come sia difficile per SU rispondere alla domanda di cui sopra e contribuire alla costruzione di una forza che abbia una qualche base politica.

Il lavoro svolto dalle compagne e compagni eletti da SU nei quartieri è indubbiamente utile a portare all'attenzione della cittadinanza alcune questioni di carattere locale che coinvolgono gli interessi degli strati popolari di quelle zone. A volte, occorre dirlo, queste rivendicazioni hanno un ambito estremamente limitato al territorio, e a nostro parere quasi marginali nell’ordine degli interessi della popolazione. In ogni caso si tratta di un lavoro che dimostra un impegno profuso all’insegna di un onesto civismo.
Sì, ma che fine fa la lotta di classe? Carovita, vertenze, licenziamenti, repressione, colpiscono duramente la classe lavoratrice. Anche quella che abita i quartieri così ben presidiati, peraltro, dalle suddette compagne e compagni. Tuttavia, proprio nel momento in cui lavoratrici e lavoratori sono disposti a prestare attenzione ad argomenti che riguardino da vicino le loro condizioni di vita, SU perde la parola, non sa che dire!
Ciò che fa difetto a SU non è l’abnegazione delle e dei propri militanti, ma la base politica stessa su cui si sono aggregati, la chiarezza di posizioni, i principi che li tengono uniti: il progressismo civico-riformista di De Magistris, o il riformismo nostalgico dei simboli del vecchio PCI stalinista? O cosa?

Il 9 aprile 2021 alcune compagne e compagni di diversa provenienza partitica e politica firmano un appello comune per fare “qualcosa di sinistra” per Bologna. Potremmo oggi ribadire loro la stessa richiesta, "dite qualcosa di sinistra" (!), rispetto all’avvento delle destre al governo e al magro risultato delle liste di sinistra che si sono presentare alle elezioni.
Ma non sentiamo nulla.

In attesa di qualche parola, aggiungiamo noi una domanda. Qual è la base politica di questo appello? Le parole dell’appello erano piene di buona volontà: «Non bastano le belle parole vuote dei nuovisti di turno, che comunque non muovono masse di voti (al massimo di preferenze), e un linguaggio da slang post moderno (dalla rivoluzione e transizione green alla resilienza), mentre si dimentica ogni discorso politico che abbia come perno il mondo del lavoro, gli studenti, i pensionati, l'ambiente sottratto alla speculazione, i diritti sociali e civili; quelli che una volta erano i temi centrali del popolo della sinistra, ovvero del blocco sociale che si era costruito nei decenni del secondo dopoguerra.»
In altro punto leggiamo: «…sarebbe positivo il rilancio di una politica larga di unità d’azione, come è stata la manifestazione del 18 febbraio 2021, a Roma, in occasione della fiducia al governo e che ha visto insieme PRC, PaP, PCL, PCI e tanti altri ancora».
I propositi sono condivisibili, ancora oggi. Tuttavia non ci pare che a queste intenzioni abbiano seguito fatti conseguenti. Infatti attendiamo dalle compagne e compagni di SU, e anche da quelli di PaP, una risposta alla nostra lettera aperta del 26 ottobre 2022 significativamente intitolata: Lettera aperta alle compagne e ai compagni di Sinistra Unita e Potere al Popolo. Costruiamo l'unità d'azione delle organizzazioni che fanno riferimento alla classe lavoratrice (1).
L’abbiamo spedita loro all’indomani delle elezioni comunali, che non hanno visto purtroppo nessun eletto nel consiglio di Bologna da parte di entrambe le forze politiche (che hanno finito inspiegabilmente per sottrarsi reciprocamente i voti). Questo silenzio, questa mancata risposta, allora era sconcertante, oggi è assordante.
Possiamo fare delle ipotesi sui motivi sperando di essere clamorosamente smentiti: distrazione, supponenza, gelosia di organizzazione che sconfina nel settarismo? Soprattutto SU non si proponeva, fin dal nome, di essere una forza che almeno sul territorio bolognese era capace di aggregare attivisti e simpatizzanti di diversa esperienza?
Se andiamo a guardare i firmatari dell’appello notiamo che tra di essi figurano compagni attivi oggi nel PCL, compagni che hanno scelto di militare solo in ambito sindacale e compagni che sono, per così dire, “tornati a casa”. Proprio sul terreno su cui si è costruita SU c’è stato lo smottamento!

Questo esito tuttavia non è casuale. Quell’esperienza è stata costruita da compagne e compagni che in una campagna elettorale (quella per le comunali) hanno combattuto l’altra lista della sinistra all’opposizione al PD, e nella successiva, le elezioni politiche del 25 settembre 2022, si sono divisi per allearsi una parte con i vecchi concorrenti (PRC e PaP insieme in Unione Popolare) e l’altra parte nella presentazione di una lista loro concorrente a livello nazionale, il PCI.
Questi continui sbandamenti, queste vertiginose oscillazioni che costringono al silenzio imbarazzato, sono proprio cioè quello che succede a organizzazioni che si formano senza basi politiche reali.

Da parte nostra rilanciamo come sempre la necessità della massima unità d’azione tra le forze che si richiamano al movimento operaio, nella prospettiva della costruzione del fronte unico della classe lavoratrice sulla base di una vertenza generale unificante, l’unico in grado di fronteggiare l’attacco di destre e padronato, la crisi del capitalismo, l’economia di guerra, e aprire la possibilità dell’alternativa anticapitalista. Aspettiamo fiduciosi una risposta, sulle stesse basi politiche che esprimemmo un anno fa nella nostra lettere aperta.
Arrivederci a presto, compagne e compagni.



(1) https://pcl-bologna.blogspot.com/2021/10/lettera-aperta-alle-compagne-e-ai.html

Partito Comunista dei Lavoratori - sezione di Bologna

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