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Contro tutti i partiti borghesi

Manca una voce indipendente della classe lavoratrice. La costruzione del partito della classe lavoratrice, su un programma anticapitalista, resta la questione decisiva, al di là del voto

11 Settembre 2022

Volantino del PCL sulle elezioni politiche del 25 settembre

volantinoelezioni2022


Il Partito Comunista dei Lavoratori non sostiene alcun partito o lista per le elezioni politiche del 25 settembre. Denuncia le condizioni particolarmente antidemocratiche e vessatorie, in fatto di raccolta firme in pieno agosto, che hanno precluso la nostra partecipazione (con l’eccezione della Liguria al Senato). Denuncia una scelta di calendario elettorale dettata esclusivamente dalla volontà di predisporre in tempi brevi il nuovo governo del capitale finanziario.

Siamo contro i partiti e schieramenti borghesi che si contendono il governo della stessa classe. Quella classe capitalista che insieme o in alternanza hanno tutti servito negli anni e nei decenni.

Siamo contro una destra reazionaria, oggi guidata dagli eredi in doppiopetto dell’estrema destra italiana, che vuole l’ulteriore detassazione dei ricchi a carico dei salariati e dei servizi sociali, l’inasprimento delle misure forcaiole contro gli immigrati, una nuova restrizione dei diritti democratici, il più libero saccheggio dell’ambiente, una riforma istituzionale che rafforzi il potere esecutivo in senso plebiscitario (presidenzialismo). Una destra legata ai sovranismi nazionalisti più reazionari d’Europa (Polonia, Ungheria, Russia), e che al tempo stesso cerca di ingraziarsi la benevolenza del capitale finanziario per ottenere semaforo verde. Come in passato. Come quando Giorgia Meloni votò da ministra di Berlusconi 8 miliardi di tagli alla scuola pubblica e poi la legge Fornero di Monti per pagare il debito pubblico alla banche.

Siamo contro il centro liberal-borghese, nelle sue diverse espressioni. Dal nuovo polo Renzi-Calenda che impugna la bandiera di Draghi, al Partito Democratico di Letta che candida Carlo Cottarelli a garanzia del grande capitale italiano ed europeo. Il PD è stato il principale partito dell’establishment e dell’attacco ai diritti sociali (precarietà, privatizzazioni, tagli sociali). La sua pretesa di fare da baluardo “democratico” è truffaldina. Il PD sostiene l’aumento massiccio delle spese militari in piena convergenza con la destra, le leggi elettorali maggioritarie che oggi consentono alla destra di ambire alla maggioranza assoluta del Parlamento senza avere la maggioranza assoluta dei voti, la difesa dei grandi monopoli energetici. Il PD ha arato sempre il terreno della destra, ingrassando le sue fortune.

Siamo contro il Movimento 5 Stelle, smascherato da una legislatura che l’ha visto governare con tutti i partiti padronali con un ruolo di massima responsabilità. I governi Conte hanno varato e gestito i famigerati decreti Salvini contro gli immigrati e i diritti di lotta di lavoratrici e lavoratori, l’aumento netto delle spese militari, la pura manutenzione dello sfascio della sanità pubblica negli anni drammatici della pandemia, subordinandosi per di più alle ingiunzioni padronali contro misure essenziali di sicurezza sanitaria (come in occasione della mancata zona rossa in Val Brembana). La pretesa del M5S di sopravvivere al proprio crollo, intestandosi la rappresentanza di istanze sociali, dimostra solo la sua natura truffaldina.

Non è presente purtroppo una alternativa di classe a sinistra. La sinistra cosiddetta radicale si è compromessa più volte in questi trent'anni nei governi padronali votando austerità e sacrifici. E oggi nessuno dei suoi partiti si è posto con chiarezza dalla parte della classe lavoratrice. Sinistra Italiana ha scelto la subordinazione al PD. Il PC di Rizzo ha completato il suo corso politico rossobruno facendo blocco con forze reazionarie. Unione Popolare dell’ex sindaco De Magistris ha inseguito (invano) l’alleanza col M5S sulla base di una impostazione “democratico-progressista” estranea a una matrice di classe riconoscibile. Il PCI esprime una impostazione subalterna verso la Russia di Putin e presenta come “paese socialista” l’imperialismo cinese.

In questo quadro non avanziamo, neppure criticamente, indicazioni di voto a sinistra. Non certo a Sinistra Italiana, arruolata dal PD come sua ruota di scorta. Ma nemmeno a Unione Popolare o, là dove è presente, al PCI. Vi sono alcuni settori d’avanguardia che possono cercare illusoriamente nel voto a Unione Popolare una forma di opposizione ai partiti dominanti. Non siamo indifferenti alle loro illusioni. Ma Unione Popolare è l’ennesima riedizione di una lista civica in cui la sinistra di classe si disperde e si annulla. Per di più in questo caso sotto l’egida dell’impronta di chi (De Magistris) cerca di costruire il “proprio” partito personale su una impostazione esplicitamente interclassista, e con il coinvolgimento di chi come Paolo Ferrero, da ministro del governo Prodi, votò la detassazione dei profitti e le missioni militari, e già sostenne il primo governo Prodi che fece il blocco navale contro i migranti albanesi.
La nostra scelta dunque è l’astensione. Invitiamo in ogni caso a non votare per liste di Unione Popolare ove capeggiate da De Magistris e i suoi sodali piccolo-borghesi o dall’ex ministro Ferrero.

Al di là del voto vogliamo porre ai lavoratori e alle lavoratrici, a partire dalla loro avanguardia, la questione decisiva: quella della costruzione di un partito della classe lavoratrice, autonomo da tutti i partiti borghesi, contrapposto al capitalismo e al suo Stato, che si batta in ogni lotta e su ogni terreno per un governo dei lavoratori e delle lavoratrici. Il partito che oggi manca, l’unico di cui la classe operaia ha bisogno. Avremmo voluto dar battaglia per la costruzione di questo partito anche sul terreno elettorale, presentandoci ovunque, come in passato, come Partito Comunista dei Lavoratori. Ma le norme particolarmente truffaldine che imponevano di raccogliere in pochi giorni d’agosto una montagna di firme autenticate hanno precluso questa possibilità, consentendoci la presentazione solo in Liguria, al Senato.

Il PCL porterà avanti in ogni caso la propria proposta anticapitalista. Le elezioni passano, la lotta di classe resta. Il prossimo autunno porterà con sé nuovi fronti di battaglia contro le classi dominanti e il loro governo, chiunque sarà il vincitore delle urne. L’esigenza del più ampio fronte unitario di lotta di tutte le organizzazioni della classe lavoratrice, politiche, sindacali, associative, sarà riproposta da ogni versante. Il nostro partito sarà in prima fila, come sempre, nel sostenerla.

- Per il blocco immediato delle bollette e dei prezzi alimentari
- Per la requisizione immediata e integrale dei sovraprofitti dei monopoli energetici e la loro nazionalizzazione senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori e delle lavoratrici
- Per un forte aumento salariale di 300 euro netti e la reintroduzione della scala mobile dei salari
- Per un salario minimo di 12 euro all’ora, 1500 euro netti mensili
- Per una patrimoniale straordinaria del 10% sul 10% più ricco da investire in sanità, scuola, risanamento ambientale, energie rinnovabili, rete idrica
- Per la riduzione generale dell’orario di lavoro a 30 ore a parità di paga
- Per il blocco dei licenziamenti e la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio delle aziende che licenziano
- Per la cancellazione del debito pubblico verso le banche e la loro nazionalizzazione senza indennizzo per i grandi azionisti
- Per l’abbattimento delle spese militari, contro ogni guerra imperialista


Solo un governo dei lavoratori e delle lavoratrici può realizzare compiutamente queste misure di svolta. Solo la lotta per un governo dei lavoratori e delle lavoratrici potrà strappare cammin facendo risultati parziali. Costruire controcorrente la coscienza di questa verità è la ragione del Partito Comunista dei Lavoratori.




(volantino allegato in fondo alla pagina)

Partito Comunista dei Lavoratori

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