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Un documento democratico-riformista

Pubblichiamo la dichiarazione di voto contrario al documento alternativo "Le radici del sindacato" in vista del prossimo congresso CGIL. Primi firmatari: Cimmino, Zasso, Mortara

25 Giugno 2022
le radici del sindacato


Il documento alternativo al prossimo congresso CGIL, sarà sostenuto da tre componenti (aree) interne: "Riconquistiamo tutto!", "Democrazia & lavoro", "Le giornate di marzo".

Il testo di questa dichiarazione contraria è stato proposto, tra mille difficoltà, all'assemblea di Milano del 15 giugno 2022 che riuniva i tre coordinamenti nazionali delle tre componenti che hanno dato vita al documento alternativo. Al momento questa dichiarazione è stata censurata dall'esecutivo di RT! All'assemblea, inoltre, gli interventi dei compagni firmatari sono stati ridotti d'ufficio a uno solo (Zasso), e solo successivamente Cimmino, dopo una vera e propria battaglia, ha potuto prendere la parola.

Mortara, che aveva rinunciato in cambio della possibilità di veder pubblicato sul sito di RT il suo intervento, sta ancora aspettando adesso... Perciò trovate il suo contributo nella sezione Interventi. A fondo pagina trovate anche gli emendamenti proposti in una precedente assemblea e bocciati in blocco senza vera e propria discussione.



La valutazione che facciamo come compagni e compagne di Riconquistiamo Tutto al documento “Le radici del sindacato”, elaborato dalle tre aree programmatiche in vista della battaglia al prossimo congresso della CGIL è alquanto negativa. Abbiamo tentato attraverso una battaglia emendataria di dare un carattere compiutamente classista a un documento che a parer nostro è di carattere riformista e che non si contrappone compiutamente al documento licenziato dalla maggioranza landiniana.

Noi pensiamo che al prossimo congresso della CGIL sarebbe necessario presentarsi alle lavoratrici e ai lavoratori con una proposta realmente radicale unificante e articolata che riesca a coniugare gli interessi immediati (salario, orario ecc.) con gli interessi di prospettiva della classe lavoratrice (la necessità della costruzione di una nuova società che nasca dalla distruzione di questo sistema criminale che si chiama capitalismo), e questo lo si può fare cercando di inserire proposte concrete, dalla riduzione di lavoro a parità di salario, al salario di almeno 1500 euro di stipendio, dalla richiesta di andare in pensione dopo 35 anni di sudato lavoro, alla richiesta di una vera patrimoniale, dall’esproprio delle aziende che licenziano, alla costituzione di casse di resistenza per sostenere le lotte e gli scioperi di carattere prolungato, dalla proposta di costruire le condizioni per una assemblea nazionale di delegati per unificare le lotte, all’abolizione del testo sulla rappresentanza fino all‘unificazione sul terreno del fronte comune con le battaglie del sindacalismo di base e di tante altre realtà che per brevità non inseriamo… Questa dovrebbe essere l’agenda di un’area classista che si dovrebbe porre ai lavoratori e alle lavoratrici come direzione maggioritaria del mondo degli sfruttati: la presentazione di parole d’ordine che vadano a scardinare le pratiche storiche concertative e di collaborazione di classe della politica della maggioranza della CGIL, nell’ottica di conquistare più lavoratori possibili a partire dei settori più combattivi.

I 10 punti del documento a partire dal suo titolo confermano l‘impianto riformista del documento: “classismo, radicalismo e anticapitalismo” in assenza di un programma alternativo rischiano di rimanere semplici enunciazioni più che contenuti reali.

La CGIL delle origini tanto evocata anche da molti militanti, è una storia lunga di capitolazioni di classe. Le radici conflittuali di cui si parla, l’autonomia da governi e padroni che la CGIL dovrebbe recuperare per essere più vicina alle sue origini, sono radici puramente immaginarie. Tutta la storia della CGIL è una storia tutt’altro che conflittuale. È la storia di dirigenti regolarmente subalterni nei momenti decisivi della lotta di classe, (esempi biennio rosso, capitolazione al fascismo col tentativo di pacificazione, compromesso storico ecc.). I lavoratori in varie fasi storiche hanno dimostrato la loro conflittualità, ma la CGIL in assenza di una direzione conseguente del movimento operaio che potesse dirigere i processi di lotta, ne ha sempre approfittato per tradire: per una opposizione di classe dentro la CGIL questa linea storica non dovrebbe mai essere dimenticata per la propria costruzione alternativa.

La condanna dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è debole e confusa: Il regime putiniano ha attaccato l’Ucraina con pretesti assurdi (“denazificazione”, difesa della popolazione russofona da un genocidio). Questo approccio neozarista di Putin e dei suoi consiglieri nazionalfascisti come Dugin che vuole distruggere l’ultima delle conquiste democratiche della rivoluzione del 1917, cioè il diritto di autodeterminazione va combattuta fermamente dal movimento operaio internazionale.

Per questo dovremmo pronunciarci per il ritiro delle truppe russe e per una vera trattativa di pace, che garantisca una Ucraina indipendente e si concluda con il riconoscimento e l’attuazione del diritto di autodeterminazione dei popoli.

La difesa dell’Ucraina come nazione non ha nulla a che vedere, ovviamente, col sostegno alle forze politiche dominanti in Ucraina, che si tratti del governo borghese di Zelensky, della destra reazionaria dell’ex presidente Poroshenko o dell’estrema destra neonazista.

Dovremmo proporre il collegamento con i sindacati indipendenti di sinistra, che partecipano, senza sostenere il governo Zelensky, alla resistenza contro l’aggressione russa. La strategia di espansione e di riarmo della NATO ha alimentato la tensione e può favorire un gravissimo sviluppo verso un confronto interimperialistico, se non verso una terza guerra mondiale, e di fronte ad ogni trasformazione della attuale guerra in un conflitto interimperialistico, anche limitato, la posizione da esprimere sarebbe senza tentennamenti contro la guerra e contro tutti i contendenti.

Ed è per queste ragioni che c’è il nostro giudizio negativo; riteniamo che il documento sia inadeguato per affrontare lo scontro di classe. Lo bocciamo oggi ma non ci sottraiamo al dovere di sostenerlo nelle assemblee durante il congresso, facendo del nostro meglio per ottenere il miglior risultato possibile. Perché se da un lato per noi la CGIL è irriformabile, le ragioni della costruzione di un'area di opposizione che sia classista, anticapitalista e rivoluzionaria permangono tutte e sono le ragioni della nostra battaglia di questi ultimi anni dentro l’opposizione RT.

Battaglia che continueremo nella nuova minoranza, quali che siano le forme che assumerà, per trasformarla in una vera opposizione classista e anticapitalistica, lontana da ogni approccio e progetto riformista, fosse pure di sinistra.

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