Teoria

Le donne combattenti nei giorni della Grande Rivoluzione d'ottobre

31 Marzo 2022
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Le donne che presero parte alla Grande Rivoluzione d'ottobre - chi erano? Individui isolati? No, erano un’armata; decine, centinaia di migliaia di eroine senza nome che, marciando fianco a fianco con gli operai e i contadini dietro la Bandiera Rossa e lo slogan dei Soviet, passarono sulle rovine della teocrazia zarista verso un nuovo futuro...

Se si guarda al passato, le si può vedere, queste masse di eroine senza nome che l'ottobre convogliò mentre si trovavano a vivere nelle città affamate, nei villaggi impoveriti e depredati dalla guerra... Un foulard in testa (molto raramente, ancora, un fazzoletto rosso), una gonna consunta, una giacca invernale rattoppata... Giovani e vecchie, operaie e mogli di soldati, contadine e casalinghe tra i poveri della città. Più raramente, molto più raramente a quei tempi, impiegate e professioniste, donne colte e istruite. Ma c'erano anche donne dell'intellighenzia tra coloro che portarono la Bandiera Rossa alla vittoria d'ottobre: insegnanti, impiegate, giovani studentesse delle scuole superiori e delle università, donne medico. Marciarono gioiosamente, disinteressatamente, con determinazione. Andavano ovunque le mandassero. Al fronte? Indossavano un berretto da soldato e diventavano combattenti dell'Armata Rossa. Se indossavano le fasce rosse al braccio, allora correvano alle stazioni di pronto soccorso per aiutare il fronte rosso come avvenne contro Kerenskij a Gatchina. Lavoravano nelle comunicazioni dell'esercito e lo facevano allegramente, mosse dalla convinzione che qualcosa di epocale stava accadendo, e che siamo tutti piccoli ingranaggi dell'unica classe della rivoluzione.

Nei villaggi, le contadine (i loro mariti erano stati mandati al fronte) prendevano la terra ai proprietari terrieri e cacciavano l'aristocrazia dai nidi in cui si erano appollaiati per secoli.

Quando si ricordano gli eventi di Ottobre, va sottolineato che non si videro individualità, ma masse. Masse senza numero come onde di esseri umani. Ma ovunque si guardava si vedevano donne alle riunioni, ai raduni, alle manifestazioni.

Non sapevano ancora bene cosa volevano esattamente, per cosa lottavano, ma sapevano una cosa: non avrebbero sopportato più la guerra. Né avevano intenzione di sopportare i proprietari terrieri e i ricchi... Nell'anno 1917, il grande oceano dell'umanità si agitava e ondeggiava e gran parte di questo oceano era composto da donne...

Un giorno lo storico scriverà delle gesta di queste eroine senza nome della rivoluzione che morirono al fronte, furono fucilate dai bianchi [le armate bianche, ndr] e sopportarono le innumerevoli privazioni dei primi anni dopo la rivoluzione, ma che continuarono a portare in alto la bandiera rossa del potere sovietico e del comunismo.

È a queste eroine senza nome, che morirono per conquistare una nuova vita per il popolo lavoratore durante la Grande Rivoluzione d'ottobre, che la giovane repubblica si inchina ora in segno di riconoscimento mentre i suoi giovani, contenti ed entusiasti, si accingono a costruire le basi del socialismo.

Tuttavia, da questo mare di teste di donne con sciarpe e berretti emergono inevitabilmente le figure di coloro alle quali lo storico dedicherà particolare attenzione quando, tra molti anni, scriverà della Grande Rivoluzione d'ottobre e del suo leader: Lenin.

La prima figura che emerge è quella della fedele compagna di Lenin: Nadežda Konstantinovna Krupskaja, con il suo semplice vestito grigio e che si sforzava sempre di rimanere sullo sfondo. Scivolava inosservata in una riunione e si metteva dietro una colonna, ma guardava e sentiva tutto, osservando tutto ciò che accadeva in modo da poter poi dare un resoconto completo a Vladimir Il'ic, che avrebbe aggiunto i suoi commenti appropriati e illuminato con un'idea sensata, adatta e utile.

In quei giorni Nadežda Konstantinovna non parlò alle numerose e burrascose riunioni in cui il popolo discuteva sulla grande questione: i sovietici avrebbero conquistato il potere o no? Ma lavorò instancabilmente come braccio destro di Vladimir Il'ic, facendo di tanto in tanto un breve ma significativo commento alle riunioni del partito. Nei momenti di maggiore difficoltà e pericolo, quando molti compagni più forti si persero d'animo e cedettero al dubbio, Nadežda Konstantinovna a rimase sempre la stessa, totalmente convinta della giustezza della causa e della sua sicura vittoria. Irradiava dall’alto tanto la sua fede incrollabile e questa fermezza di spirito, nascosta dietro a una rara modestia, aveva sempre un effetto rassicurante su tutti coloro che entravano in contatto con la compagna del grande leader della Rivoluzione d'ottobre.

Un'altra figura emerge: quella di un'altra fedele compagna di Vladimir Il'ic, compagna d'armi nei difficili anni del lavoro clandestino, segretaria del Comitato Centrale del Partito: Yelena Dmitriyevna Stasova. Una fronte alta e chiara con una rara precisione e un'eccezionale capacità lavorativa si accompagnavano a una innata dote nell’"individuare" sempre la persona giusta per un determinato compito. La sua figura alta e statuaria poteva essere vista prima al Soviet al palazzo Tavrichesky, poi alla casa della Kshesinskaya e infine allo Smolny. Nelle sue mani teneva un taccuino, mentre intorno a lei premevano i compagni del fronte, gli operai, le guardie rosse, le lavoratrici, i membri del partito e dei soviet, cercando una risposta o un ordine rapido e chiaro.

La Stasova aveva la responsabilità di molte questioni importanti, ma se un compagno si trovava in difficoltà in quei giorni tempestosi, lei rispondeva sempre, a volte fornendo una risposta breve e che poteva apparire sbrigativa, ma facendo lei stessa tutto quello che poteva per aiutarlo. Era sommersa dal lavoro e sempre al suo posto. Sempre al suo posto, ma senza mai spingersi in prima fila, alla ribalta. Non le piaceva essere al centro dell'attenzione. La sua preoccupazione non era per sé stessa, ma per la causa.

Per la nobile e grande causa del comunismo, per la quale Yelena Stasova ha sofferto l'esilio e l'imprigionamento nelle carceri zariste, lasciandola con la salute a pezzi... In nome della causa era come la selce, dura come l'acciaio. Ma alle sofferenze dei suoi compagni mostrava una sensibilità e una reattività che si trovano solo in una donna dal cuore caldo e nobile.

Klavdiya Nikolayeva era una lavoratrice di origini molto umili. Si era unita ai bolscevichi già nel 1908, negli anni della reazione e aveva sopportato l'esilio e il carcere... Nel 1917 tornò a Leningrado e divenne il cuore della prima rivista per donne lavoratrici: Kommunistka. Era ancora giovane, piena di agitazione e di impazienza. Essa teneva fermamente alla bandiera e dichiarava coraggiosamente che le operaie, le mogli dei soldati e le contadine dovevano essere attirate nel partito. “Al lavoro, donne! Alla difesa dei Soviet e del comunismo!” era una delle sue frasi più ricorrenti.

Parlava alle riunioni, ancora nervosa e insicura di sé stessa, ma riusciva ad attirare gli altri e a farsi seguire. Era una di quelle che portava sulle spalle tutte le difficoltà per preparare la strada all'ampio coinvolgimento di massa delle donne nella rivoluzione, una di quelle che combatteva su due fronti - per i Soviet e il comunismo, e allo stesso tempo per l'emancipazione delle donne. I nomi di Klavdiya Nikolayeva e Konkordiya Samoilova, che morì da rivoluzionaria nel 1921 (di colera), sono indissolubilmente legati ai primi e più difficili passi del movimento delle donne lavoratrici, soprattutto a Leningrado. Konkordiya Samoilova era una lavoratrice nel partito di impareggiabile altruismo, un'oratrice fine e convincente che sapeva come conquistare il cuore delle lavoratrici. Coloro che hanno lavorato al suo fianco ricorderanno a lungo Konkordiya Samoilova. Essa era schietta nei modi, semplice nel vestire, esigente nell'esecuzione delle decisioni, severa sia con se stessa che con gli altri.

Inoltre, colpisce in modo particolare la figura gentile e affascinante di Inessa Armand, che fu incaricata di un lavoro di partito molto importante in preparazione della Rivoluzione d'ottobre e che in seguito contribuì con molte idee creative ai compiti svolti dalle donne. Con tutta la sua femminilità e gentilezza di modi, Inessa Armand era incrollabile nelle sue convinzioni e capace di difendere ciò che credeva giusto, anche di fronte a avversari temibili. Dopo la rivoluzione, Inessa Armand si dedicò all'organizzazione dell'ampio movimento delle donne lavoratrici, tra cui è necessario menzionare la creazione della conferenza delle delegate.

Un lavoro enorme è stato compiuto da Varvara Nikolaevna Yakovleva durante i giorni difficili e decisivi della Rivoluzione d'ottobre a Mosca. Sul campo di battaglia delle barricate ha mostrato una fermezza degna di un capo di partito... Molti compagni dissero allora che la sua risoluzione e il suo incrollabile coraggio diedero forza ai vacillanti e ispirarono coloro che si erano persi d'animo. “Avanti!”, alla vittoria.

Quando si ricordano le donne che presero parte alla Grande Rivoluzione d'ottobre, sempre più nomi e volti emergono come per magia dalla memoria. Potremmo non onorare oggi la memoria di Vera Slutskaya, che lavorò disinteressatamente nella preparazione della rivoluzione e che fu uccisa dai cosacchi sul primo fronte rosso vicino a Pietrogrado.

Potremmo dimenticare Yevgenia Bosh, con il suo temperamento focoso, sempre desiderosa di battaglia? Anche lei morì da rivoluzionaria.

Potremmo omettere di menzionare qui due nomi strettamente legati alla vita e all'attività di Lenin: le sue due sorelle e compagne d'armi Anna Ilyinichna Yelizarova e Maria Ilyinichna Ulyanova?

...E la compagna Varya, delle officine ferroviarie di Mosca, sempre vivace, sempre di corsa? E Fyodorova, l'operaia tessile di Leningrado, con il suo viso piacevole e sorridente e la sua audacia quando si trattava di combettere sulle barricate?

È impossibile elencarle tutte, quante rimangono senza nome? Le eroine della Rivoluzione d'ottobre erano un intero esercito e anche se i loro nomi possono essere dimenticati, il loro altruismo vive nella vittoria stessa di quella rivoluzione e in tutte le conquiste e i risultati di cui godono ora le donne lavoratrici nell'Unione Sovietica.

È un fatto chiaro e indiscutibile che, senza la partecipazione delle donne, la Rivoluzione d'ottobre non avrebbe potuto portare la Bandiera Rossa alla vittoria. Gloria alle lavoratrici che hanno marciato sotto la Bandiera Rossa durante la Rivoluzione d'ottobre. Gloria alla Rivoluzione d'ottobre che ha liberato le donne!


da: Zhenskyzhurnal (Il giornale delle donne), n. 11, novembre 1927, pp. 2-3.



(traduzione di P.A.L.)

Alexandra Kollontaj

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