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Alexandra Kollontaj, 1872-2022

31 Marzo 2022

Centocinquanta anni fa nasceva la grande femminista e dirigente bolscevica

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Questo mese segna il centocinquantesimo anniversario della nascita (31 marzo) e il settantesimo della morte (9 marzo) di Alexandra Michajlovna Kollontaj, una delle principali figure del movimento operaio russo e internazionale, femminista, marxista, organizzatrice, guida del movimento delle lavoratrici, dirigente del Partito Operaio Socialdemocratico Russo prima e del Partito bolscevico poi.
Vogliamo ricordarla con un breve profilo storico-biografico e con due dei suoi testi meno conosciuti ma non per questo meno importanti. Il primo, inedito in italiano, è un ritratto delle dirigenti rivoluzionarie dell'Ottobre 1917, scritto nel 1927 in occasione del decimo anniversario della rivoluzione. Il secondo è una nuova traduzione di un abbozzo di storia del movimento delle lavoratrici in Russia, scritto all'indomani della rivoluzione, durante la guerra civile.




Alexandra Kollontaj è certamente una delle figure di maggior spicco e importanza della Rivoluzione d’Ottobre. Nacque nel 1872 a San Pietroburgo, figlia del generale zarista Michail Alekseevich Domontovich (1830-1902) e della finlandese Aleksandra Aleksandrovna Masalina Mravinskaja (1848-1899), figlia di un contadino che riuscì ad avere fortuna nel commercio di legname e ad arricchirsi.

Alexandra godette così di un’istruzione di alto livello presso l’istitutrice privata Marija Strachova, legata a sua volta a circoli rivoluzionari, e durante il periodo universitario seguì le lezioni di Viktor Petrovich Ostrogorskij, grande conoscitore e maestro di storia e letteratura russa.

Fin da giovane mostrò una notevole attenzione verso le classi subalterne e uno spiccato spirito di emancipazione, dimostrato pienamente nella decisione di convolare a nozze, ancora molto giovane, contro la volontà dei genitori e opponendosi a matrimoni di convenienza, con l’ingegnere Vladimir Ludvigovich Kollontaj, da cui poi si separerà solo 3 anni più tardi.
A breve, cominciò ad avvicinarsi alle idee rivoluzionarie, dapprima con la conoscenza di Elena Stassova, a cui rimarrà legata per molti anni e successivamente grazie agli scritti di Rosa Luxemburg abbraccerà il marxismo ortodosso e le idee del partito socialdemocratico russo. Di fondamentale importanza, sarà per lei in questo periodo un viaggio di studio in Inghilterra e la presa di conoscenza delle condizioni dei lavoratori inglesi.

Dopo aver assistito al massacro di San Pietroburgo del 22 gennaio 1905, si avvicinò ai menscevichi e collaborò con questi fino al 1915, per condividere definitivamente le posizioni dei bolscevichi.

Come si evince chiaramente dai suoi scritti, la sua posizione è quella di una commistione tra marxismo e lotta per l’emancipazione femminile, ma mai solo femminismo (lei stessa si definiva antifemminista). Infatti, il femminismo era considerato quello delle Suffragette, delle borghesi, di coloro le quali si battevano per un programma estremamente limitato che non proponeva alcuna rivoluzione. Il pensiero di Alexandra Kollontaj è tutt’altro, è un pensiero che comunica in maniera chiara e forte che non vi può essere alcun reale miglioramento nelle condizioni di vita delle donne se non avviene in contemporanea un drastico cambiamento dell’ordine sociale ed economico.

Come dimostrano le fonti, Alexandra, ancor prima di legarsi ai bolscevichi, fu una grande rappresentante della lotta per i diritti delle donne, tanto che nel 1906 partecipò alla Conferenza femminile della SPD e l’anno successivo con Clara Zetkin sostenne il diritto di voto alle donne durante la Conferenza femminile dell’Internazionale socialista. Invece, nel 1909 pubblicò Gli elementi sociali della questione femminile (1), in cui già trattò la questione dell’emancipazione femminile. In Germania militò nell’SPD e in contemporanea scrisse nella “Pravda” di Trockij, lavorando instancabilmente presso il giornale “Voce delle operaie”. Fu proprio qui che nacquero molte delle idee che caratterizzeranno il pensiero di Alexandra Kollontaj e che saranno realizzate dopo la Rivoluzione del 1917.

Tuttavia, in questa vita così ricca, movimentata e sempre trascorsa in prima linea, il periodo che certamente rappresentò quello di massima espressione delle idee di Alexandra Kollontaj fu quello della Rivoluzione d’Ottobre. Dopo essere stata tra i bolscevichi arrestati per ordine di Kerenskij, fu eletta al Comitato centrale del partito e nominata a far parte dell’Assemblea Costituente, esprimendosi a favore della caduta del Governo provvisorio e per la presa del potere da parte bolscevica.
Fu la prima donna al mondo ad essere membro di un governo, in particolare col titolo di “commissario del popolo” con compiti legati all’assistenza sociale. Fu anche grazie a lei che furono decretati l’istituzione degli asili nido, l’assistenza per la maternità e la distribuzione delle terre di proprietà ecclesiastica ai contadini.

All’indomani della Rivoluzione, le sue idee non furono accettate da tutti i compagni di partito. Soprattutto, la sua idea di libero amore, così libertaria e incredibilmente in anticipo rispetto ai tempi, che vedeva di cattivo occhio il matrimonio tradizionale, che altro non era se non l’espressione reale dell’ineguaglianza tra uomo e donna, trovò moltissimi oppositori. Però, non è possibile ai nostri occhi non notare come un pensiero che vede la liberalizzazione sessuale come fondamento necessario e irrinunciabile per la creazione di una società socialista, sia una sfida contemporanea! Una sfida che oltre cento anni dopo tiene ancora banco tra le avanguardie e che spaventa il potere costituito. Le sue considerazioni su questi concetti si possono trovare nel discorso alla gioventù e in Largo all’Eros alato (1923).

Uno dei capolavori di Alexandra Kollontaj arriva nel 1918, anno burrascoso, in cui viene creato lo Ženotdel. Durante il Primo Congresso delle donne lavoratrici russe nacque appunto questo organismo volto a favorire la partecipazione alla vita pubblica da parte delle donne e che si impegnava in numerose iniziative, prima tra tutte quella della lotta contro l’analfabetismo. Inoltre, fu di nuovo protagonista in occasione dell’approvazione del diritto al voto per le donne, della possibilità da parte di queste di essere elette e del diritto a un’istruzione e a un salario uguale a quello degli uomini.

Si diceva che il 1918 fu un anno complesso. Infatti, è questo l’anno in cui Alexandra comincia, da un punto di vista politico, a criticare diverse scelte del partito. Gli argomenti più importanti riguardavano la sua contrarietà alle condizioni della pace di Brest-Litovsk e successivamente la decisione di adottare la NEP in seguito agli scarsi risultati ottenuti dal comunismo di guerra.
Questi ultimi argomenti, combinati alla sua visione di libero amore, fecero sì che venisse allontanata dai confini russi per mano di Stalin (suo grande oppositore), assumendo il ruolo di diplomatica in diversi paesi. Anche qui ottenne numerosi e onorevoli risultati: fu insignita in Norvegia dell’Onorificenza dell’Ordine di Sant’Olaf dopo che fu ministra plenipotenziaria (1924-1926 e 1927-1930); in Messico ricevette l’Ordine dell’Aquila Azteca (1926-1927) e in Svezia passò dal ruolo di ministra plenipotenziaria a quello di ambasciatrice (1930-1945). Infine, va ricordato, fu delegata delle Società delle Nazioni, una delle pochissime donne a poter vantare questo risultato.

Quello che fu successivamente, durante gli anni della dittatura staliniana, è certamente materia incerta, che deve essere ancora dibattuta e studiata a dovere.
Ciò che si può dire con certezza è che prima di essere allontanata, quasi esiliata, nel 1921 Alexandra Kollontaj faceva parte dell’Opposizione operaia e che la sua posizione nel 1922 fosse equidistante tra Trotskij e Stalin. Soltanto quando ritornò dal Messico nel 1927, prese posizione definitivamente in favore di quest’ultimo, pubblicando l’articolo L'opposizione e la base del partito (2).

Il pensiero della Kollontaj in quest’epoca buia prese forme molto differenti rispetto a quell’idea di libertà che fu in principio. Alcuni amici e compagni a lei vicini, tra cui Marcel Body affermarono che in realtà non fu mai vicina a Stalin, né tantomeno approvasse la condizione in cui le masse caddero in seguito alle politiche discriminatorie e dittatoriali intraprese dal suo regime. Dopo aver pubblicato novelle e romanzi, si ritirò a vita privata nel 1945. Morì a Mosca il 9 marzo 1952.

Ciò che è certo, è che in un momento storico in cui ci si trova di fronte ancora a discriminazioni tra uomo e donna e in cui il genere femminile non gode di diritti uguali a quello maschile, le idee di Alexandra Kollontaj ritornano prepotentemente. Figura di grande spessore e interesse per chiunque voglia affrontare e capire meglio questo periodo storico tanto complesso, ai comunisti rivoluzionari va un monito speciale: la lotta per la libertà di ogni orientamento sessuale, vada sempre di pari passo alla nascita di una società socialista. L’unica che può portare eguaglianza sociale, economica e sessuale.



(1) Aleksandra Kollontaj, Vivere la rivoluzione, testi scelti a cura di Alix Holt, Milano, Garzanti 1979, pp. 55- 71.

(2) Aleksandra Kollontaj, Vivere la rivoluzione, cit., pp. 246-249.

Partito Comunista dei Lavoratori

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